La Thatcher e i crostini di Natale
Una riflessione di fine anno sul conservatorismo.
Non so da dove cominciare questa storia. Una storia malinconica, che racconta della perdita di una tradizione familiare, non così decisiva per coloro che credono che l’identità sia un fatto di nazione, lingua e sangue, ma invece importante per chi al contrario è convinto che conti di più ciò che si è abituati a mangiare insieme piuttosto delle lingue che si parlano intorno al tavolo da pranzo.
Il fatto è che quest’anno per la prima volta da numerosi decenni, a Natale a casa mia sono mancati i crostini di milza e fegatini, alla toscana. Nessuno dei miei parenti è nato così a sud, ma i miei genitori hanno vissuto a Firenze i primi anni di matrimonio, nel dopoguerra, e lì la mamma ha imparato a fare i famosi crostini. Si servono caldi, come antipasto. E da noi si sono mangiati da sempre la sera della vigilia. Qualche rara volta la cosa si ripeteva a capodanno, ma veramente di rado. In generale si trattava di una tantum, una volta all’anno e basta.
E che cosa c’entra la Thatcher? - chiedono le lettrici e i lettori avveduti e non disposti a farsi abbindolare da chiacchiere sul cibo, specialmente in un periodo in cui noi abitanti dell’occidente prosperoso abbiamo in genere mangiato troppo. Però la lunga fine dei crostini di milza, scomparsi per paura e per la sparizione dal mercato della materia prima, è incominciata in Gran Bretagna, all’inizio degli anni Ottanta.
Fu la signora di ferro, arrivata al potere decisa a fare la svolta liberista, a promettere incentivi a coloro che avessero prodotto di più e a prezzi più bassi. Li aiutò, modificando le normative restrittive e legate al principio di precauzione invece che a quello del massimo profitto.
E così gli allevatori cominciarono a nutrire i bovini con farine di animali, di solito le pecore del sud dell’Inghilterra, che acceleravano la crescita delle povere mucche, e che venivano incenerite a bassa temperatura, per risparmiare energia. I prioni, allora sconosciuti, lavorarono in silenzio, e fecero impazzire le povere bestie. Quando la faccenda fu abbastanza chiara, intervenne l’Unione Europea, che fece un compromesso, tra gli interessi economici degli allevatori inglesi e quelli della salute dei cittadini che la carne infetta se la mangiavano.
Non voglio insistere sui particolari: il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ora si è deciso di vendere le carcasse degli animali, privandole delle parti interne, che potrebbero rivelarsi letali. In realtà non è ancora dimostrato che anche le altre parti non lo siano allo stesso modo, ma possiamo stare sicuri che ce lo diranno fra qualche tempo.
Nel frattempo dalle mense sudtirolesi sono spariti i crostini di milza da mettere nel brodo, e la testina di vitello con le cipolle, e i canederli di fegato. Da quella del nostro tavolo natalizio di famiglia, i crostini alla maremmana. In questi anni, la maggior parte di noi è diventata vegetariana, ma ai crostini di milza non rinunciava nessuno.
Dall’infausto destino di un umile cibo di festa viene oggi un monito a riflettere su una politica che si definisce "conservatrice", ma che in realtà cancella le nostre tradizioni più private e ci lascia, anche se in alcuni casi più forniti di denaro, comunque più poveri. In questo caso, almeno di sapori.