Dolomiti monumento del mondo
Una proposta di conservazione e di sviluppo equilibrato di un territorio fragile, unico, patrimonio dell'intera umanità.
Da alcuni anni l'associazione ambientalista Mountain Wilderness con accanto Lega Ambiente sta promuovendo la tutela dell'ambiente dolomitico attraverso il patrocinio dell'UNESCO. E' dal 1972 che l'UNESCO ha approvato una convenzione internazionale che dichiara monumenti del mondo località o situazioni ambientali uniche e che per questo motivo vanno tutelate con attenzione particolare: può trattarsi di singoli monumenti, di città, di particolarità paesaggistiche o ampi spazi geografici, di situazioni sottoposte a rischi di rovina.
Partendo da iniziative clamorose come a Cortina con voli di mongolfiere e raccolte di firme o con sollecitazioni forti presso il ministero dell'ambiente, Mountain Wilderness mantiene alta l'attenzione sul tema, nonostante le perplessità che l'iniziativa ha finora incontrato nelle amministrazioni politiche decentrate. Già lo scorso anno l'obiettivo poteva essere raggiunto, ma due anni fa le amministrazioni comunali della provincia di Bolzano, timorose di perdere l'autonomia, avevano cassato la proposta, sollecitate nell'agire dalla stessa Provincia che intendeva inserire nella planimetria dell'area tutelata solo i parchi naturali già esistenti.
In provincia di Trento, senza alcun pronunciamento politico, l'argomento era infatti vissuto come disturbo dell'amministrazione e si era delegato il compito ai funzionari, compito che questi avevano assolto con entusiasmo e diligenza sostenendo l'idea. La Provincia di Belluno invece non aveva mai risposto a Roma e non appena sollecitata aveva dichiarato di avere perso la documentazione.
Questo penoso quadro istituzionale della montagna ha trovato ben altre sensibilità, idealità, coraggio e fantasia presso il comune di Venezia, con il sostegno offerto alle Dolomiti dal sindaco Cacciari attraverso la costruzione di un gemellaggio di alto profilo fra Venezia, monumento all'umanità, opera dell'uomo, e le Dolomiti, monumento della natura. E' questa un'azione che troverà nella prossima primavera importanti iniziative e che farà da motore a tante azioni di sostegno.
La proposta è stata analizzata in un seminario di studio tenutosi in questi giorni a Laggio di Cadere all'interno di un progetto di lavoro più complessivo che aveva per tema i parchi alpini, la viabilità nelle vallate dolomitiche, l'ecosostenibilità dello sviluppo. Tutto il progetto avrà di conseguenza come punto di riferimento prioritario gli undici parchi, tra nazionali e regionali, già presenti nelle Dolomiti, parchi che vivono gestioni e situazioni istituzionali molto diversificate, ma che presentano nel loro insieme una ricchezza di ambienti incredibile.
Dolomiti Monumento del Mondo non significa inserire nella gestione del territorio ulteriori vincoli, significa offrire percorsi di maturazione, di consapevolezza della fragilità del territorio alle popolazioni che lo abitano, a chi le frequenta, a chi le banalizza come territorio di conquista e speculazione. Questa consapevolezza ha origine in un primo valore, che è rappresentato dal bene ambientale. Un bene unico che è la sintesi delle tante biodiversità che compongono il patrimonio alpino, che è raffigurato nelle straordinarie guglie calcaree che caratterizzano le cime del bellunese, quelle trentine e quelle di Bolzano.
Il secondo valore delle Dolomiti è rappresentato dalla diversità. Nelle Dolomiti, come già abbiamo detto, troviamo la presenza di tutta la vegetazione e della fauna ospitata nelle Alpi. Troviamo la sintesi geologica della formazione del nostro pianeta: pensiamo a Val Giumela, alla piattaforma porfirica, alle montagne dolomitiche vere e proprie, alle caratteristiche dell'area carsica, all'area pedemontana. In Dolomiti riusciamo a leggere la presenza di grandi diversità economiche, aree estremamente ricche si accostano su vallate interessate dall'abbandono, dalla miseria; l'economia turistica, generalmente dominante, si scontra con le esigenze dell'agricoltura, della selvicoltura, di aree industriali oggi sofferenti, con un artigianato ed un commercio sempre sottostimati. Non si è ancora riusciti a costruire integrazione, sommatoria positiva fra le diverse esigenze di queste economie.
Le diversità delle Dolomiti sono anche culturali: questi monti ospitano le minoranze linguistiche ladine e cimbre, un insieme di tradizioni, di storia della vita di montagna che si ripete di valle in valle, sotto forme diverse, con valori e gesti diversi: pensiamo ai folletti dei boschi, ai carnevali, a riti che affondano radici profonde nella cultura pagana o in quella cattolica. Le diversità costruiscono ricchezza anche nelle forme di rappresentanze istituzionali, mentre rimangono ben radicate le storie della comunità di origine medioevale di Fiemme, di Predazzo. Hanno ripreso sostanza quella di Cortina, del Centro Cadore ed altre stanno ripercorrendo strade di rinascita; troviamo regioni a statuto ordinario ed altre dotate di ampia autonomia, comuni e comunità montane.
Il terzo valore già lo abbiamo accennato, riguarda la presenza di 11 parchi, di oltre 20 riserve di comunità locali, alcune centinaia di biotopi, la proposta di istituire altri 29 parchi e riserve, la presenza di oasi private. Dai parchi dovrebbero scaturire le motivazioni per rilanciare i valori della formazione e diffusione culturale, per investire in conservazione e ricerca etnografica, per sostenere il mondo scientifico, per avviare progetti di recupero ambientale e sostenere lo sviluppo eco-compatibile delle popolazioni residenti, per recuperare linguaggi, storie, arte urbanistica rurale, paesaggio e lavorazioni tradizionali.
Un altro valore riguarda la solidarietà. Mentre le popolazioni dolomitiche devono difendersi dall'avanzare aggressivo dei progetti di omologazione culturale che provengono dalle pianure e dalle città, stanno infatti divenendo orfane del territorio, ritrovando orgoglio nel sostenere la cultura alpina, una precisa caratterizzazione, ma si deve porre attenzione a non cadere, come oggi accade, nel localismo, a non alzare barriere che alimentano solo processi regressivi. La cultura della solidarietà permette alle popolazioni dolomitiche di mantenere attivo il confronto con le esigenze che vengono dalle città, mantenere il dialogo. Nelle Dolomiti sono presenti risorse strategiche nell'immediato futuro, dall'acqua agli spazi ricreativi. Questo patrimonio non è proprietà dei nativi, ma nemmeno più deve essere terreno di conquista dei grandi interessi economici della città, interessi ai quali fino ad oggi le popolazioni montane hanno svenduto patrimoni ambientali inestimabili ed irrecuperabili. E' possibile offrire risposte alle esigenze del turista, a quelle di sviluppo economico delle popolazioni locali senza che queste ultime perdano identità, è possibile offrire acqua e ricreazione a centinaia di migliaia di persone, ma tutto questo deve avvenire nella consapevolezza della fragilità del sistema dolomitico.
Dentro questo disegno la parola limite diviene un quinto, fondamentale valore sul quale investire. Dolomiti Monumento del Mondo verrebbe a comprendere una regione alpina molto ampia, che esce dalla delimitazione tradizionale di Dolomiti, in quanto a Nord verrebbe delimitato dal fondovalle della vai Pusteria, ad est dal Parco delle Dolomiti Carniche, a sud si comprenderebbe il Cansiglio, il Grappa, i Monti Lessini, l'area del Baldo, per arrivare ad Ovest a chiudere il progetto con l'inserimento delle Dolomiti del Brenta.
Il progetto elaborato nel Cadore prevede un lavoro di diffusione e di informazione estremamente impegnativo, un lavoro che dovrà trovare il dialogo con tutte le componenti istituzionali, con i settori imprenditoriali e le rappresentanze dei lavoratori, con l'associazionismo ambientalista e quello alpinistico. Si proverà a costruire un ampio "patto territoriale" che si articolerà nell'evidenziare le differenze presenti, che dovrà riportare presso le popolazioni delle nostre vallate piena consapevolezza del bene che stiamo vivendo, della vulnerabilità del territorio, delle modifiche climatiche che si stanno imponendo all'attenzione anche dei più scettici e di chi definiva gli ambientalisti banali catastrofisti, della necessità di trasmettere questo bene intatto e possibilmente migliorato alle generazioni future: non è quindi un patto conservativo, la riproposizione di un momento museario, ma l'avvio di una scommessa che saprà dare armonia alle esigenze di sviluppo, di cultura di tutela dell'ambiente naturale più prezioso e vasto presente in Italia, che costruirà responsabilità, che offrirà una vera patria alle popolazioni montane.
Riprendendo le affermazioni di don Luigi Ciotti nel corso dei lavori, "l'ambiente ha bisogno di patria, questa è grammatica della vita, è l'insieme dei valori".