La grande lotteria dei contributi
Scongiurata la riforma Bondi, evitato il rischio mortale della programmazione, prosegue trionfalmente la distribuzione di soldi a pioggia. Per restaurare chiese e altro.
Delibera 8206: 339 milioni per la costruzione di un nuovo complesso per la parrocchia di S. Giorgio a Rovereto; delibera 8207: 337 milioni per il restauro di Palazzo Fedrigotti dell'Istituto Beata Vergine Maria di Rovereto; delibera 8208: 845 milioni per ristrutturare e ampliare il convitto del Collegio Arcivescovile di Trento; delibera 8209: 711 milioni per il restauro della parrocchia di Condino; delibera 8211: 70 milioni per l'impianto elettrico e il riscaldamento della parrocchia di S. Vigilie a Ossana; delibera 8212: 517 milioni per la ristrutturazione e l'ampliamento della colonia alpina "Don V. Fabbi" a Fasemo di Storo, di proprietà della parrocchia di San Floriano di Storo.
Totale: due miliardi e mezzo di contributi per restauri e lavori vari a edifici religiosi, erogati in un solo giorno scelto a caso (il 17 luglio), fra quelli in cui sono state distribuite le ricche spoglie derivanti dal cosiddetto assestamento di bilancio della Provincia. Per un profano, è difficile capire se questi soldi -insieme agli altri distribuiti prima e dopo- siano tanti o pochi. Quello su cui un profano, a lume di puro buon senso, può esprimersi, è il metodo con cui questi denari andrebbero distribuiti. Parrebbe logico fare un censimento delle necessità- su quali edifici bisogna intervenire? Con quanta urgenza?- e poi compilare una lista delle priorità, sulle quali, man mano, verranno impegnate le risorse disponibili, finché ce ne saranno.
Niente di tutto questo esiste, come non c'è un raccordo fra i diversi enti che danno contributi (oltre alla Provincia, i comuni, i comprensori, il Bim, ecc.). Ne si sa quanto del suo ci abbia messo, in queste operazioni, la Curia di Trento, non particolarmente indigente. Si sa invece che negli ultimi due anni la spesa della Pat in questo settore è stata di 112 miliardi, circa 150 milioni al giorno; ai quali vanno aggiunti moltissimi altri miliardi di contributi per tutte quelle opere (dalle fognature alle scuole) il cui finanziamento è regolato da una legge regionale del 1968 e da una legge provinciale dell'83.
Pochi o tanti? -ci chiedevamo.
Per quel che vale, proviamo a fare un raffronto con la situazione nel confinante Veneto, che per questo capitolo di spesa dispone di 8 (otto) miliardi l'anno erogati dallo Stato per le necessità dell'intera regione, oltre ai fondi previsti da una legge regionale, che però da due anni non è più finanziata. I soldi a disposizione dell'autonomia trentina, dunque, sono parecchi: "La nostra Provincia -ci dice l'ex assessore provinciale agli Enti Locali Mauro Bondi- spende per investimenti di questo tipo otto volte tanto rispetto alla media italiana, e il bilancio del comune di Trento è la metà di quello di Napoli. I soldi sono tanti che, una volta eseguite le opere davvero necessarie, ne restano ancora molti a disposizione, e a quel punto scatta la corsa all'accaparramento da parte dei vari assessori". Una corsa in cui i più abili s'impadroniscono di risorse che a volte non sanno neanche come spendere (ma alla fine, il modo lo trovano sempre...), mentre magari in altri settori vi sono delle urgenze che restano insoddisfatte, solo perché il relativo assessore ha gli artigli meno affilati.
"Una pratica -commenta Bondi- pienamente legittima, resa possibile dalla mancanza di programmazione; una pratica inevitabile, poi, quando ad agire è una giunta come questa, fatta di singoli e priva di un programma complessivo".
Per illustrare la situazione attuale, siamo partiti dai contributi per interventi su edifici religiosi, ma le cose non cambiano se si tratta di opere pubbliche "laiche". Prendiamo il caso di un'amministrazione comunale che voglia sistemare un cimitero. Le possibilità di realizzare l'opera sono sostanzialmente tre: pagarli di tasca propria, confidare negli scarsi fondi riservati alla finanza locale, e, infine, essere in buoni rapporti con questo o quell'assessore. Ed è quest'ultima la strada più sicura, anche se il politico amico guida un assessorato che poco ha a che fare col contributo richiesto: "Mettiamo il caso che si voglia restaurare la cappella di una Casa di Riposo: -spiega Bondi- ricevuto il diniego del contributo dai Lavori Pubblici e dalla Cultura, si può magari avere più successo presso l'assessore alla Sanità, o il Comprensorio. Non parlo di casi teorici, sono cose che ho visto coi miei occhi quando ero assessore: io negavo dei soldi e il postulante andava a batter cassa, ottenendoli, da un altro; e non sempre era possibile accorgersene".
Il sistema attuale, infatti, oltre a non prevedere programmazione, rende anche laboriosi e spesso impossibili i controlli: ogni venerdì, alle riunioni della Giunta provinciale, arrivano fino a 2-300 delibere, predisposte in totale autonomia dai singoli assessori e di cui è disponibile una succinta sintesi dalla quale non sempre risulta chiara la natura dell'intervento proposto. "Ma anche quando, verificando puntigliosamente, arrivi a scoprire un contributo che consideri uno spreco di denaro pubblico, cosa puoi fare ? Opporti sistematicamente a degli atti che formalmente sono ineccepibili? La sola soluzione è cambiare il sistema: introdurre la programmazione ed eliminare le cosiddette leggi di settore ".
E Bondi, da assessore nella giunta Abete-Ulivo, ci aveva provato con la sua riforma istituzionale -quella stessa che doveva abolire i comprensori- incontrando però una resistenza invincibile all' interno della stessa giunta, perché l'introduzione delle nuove regole avrebbe sottratto agli assessori quel potere discrezionale, fatto appunto di favori e contributi a pioggia, senza il quale tutto un sistema fatto di clientele crollerebbe miseramente.
Ma fino a quando la nostra Provincia potrà disporre di risorse finanziarie così ricche da permettere la continuazione di questo sistema? Un paio d'anni, probabilmente, dopo di che le alternative sono due: o finalmente si comincerà a programmare, oppure si continuerà con la vecchia musica senza però averne più i mezzi, e quindi ricorrendo ad un indebitamento pubblico che, per il Trentino, sarebbe una poco onorevole novità.
Per evitare questa brutta fine, occorrono nuove regole e il superamento di quella mentalità, oggi corrente, che dagli assessorati, attraverso i vari servizi della Provincia, i comprensori, i comuni, ecc., arriva fino al microcosmo dei Consigli d'istituto delle nostre scuole: una mentalità grazie alla quale si dimentica che i soldi pubblici sono -appunto- denaro di tutti; una mentalità che porta a pensare che quanto si è avuto va speso in ogni caso fino all'ultima lira, "altrimenti l'anno prossimo ce ne danno di meno".
"In Germania -è ancora Bondi che parla- quando in un Comune si tiene un referendum sulla realizzazione di un ' opera pubblica, il cittadino va a votare sapendo che, in caso di risultato positivo, quell'opera comporterà il pagamento di una tassa ad hoc, e dunque decide in maniera consapevole e responsabile." In Trentino, lo abbiamo visto, le cose vanno un po' diversamente.