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QT n. 12, 10 giugno 2000 Fondo

Quale modernizzazione?

Cosa ha in mente Lorenzo Dellai? Impedire l’avvento della destra col trucco di attuare il programma della destra?

Io credo che Passerini abbia ragione. Ma anche che Dellai dice una cosa vera: "Io ho scommesso tutto sull’incontro tra centro e sinistra in chiave riformista e modernizzatrice. Se fallisce questo, sarà la destra a governare il Trentino. E con valori e sensibilità diverse". In altri termini, se la coalizione di centrosinistra che, con una maggioranza risicata ed un po’ spuria, regge la Provincia (e con la Svp anche la Regione) dovesse rompersi, si aprirebbe la strada anche da noi a maggioranze di centrodestra. Questo è vero, e Dellai sembra paventarlo quando osserva che la destra governerebbe "con valori e sensibilità diverse".

Ma quali sarebbero, per favore, tali "valori e sensibilità diverse"? Per restare in argomento, cioè con riguardo ai problemi trattati dal Presidente nella sua intervista all’Adige del 3 giugno scorso, è facile prevedere che, senza tanti imbarazzi, la destra farebbe la Valdastico, allargherebbe l’autostrada A 22, autorizzerebbe l’impianto della Val Giumela e gli altri caroselli sciistici, aprirebbe l’aeroporto di Mattarello come scalo autonomo o collegato con quello di Bolzano. Poiché infatti tali opere corrispondono esattamente ai "valori e sensibilità" (tanto per usare un eufemismo) della destra. Si tratta senza dubbio di opere che entrano in un certo concetto di modernizzazione, ma che sono del tutto estranee ad una politica riformista.

Cosa ha in mente Lorenzo Dellai? Impedire l’avvento della destra col trucco di attuare il programma della destra? Anche come trucco vale poco. Ma quel che è peggio, in tal modo si mette in primo piano un obiettivo desiderabile ma secondario, cioè mantenere al potere il centrosinistra, oscurando l’obiettivo principale della politica che consiste nei programmi volti a risolvere bene i problemi di una comunità.

Ma veniamo alla "chiave riformista e modernizzatrice" del centro-sinistra concepito da Dellai e dai suoi alleati. Riformista è parola che implica mutamento di ciò che c’era prima, introduzione di un che di nuovo e diverso rispetto al vecchio. Orbene è pacifico che fino ad un passato non molto remoto si sono fatte strade, autostrade, caroselli sciistici, doppie case e via cementando: che riformismo è mai quello di perseverare nel fare autostrade ed impianti di risalita?

E’ certamente una linea programmatica ma di pura continuità con il passato, e qualificarla come riformista è solo un imbroglio. Modernizzazione poi è una parola terribilmente ambigua. Basti pensare che il regime del Terzo Reich instaurato da Adolf Hitler era ai suoi tempi senza ombra di dubbio il più moderno di tutti i sistemi coevi. Tanto che è generalmente riconosciuto dagli studiosi l’esistenza nella storia di un vero e proprio modernismo reazionario. Per intendersi con un esempio assai semplice, l’applicazione delle innovazioni tecnologiche è per certo un atto di modernizzazione. Ma una cosa è sfruttare la riduzione dei tempi di contrattazione consentita da Internet e così inaugurare la New Economy, altra cosa sarebbe mettere a frutto la strepitosa produttività delle nuove tecnologie per diminuire i tempi di lavoro. Sono, come si vede, due modernità radicalmente diverse. La seconda fra l’altro, aumentando il tempo libero, creerebbe, oltre che una umanità fatta di individui meno mediocri, anche nuovi bisogni culturali, ricreativi, sportivi, stimolando corrispondenti comparti economici produttori di beni e servizi reali.

Vero è che la New Economy porta un ritorno di profitto immediato alle imprese, mentre l’aumento del tempo libero nei meccanismi spontanei del mercato produce sviluppo e profitti a lunga scadenza. Ma la politica riformista non deve essere più lungimirante del comune imprenditore? Non è questa ambizione di orientare le forze che operano nel mercato per il raggiungimento di fini di interessi generale, ciò che la nobilita e la rende diversa dalla politica della destra?

Tornando a noi, Dellai dice di puntare sul trasporto in ferrovia delle merci. E sta bene! Una seconda linea ferroviaria in galleria ridurrebbe a 1.500 i 4.500 Tir che ora ogni giorno transitano in Trentino. Però prevede che nello stesso arco di tempo dal nord-est arriveranno sulle nostre strade, dalla Valsugana o dalla Valdastico, altri 20.000 veicoli convogliati dalla Pedemontana.

Ma ci rendiamo conto di che mondo stiamo preparando? Anche senza pensare all’impatto ambientale, che pure non è poco, si profila all’orizzonte un popolo di mònadi inscatolate in lunghe teorie semoventi a passo d’uomo su nastri d’asfalto, in preda alla noia o alla nevrosi. E’ questa la modernizzazione? L’automobile, che prima ancora della televisione e dell’informatica ha pure rappresentato un salto della tecnologia che ha esaltato le potenzialità naturali dell’uomo, in mano agli apprendisti stregoni seguaci della cultura dell’impresa si converte in un boomerang micidiale che anziché liberare l’uomo lo schiavizza.

E’ romanticume porre alla politica queste domande? Per i rudi cultori del decisionismo pragmatico probabilmente è solo filosofia, e si domandano sprezzanti a cosa serve la filosofia. Come è noto, la filosofia non è serva di alcuno. Ma tenta di aiutare l’uomo a capire da dove viene, chi è e dove va. Sulle prime due domande si è dimostrata impari al compito. Ma sulla terza ci azzecca. E’ disarmata, ma non è detto che sia sempre impotente.