La Provincia delle banane
Viabilità: ciò che in Trentino afferma (timidamente) la sinistra, nel resto d’Europa è patrimonio di tutti. Destra compresa.
"Noi vogliamo mangiare gli ananas e altrove vogliono mangiare le nostre mele. E’ giusto che sia così, perché il benessere è anche questo. Il traffico delle merci, pertanto, è inevitabile. Noi non diciamo, quindi, che attraverso le Alpi le merci non devono passare. Noi diciamo soltanto che le merci devono passare sulle ferrovie anziché sulle strade. Perché abbiamo anche il dovere di tutelare il nostro ambiente e la salute dei nostri cittadini".
Con questo ragionamento molto sempliciotto, ma anche molto convincente, lo scorso 24 giugno a Bolzano Luis Durnwalder, in un italiano zoppicante, ha aperto il suo intervento al convegno internazionale sui trasporti promosso dai DS. Con termini solo un po’ più forbiti (ma aveva il vantaggio di parlare nella sua lingua madre), il medesimo concetto è stato espresso anche dal Ministro dei trasporti dell’esecutivo bavarese, regione governata dalla CSU, versione locale (e ancor più schierata a destra) della CDU di Kohl.
"Per dirottare le merci dalla gomma alla rotaia è necessario non costruire più ulteriori strade ed autostrade ed elevare i pedaggi autostradali fino a rendere più competitivo l’utilizzo dei treni".
In Trentino una simile affermazione sarebbe considerata eretica, e chi la sostenesse sarebbe accusato di ostacolare lo sviluppo economico. Ma a Monaco di Baviera, durante l’incontro dello scorso 30 giugno dell’ASA (l’Associazione dei Socialisti delle Alpi, organizzazione che raggruppa i partiti dell’Internazionale Socialista dei paesi che si affacciano sull’arco alpino), questa linea politica appariva condivisa da tutti. All’incontro erano presenti i padroni di casa della SPD tedesca ed i rappresentanti dell’Austria, della Svizzera, della Slovenia, della Croazia ed, ovviamente, dell’Italia. C’erano anche gli Arbeitnehmer della Volkspartei (Frasnelli), accademici di numerosi enti ed istituti di ricerca ed i rappresentanti di molte associazioni ambientaliste dei vari paesi (tra i quali anche il nostro redattore Luigi Casanova, il cui noto rigore ecologista impallidiva di fronte alle argomentazioni dei parlamentari della SPD).
Cosa significano questi due episodi? Che basterebbe mettere il naso fuori dai confini provinciali per rendersi conto di quanto arretrato sia l’attuale dibattito sullo sviluppo economico in Trentino. Se qui, per essersi opposta alla Valdastico e agli impianti in Val Jumela, la sinistra è finita addirittura sotto pubblico processo con l’accusa di ostacolare la modernizzazione (sic!), appena oltre il confine di Salorno è tutta un’altra musica.
Ma al convegno di Bolzano - al quale hanno partecipato esponenti dei governi di Vienna e di Berlino, rappresentanti dell’Unione Europea, il ministro Bersani, l’amministratore delegato delle FS Cimoli, i vertici delle ferrovie austriache e tedesche e tanti altri big - Lorenzo Dellai, pure invitato in qualità di relatore, a differenza di Durnwalder non si è neppure degnato di partecipare. E la stampa locale, che ogni giorno ci ammonisce con lezioni di modernizzazione, ha snobbato l’incontro di Monaco, non mandando neppure l’ultimo dei redattori.
Si dirà che "spostare le merci dalla gomma alla rotaia" è ormai una frase fatta, inserita in tutti i programmi elettorali di tutti i partiti europei. E che quanto affermato da Durnwalder a Bolzano potrebbe benissimo averlo detto lo stesso Dellai. Verissimo: in Italia, nonostante gli impegni solennemente assunti in ogni campagna elettorale, negli ultimi vent’anni (compresi quelli recenti, col centrosinistra al governo), non si è posato un solo metro di binario in più e si sono invece costruiti migliaia di chilometri di nuove strade.
Ma Durnwalder non si è fermato alle dichiarazioni di principio: "Investire sulle autostrade - ha detto al convegno dei DS - significa incentivare il trasporto su gomma: ecco perché sono contrario a progetti come l’Alemagna, la Milano-Ulm e la terza corsia dell’Autobrennero. Sulla Valdastico devono decidere i trentini, ma se fossi in loro io sarei contrario anche a quella". Accidenti: quattro "nein"!
Il Presidente della Giunta provinciale di Bolzano si è insomma iscritto con orgoglio al partito del no, senza nemmeno i sensi di colpa che spesso attraversano la sinistra trentina.
Eal di là dei confini nazionali che congruenza c’è tra parole e fatti?
Sono arcinoti i dati sul rapporto tra gomma e rotaia negli altri paesi europei. L’Italia è il fanalino di coda, e su questo argomento gode all’estero dello stesso prestigio che ha la Turchia per noi italiani. Austriaci, svizzeri e bavaresi non nascondono la loro irritazione per i danni che la politica dei trasporti italiana provoca sui loro territori. Basti pensare che i governi di Innsbruck e Monaco hanno simpatizzato coi manifestanti che a metà giugno hanno bloccato l’autostrada del Brennero, mentre il ministro Bersani, con malcelata insofferenza, al convegno dei DS ha dichiarato che il blocco del Brennero è stata una manifestazione "condivisibile negli obiettivi, ma sbagliata nel metodo".
In tutta risposta, nonostante la vicinanza politica con Bersani, durante l’incontro dell’ASA la tedesca SPD e l’austriaca SPO, sdegnati per le dichiarazioni del ministro italiano, hanno espresso l’intenzione di aderire formalmente al prossimo blocco autostradale sull’asse del Brennero.
In realtà, i rapporti tesi sulla politica dei trasporti, tra la sinistra italiana e quella dei paesi di lingua tedesca, vanno ben oltre l’incidente diplomatico causato da Bersani. L’ASA è il luogo nel quale nacque l’idea di stipulare, tra gli Stati dell’arco alpino, un patto per la tutela di questo territorio. Un’idea che si è poi concretizzata nella Convenzione delle Alpi, cui hanno aderito la Germania, l’Austria, la Svizzera, l’Italia, il Liechtenstein e la Slovenia. Ebbene, a tutt’oggi l’Italia è l’unico paese che non ha ancora ratificato la Convenzione, poiché l’odierno governo italiano, al pari dei precedenti, ritiene che le disposizioni in merito ai trasporti siano troppo vincolanti.
Ma se Bersani si trova costretto a fare i conti con le inefficienze delle ferrovie italiane, sulle quali si sta lavorando alacremente per renderle competitive e moderne anche attraverso le privatizzazioni e nel frattempo, per fortuna, "né la Valdastico né l’Alemagna sono nei programmi del Governo", ben più grave è il comportamento del Trentino. Se il Consiglio provinciale di Bolzano ha approvato la Convenzione delle Alpi, quello di Trento tergiversa. Ed in questo quadro, all’incontro dell’ASA il povero Mauro Bondi ha dovuto evitare di rivelare che il Presidente della Giunta provinciale di Trento, sostenuto dai DS, vorrebbe realizzare un nuovo tratto autostradale che caricherebbe il Brennero di ulteriore traffico pesante: avrebbe rischiato il linciaggio.
Per rendere più vincolante la Convenzione delle Alpi, costringendo così l’Italia a rispettare gli impegni internazionali in tempi certi, all’incontro dell’ASA si è fatta largo l’idea di trasformare quella Convenzione in un trattato dell’Unione Europea, ipotesi che potrebbe realizzarsi di pari passo con l’avvicinamento all’Unione della Svizzera e della Slovenia. Dopodiché, per i "modernizzatori de noantri" - quelli alla Grisenti & Santini - non ci sarà più spazio.
Basterebbe uscire dall’angusto e soffocante provincialismo trentino, andando a respirare un po’ d’aria fresca (in questo caso anche alla lettera) nel dibattito politico europeo, per ribaltare le pagelle dei modernizzatori di casa nostra.
Aveva ragione Vincenzo Passerini: la priorità è la scuola. Perché il nostro problema non sono le strade, ma il fatto che siamo ancora troppo bifolchi.