Lo sterminio nazista degli ebrei
II libro "Lettera a un amico ebreo" (Longanesi) di Sergio Romano, da qualche mese nelle librerie, ha riacceso il dibattito intorno ai lager nazisti e allo sterminio degli Ebrei. E' di questi giorni un interessante articolo sul tema di Mario Pirani apparso su La Repubblica.
La tesi stupefacente sostenuta da Sergio Romano è che la "soluzione finale" pensata a tavolino dai nazisti e poi attuata su scala industriale e di massa nei campi di sterminio non è una singolarità, un "unicum" non paragonabile con altri orrori, ma anzi è omologa ad altre tragedie storiche, antiche e recenti.
Sergio Romano esemplifica stragi analoghe simili per dimensione e crudeltà, come lo sterminio armeno ad opera dei Turchi, le vittime del colonialismo e dello schiavismo, quelle della seconda guerra mondiale, le persecuzioni staliniane, i conflitti interetnici nei paesi dell'ex Yugoslavia, in Ruanda o in Cambogia. Ma mentre il ricordo di questi e altri massacri "impallidisce" e si appanna, "l'olocausto - scrive Sergio Romano - continua ad agitare le coscienze e viene inteso come il peccato del mondo contro gli Ebrei." Ciò non sarebbe giustificato perché nessuna peculiarità secondo il Romano, nessuna differenza specifica vi sarebbe rispetto ad altre tragedie. Il "passato che non passa" sarebbe dunque imputabile agli Ebrei che, "preoccupati dell'oblio", vogliono che "la memoria del genocidio metta radici nella storia", perseguendo questo fine con una campagna politico-propagandistica.
La negazione della unicità del genocidio non è fondata ed è da respingere. Sergio Romano si è lasciato trasportare dal gusto di ragionamenti paradossali e anche dal desiderio di stupire. In realtà nessuna equiparazione è possibile tra l'olocausto e i massacri precedenti e successivi. A Sergio Romano sfugge, ed è grave, che lo sterminio organizzato degli Ebrei e delle altre "razze inferiori" è il punto di arrivo di una serie di cause che schematizzando possono essere sintetizzate nell'antisemitismo, nel fanatismo razzista tedesco e nella organizzazione industriale di tipo fondista.
L'antisemitismo cattolico e protestante è un elemento fondamentale ma non sufficiente. Per quasi due millenni la Chiesa ha considerato gli Ebrei colpevoli di deicidio per aver crocifisso Gesù Cristo, il più grave dei delitti, e ciò bastava per condannarli e ghettizzarli. I protestanti non sono stati più teneri. Lutero definì gli Ebrei "cani assetati di sangue e assassini di cristiani". La condanna teologica della Chiesa e quella politica degli Stati eurocristiani conducono direttamente alle persecuzioni e ai pogroms, che in questo quadro si spiegano facilmente. La politica degli Stati eurocristiani non è mai stata di relazione con l'altro, ma di assimilazione o di distruzione. Rovesciando nella pratica l'insegnamento evangelico (ama il prossimo tuo, anzi il tuo nemico), l'altro è divenuto il diverso, che quando non accetta di essere assimilato si trasforma in nemico da isolare, ghettizzare, distruggere. Anche i popoli originari dell'America del nord, gli indiani, hanno subito la stessa sorte per mano degli europei: combattuti, chiusi nelle riserve, sterminati. Ma neppure questo immane massacro può essere paragonato all'olocausto, sia perché non pianificato, sia perché diversamente motivato.
Come si passa dai pogroms alla "soluzione finale"? Occorre in primo luogo la fanatizzazione razzista dei Tedeschi ad opera del nazismo. Il popolo tedesco nel giro di pochi anni viene convinto di essere un razza superiore che ha il diritto del dominio sulle razze inferiori e in particolare sulla più spregevole di tutte, gli Ebrei.
In secondo luogo occorre la presenza di una struttura economica di tipo fordista. Il modello produttivo dei paesi occidentali è costituito dalla fabbrica centralizzata, gerarchizzata, in cui il lavoro è parcellizzato secondo lo schema taylorista, che si basa sul comando e sull'obbedienza. La produzione fordista si manifesta come dominio nudo, che atomizza le unità produttive e le sottomette a uno schema. Non è per caso Che l'antisemitismo e il razzismo producono il campo di sterminio su scala industriale e di massa soltanto nel XX secolo e non prima. Prima c'erano le violenze individuali e collettive anche su grande scala, i pogroms, gli incendi di villaggi, il massacro di intere comunità. La "soluzione finale", il lager senza uscita concepito come luogo di sterminio di milioni di uomini sul piano oggettivo ha come presupposto necessario lo schema fordista, la catena di montaggio, e sul piano soggettivo la fanatizzazione antisemita di massa.
Questi sono gli elementi che fanno dell'olocausto un fenomeno unico, non paragonabile con nessun altro, e sul quale si fonda la responsabilità non solo del nazismo ma dell'intero popolo tedesco che ha collaborato attivamente e consapevolmente alla "soluzione finale".