Rovereto: l’indovinello del centro storico
Negozi e traffico, o restauri e promozione?
Il centro storico di Rovereto sembra diventato l’indovinello irrisolto dei commercianti e di tutti quei cittadini che auspicano una rinascita del vecchio cuore della città, il cui battito è ancora flebile e polveroso. I bottegai additano come colpevole la mancanza di automobili, di traffico, ignorando in tal modo la situazione della maggior parte dei centri storici italiani, isole felici per il turista come per il cittadino.
Ma la scarsa fantasia dei commercianti non è certamente l’unico né il principale problema del centro storico di Rovereto. Che va individuato nel centro storico stesso, o meglio nel riflesso che esso ha sull’animo dei suoi abitanti, nel modo in cui da essi viene percepito.
Tentando di sciogliere l’indovinello, diremo che manca, nei roveretani come nei turisti, nei commercianti e - cosa più grave - nell’amministrazione comunale, una cultura del centro storico.
Senz’altro non è il transito in auto, il passo veloce, l’occhio avido di vetrine; è, al contrario, anzitutto naturalezza e curiosità. Una curiosità che non è pedanteria, ma risveglio dei sensi: quando ad esempio l’occhio s’imbatte in particolari - artigianali, architettonici o quant’altro - e da essi è attratto istintivamente, se anche la mente non è in grado di contestualizzare, di storicizzare ciò che l’occhio amorevolmente tocca.
Cosa offrire dunque al turista e al cittadino che non trovano un motivo per fare quei due passi in più, e per giunta, magari, in salita?
Ciò che manca è un po’ di pittoresco; che non significa inventare ambientazioni fantasiose ispirate a un passato lontano, scenari plasticati in stile Gardaland, riproposizione di tradizioni e attività dalle dubbie origini, ma al contrario creare visioni interiori partendo dal dato esterno, filtrato con l’occhio della cultura, restaurato nella sua valenza materiale e storica, rispristinato - ove possibile - nell’uso.
I segni dei secoli passati, della devozione religiosa e della vita economica sono sparsi qua e là, sbiaditi dal tempo e dalla dimenticanza collettiva; riscoprirli, rispolverarli dall’oblio e dal degrado è il passo vincente per recuperare il centro storico, per rivitalizzarlo senza ricorrere ad orrori attira-gente come i McDonald’s (presenti in molti centri storici italiani col loro baraccone colorato di idiozie e nauseante odore di fritto) o altre ideuzze del genere.
Trovata una via, cerchiamo un mezzo. Un’idea potrebbe essere quella di creare degli itinerari nel centro storico, con tanto di dépliants informativi, visite guidate stagionali, ecc.
Uno di questi itinerari potrebbe riguardare ad esempio i numerosi affreschi presenti in quella parte della città, con datazioni che si allargano a 4-5 secoli. In merito a queste pitture presenti sulle strade di Rovereto - quasi sempre ex voto - abbiamo trovato due opuscoli compilati da don Antonio Rossaro risalenti rispettivamente al 1930 e al 1937. Queste pagine, che esaminano in modo semplice ma attento le pitture murali di carattere religioso, seguono un prezioso ordine topografico, strada per strada, quasi a volersi porre come piccola guida da consultare sul posto. Da qui l’Amministrazione comunale potrebbe partire, creando una piccola guida che segua un percorso, prendendo a modello l’opera del Rossaro, ma aggiornandola ed adattandola all’occhio e al linguaggio odierni. Dei restauri - non di ripristino ma di conservazione - sarebbero naturalmente il logico accompagnamento a iniziative di questo genere, perché non si può propagandare la bellezza di un luogo abbandonato all’incuria, con decorazioni murali che lentamente si staccano e cadono.
Già da tempo - questo va riconosciuto - il centro storico di Rovereto appare qua e là restaurato, e luoghi ed edifici che fino a poco fa sembravano abbandonati hanno riacquistato l’antico splendore: basta fare quattro passi in centro per accorgersene. Molto, però, è ancora da fare, soprattutto a livello divulgativo, promozionale.
Oltre alle pitture murali, altre mini-guide potrebbero toccare altri aspetti del centro storico, temi del resto già sfiorati da numerose iniziative (mostre, manifestazioni estive tipo "Rovereto venexiana"...), che però hanno lasciato nel cittadino e nel turista solo labili tracce.
Certo, a furia di campagne giornalistico-terroristiche in cui l’antica figura del monello viene sostituita da quella del baby gangster, in cui Rovereto sembra un Bronx popolato da infidi extracomunitari e da ladruncoli della domenica, e dove quindi si riesce anche a giustificare l’installazione di costosissime, indiscrete telecamere che sorvegliano le strade, vien da pensare che non valga la pena di sforzarsi più di tanto per ridar vita al centro storico. Comunque, per quei pochi che hanno la temerarietà di abbandonare la retta via delle vetrine e per quei turisti ignari del pericolo che corrono girando per il vecchio centro, uno sforzo in più sarebbe auspicabile. E chissà che un giorno anche le visioni distorte di quei poveri cittadini plagiati dai media non vengano restaurate.