Simpatia per il futuro o per l’asfalto?
Le troppe strade di Dellai. Che ricordano troppo il vecchio modello di sviluppo, e il governo come soddisfazione delle tante richieste.
Piano asfalto o piano strade che sia, la giunta provinciale ha ipotecato le risorse di un bilancio - dei quattro si cui ancora dispone prima di concludere la legislatura - per "modernizzare" la viabilità del Trentino.
Un elenco lunghissimo che gratifica tutti (o quasi tutti), valli e paesi, borghi e frazioni. Un chilometro d’asfalto e mezza galleria non è negato a nessuno.
E così accanto ad opere essenziali e ad altre opportune, si sono riproposti tutti i ferrivecchi che accompagnano da decenni eccentriche e stravaganti rivendicazioni locali. Un Trentino che come dimostra il recentissimo annuario statistico sembra appagato in quasi tutto - dalle biblioteche ai servizi sportivi - torna all’indietro, all’idea che lo sviluppo di valli e paesi si misura su qualche minuto risparmiato nel trasferimento dalla valle dell’Adige agli angoli estremi della provincia.
Nel suo recente rapporto sulle Alpi, la CIPRA, l’associazione che studia il rapporto tra ambiente e sviluppo nella regione alpina, ha dimostrato gli effetti perversi, non solo per l’ambiente, ma anche per la tenuta della vita comunitaria delle valli alpine, provocato dall’infausta convinzione che il riscatto (da un ormai quasi solo presunto isolamento nelle Alpi) possa essere ancora affidato all’inevitabile incremento di traffico che ogni intervento sulla viabilità produce.
Dal vicino Alto Adige, al Tirolo del Nord, alle regioni della Svizzera, la politica della mobilità e dei trasporti è ormai tutta rivolta alla ricerca di regole e strumenti alternativi all’asfalto e alla strada, per evitare il progressivo soffocamento e degrado dell’ambiente alpino.
Da noi sembra invece valere la battuta di Napoleone a proposito del vecchio impero d’Austria: "Sempre indietro di un’idea, di un secolo, di un esercito".
I patti territoriali dovevano servire a sollecitare disponibilità umane e risorse pubbliche per ridare vitalità comunitaria al Trentino. Trentino in affanno, non per disponibilità di mezzi, ma perché manca la disponibiltà a scommettere sul futuro. In affanno non perché manca qualche chilometro d’asfalto, ma perché un corporativismo che, nella grande abbuffata delle risorse dell’autonomia, ha contagiato tutti: comuni, imprese, associazioni, fino allo smarrimento civico delle stesse coscienze individuali.
Dopo aver letto l’elenco delle opere stradali promesse, è lecito chiedersi: quanti soldi rimarranno diponibili per i progetti di merito da inserire nei piani di sviluppo della Valle del Chiese, di Cembra, della Vallarsa o della Valle di Ledro? Quali spazi ci saranno ancora per creare sviluppo e occupazione in loco, quando le risorse dedicate alle strade incentiveranno tutti a vivere valli e paesi come dormitori, attratti come calamite dai megacentri commerciali e di servizio?
Al di là delle intenzioni, un’accelerazione ad aumentare squilibri, piuttosto che a ridurli. Un insistere ancora sul particolare, sbiadendo una volta di più la necessaria visione di un Trentino armonizzato, in grado di mettersi in sintonia con le altre regioni del sistema alpino.
Altre volte abbiamo scritto che l’avere 223 comuni può essere una risorsa straordinaria, ma che non si può costruire il futuro del Trentino sommando (e pagando) a pie’ di lista le richieste di tutti. La giunta provinciale ha altro compito che quello di far inventari di rivendicazioni particolari.
Di queste considerazioni erano zeppi i programmi dell’Ulivo, della sinistra, lo stesso programma d’esordio della giunta provinciale.
L’enfasi posta dalla giunta sul piano strade, può essere stato un errore d’ingenuità o di valutazione. Ma il contemporaneo insistere nel voler cercare pezze d’appoggio per la realizzazione dell’aeroporto, contro ormai lapalissiane dimostrazioni di inutilità economica, dà l’idea di bussole perdute, proprio nella ricerca di politiche che dovevano dare prova di "simpatia per il futuro" e non di sconcertante ripetizione del passato. Democratici di Sinistra, Verdi, socialisti, margherite non omologate, congressi programmati e altri annunciati, raddrizzeranno la rotta o, mentre il mondo accelera, noi dovremo rimanere qui, ancora per molto satolli, a ripetere desolatamente i riti delle stagioni che furono?