La cultura ebraica dalla Shoah al ritorno
Una coraggiosa e completa riflessione proposta dal Comune di Predazzo.
Non è semplice proporre un insieme tanto completo di iniziative sulla cultura del popolo ebraico, in particolare nelle nostre valli di periferia, dove ci si accontenta di approfondire solo quanto "l'e nos ".
A Predazzo l'amministrazione comunale ha voluto provare, ha voluto sfidare acque troppo quiete aprendo confronti difficili su situazioni che a noi, oggi, sembrano lontane nel tempo e lontane geograficamente.
Ma le cose non stanno così: la questione ebraica, la presenza dello Stato di Israele, il conflitto che si vive in Palestina, la sofferenza di un popolo che viene privato della sua terra, dell'acqua, dei più elementari diritti allo studio, alla salute, al lavoro sono sotto gli occhi di tutti e la delicatezza della situazione pone in gioco i destini di tutti i popoli del Mediterraneo.
Ripercorrere i fatti che hanno costruito l'humus che ha portato allo sterminio programmato del popolo ebraico, ci aiuta a riflettere - come ha ricordato l'assessore alla cultura di Predazzo, dott. Marco Felicetti - sull'intero secolo, caratterizzato da genocidi, pulizie etniche, cancellazioni di identità di interi popoli. Fatti che ancora oggi si verificano, in Africa, in Turchia, in Serbia e nel Kossovo, nell'Amazzonia. E mentre questi tragici percorsi dell'umanità si trascinano, soffriamo il silenzio degli stati sovrani, della politica, di gran parte del mondo della cultura, oggi nell'Europa degli anni '30. Questo è lo scenario del difficile confronto che l'iniziativa di Predazzo apre, un confronto portato nella valle attraverso dibattiti, il teatro, il cinema, la presentazione di libri chiamando direttamente gli autori, mostre. Leggendo la sofferenza del popolo ebraico, partendo da fatti a noi vicini, accaduti a Venezia dal 1938 in poi, possiamo riflettere sulla sofferenza di altri popoli, di altri profughi.
L'iniziativa (di cui riportiamo il programma completo a pag. 44) viene sostenuta dalla Regione, dall'Ambasciata d'Israele, dal patrocinio della Presidenza della Repubblica e in collaborazione con la Comunità ebraica di Israele, tramite la Presidente dott. Wachsgerger e l'ideatrice dott. Segre.
Senza togliere valore agli altri momenti dell'iniziativa, vogliamo mettere in evidenza le tre mostre: "Gli ebrei a Venezia 1938-1945: una comunità tra persecuzione e rinascita", quella sui libri ("Leggere il mondo ebraico e la Shoah ") e quella sul sionismo, "Immagini di uno stato informazione", con l'esposizione di poster e manifesti originali.
Attraverso questi tre percorsi si legge la nascita e il radicamento della cultura razzista, il ruolo attivo della stampa con caricature e forti titoli emotivi contro gli ebrei, il varo delle leggi razziali il 7 novembre 1938, seguite da censimenti e conseguenti umiliazioni per arrivare a far maturare la tragedia con l'isolamento, la privazione del lavoro, la divisioni fra scuole normali e scuole di ebrei, gli arresti, la deportazione e lo sterminio. Il 1° gennaio 1944 parte di questi ebrei venivano caricati sul treno per Auschwitz, lo stesso su cui viaggiava Primo Levi, uno dei pochi che hanno potuto raccontare l'inimmaginabile, la pianificazione scientifica della cancellazione della personalità di un essere umano, la conseguente morte.
Si legge anche come si reagiva per vivere, come la comunità si auto-riorganizzava e, a guerra finita, come fu l'avvio dell'altrettanto difficile percorso di affermazione dei propri diritti e della ricostruzione non solo materiale di Venezia, ma anche morale, culturale, le speranze vissute mentre prendeva corpo la costituzione dello Stato di Israele.
Accanto a questi momenti, forte spessore assumono le proposte musicali e teatrali, la presentazione di libri e autori (su tutti spicca la presenza di David Grossman), i film in video e i documentari.
Questo grande sforzo organizzativo racchiude più di una ricorrenza: quest'anno cade il 150° anniversario delle leggi razziali in Italia, il 50° della nascita dello Stato di Israele e l'avvio della tragedia del popolo palestinese, il 150° di una data felice, l'apertura dei ghetti italiani.
Solo sottolineando il ricordo, documentando la memoria, si combattono fermenti antisionisti ancora troppo radicati nelle società europee. Non è certo il semplice perdono il percorso corretto che permette riflessione e formazione: il perdono rischia di cancellare una vergognosa tragedia della storia. La memoria invece ci costringe a fare i conti con noi stessi, con chi ci ha preceduto, coi fatti che maturano attorno a noi. E nel caso del popolo ebreo, solo la memoria permette il diffondersi dei valori del rispetto e della diversità.
Predazzo ha portato sull'intera Provincia questo respiro positivo, ha investito nelle scuole e presso tutti i momenti sociali della vita delle comunità del paese.
Ma ancora una volta, in questa pigra e altezzosa valle, l'investimento culturale rimane isolato: le altre amministrazioni comunali, la Comunità di Fiemme, non hanno sentito il bisogno di un lavoro unitario.