MART, cosa ha lasciato Sgarbi
In uscita (si spera) l’ingombrante presidente: con numeri negativi e impatto culturale pure

Arriva alle ore 13.33 di venerdì 12 settembre la newsletter speciale del Mart: Micol Forti è la nuova direttrice del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.
La Giunta provinciale ha ufficializzato la nomina con dichiarazioni congiunte roboanti del presidente Maurizio Fugatti e dell'assessora alla Cultura Francesca Gerosa, anche nel tentativo di trasmettere un'armonia istituzionale ritrovata.
Pace fatta, insomma, tra i due, sul nome di Forti che, dopo 25 anni alla guida delle collezioni di arte moderna e contemporanea dei Musei Vaticani e un profilo altamente qualificato per questo ruolo, si accinge a raggiungere le Dolomiti del Trentino e dal primo dicembre a prendere le redini di un museo in balìa delle idee e delle vicissitudini personali e giudiziarie del suo notissimo e ingombrante presidente, Vittorio Sgarbi.
“Un'eredità non facile sicuramente”, minimizza Fugatti nell'auspicio che le competenze dell'una possano sommarsi a quelle dell'altro. Nulla di più astratto e complicato.
La dichiarazione social di Sgarbi non tarda ad arrivare: “Dal 1° dicembre 2025 il Mart di Rovereto avrà un nuovo direttore. Auguro a Micol Forti di rappresentare le tendenze dell’arte contemporanea attraverso una visione originale e competitiva. Si è tentato di farlo; spero che si possa continuare”. Poche frasi per lanciare, soprattutto con le ultime minacciose parole (“spero che si possa continuare”) un messaggio chiaro: con me o contro di me.
E non è esattamente quello che molti si aspettavano né si auguravano per il museo, né per la cultura trentina in generale: Sgarbi non pensa affatto a un passo indietro e nemmeno a uno di lato. La parola d'ordine è continuità, anche con Forti al comando. Una continuità che è tutta da costruire, e che probabilmente sarebbe stata garantita dai grandi esclusi a cui Fugatti e Gerosa non hanno riservato mezza parola nelle dichiarazioni a caldo. Disattenzione da euforia o scivolone dell'ufficio stampa, è chiaro che le bocciature degli interni facciano più rumore della nomina. Beatrice Avanzi e Denis Isaia, curatori di lunga esperienza ed entrambi sostituti direttori del Mart, e Margherita de Pilati, in distacco al Palazzo delle Albere di Trento (chiuso sine die dal 23 luglio 2024 per lavori di manutenzione), per la Giunta Fugatti non incarnano quella “leadership di alto livello” che si vuole di rappresentanza e di sostanza al Mart. Tanto più che i sostituiti direttori neanche erano arrivati al bisbigliato ballottaggio: decenni di onorato servizio, l'arduo compito di tradurre, curare e allestire le idee di Sgarbi, il titolo di vice, e ora un pugno di mosche. Un bello smacco a visibilità nazionale.
Lorenzo Balbi, uno dei potenziali finalisti per la nomina al Mart,rimarrà al MAMbo di Bologna, e mentre Forti fa le valigie per Rovereto, cosa faranno Avanzi (che non ha ancora accettato di farsi intervistare da QT) e Isaia? Due opzioni sulla scrivania: restare al Mart e incassare la sconfitta con istituzionale sacrificio o dimettersi al primo bando (vinto) appetibile.
Le premesse, le delusioni interne e la variabile Sgarbi potrebbero rappresentare un avvio in salita per Micol Forti. A lei il compito di trovare nuovi equilibri e di costruire altre alleanze dentro e fuori il museo, anche oltre i confini nazionali: chissà che la scelta esterna ed estranea, sia ora quella giusta. Forti, che passa dalla direzione di una Collezione ricca eppur secondaria dentro un incomparabile museo ad altro dedicato, può essere stimolata a provare il suo valore al Mart. In questo contesto vedremo se il presidente sarà un “valore aggiunto” - come ha dichiarato a scatola chiusa la neo direttrice – o se invece si dimostrerà la sua più vicina e appuntita spina nel fianco.
I numeri
Per una direttrice artistica che arriva, Diego Ferretti, il direttore amministrativo promosso dalla Giunta a direttore tout court, torna a tempo pieno nel ruolo che gli compete: tenere i conti e i cordoni della borsa.
E qui arriviamo a un punto nodale: tenuto conto di pandemia, restrizioni e rincari energetici, come sono andati i bilanci del Mart?
Guardando i numeri dal 2016, dunque ben prima dell'insediamento effettivo di Sgarbi avvenuto nel 2020, il museo di Rovereto ha attraversato una fase storica segnata da un picco di visitatori nel 2016, dal trauma della pandemia, da voci di spesa fluttuanti (quelle di rappresentanza, per esempio) e da una costante dipendenza dal sostegno pubblico provinciale.
I dati ufficiali dei report consentono di tracciare un quadro sufficientemente chiaro: il museo ha mantenuto un ruolo culturale centrale, ma i numeri evidenziano criticità nel modello gestionale.
Dal 2016 al 2019 (vedi tabella sotto) i flussi hanno registrato un picco nel 2016 (120.000 visitatori) e poi una lenta continua decrescita. Il 2020 ha segnato il crollo verticale a 50.214 presenze per effetto del Covid e delle conseguenti chiusure. A maggio 2020 è entrato effettivamente in campo Sgarbi. Dal 2021 al 2023 la ripresa è stata graduale, da 83 mila a quasi 140 mila visitatori (miglior dato), per arrivare a un nuovo calo nel 2024 con 107.944. Confrontando il dato dei visitatori nel quadriennio pre-Sgarbi 2016-2019 (424.072) con il quadrienno sgarbiano 2021-2024 (433.640), “l'innegabilecrescita” di Fugatti e il “successo chiaro” di Sgarbi si riduce a una variazione positiva inferiore al 2,3%. Insomma, il personaggio Sgarbi, con la sua notorietàindubbia per quanto discussa, doveva servire a rilanciare il museo, in particolare a incrementarne i visitatori: non è successo, anzi, ha consolidato un declino; ricordiamo che, a fronte degli attuali 110.000 ingressi medi, venti anni fa ce n’erano 150.000-200.000.


Non basta: il divario tra spese e ricavi da biglietteria è strutturale, pre e post pandemia, e conferma la netta dipendenza del museo da contributi esterni, ossia dalle risorse pubbliche. Come è stato fin dagli esordi, una tendenza che ci si riprometteva di invertire. Invece no, il finanziamento provinciale è aumentato, anche se dai bilanci (vedi tabella) il contributo corrente sembrerebbe stabile attorno ai 7 milioni di euro, con un picco minimo di 4.908.075 euro nel 2019 e uno massimo di 7.960.000 euro nel 2023.
Il punto è che il dato del 2019 è dovuta a un cambiamento nella contabilizzazione delle spese per il personale dipendente, di circa 2,2 milioni di euro, che dai conti del Mart è passata direttamente in capo alla Provincia. In parole semplici: se quei 7 milioni di euro sono stati, bene o male, stabili fino al 2020, dal 2021 in poi – nell’era Sgarbi - la Giunta ha aperto i rubinetti, ha continuamente rimpinguato le casse del museo, ha pareggiato e superato il contributo corrente e contemporaneamente si è accollata il costo del personale in servizio a Rovereto e nelle sedi museali di Trento.
Altra voce che può destare interesse è quella delle spese di promozione e di rappresentanza: la media del quadriennio 2016-2019 è stata di 98.218 euro, e nel 2020 sono scese a 54.552 euro, mentre la media del quadrienno successivo è stata di 144.689 euro. Circa 45 mila euro in più all'anno nel corso della presidenza Sgarbi. Pur essendo un elemento di costo marginale (meno del 2% del totale), il trend in crescita – anche in anni di difficoltà finanziaria - potrebbe sollevare critiche sulla gestione delle priorità.
Infine, se prendiamo il 2016 e il 2023 come anni di riferimento pre e post pandemia, che presentano le migliori performance e il più alto apprezzamento di pubblico, salta agli occhi come le spese imputabili a mostre, eventi ed editoria siano passate da 1.933.313 euro (con un minino storico di 1.448.441 euro nel 2019) a 3.023.814 euro del 2023. Il balzo maggiore si è verificato nel 2021, e in parte trova giustificazione nella necessità di promuovere il museo e di far ripartire tutte le sue attività. Ciò non toglie che il dato si sia stabilizzato attorno ai 3 milioni di euro, registrando una leggera contrazione solo nel 2024 (2.832.567 euro). E non sono spiccioli.
Se poi vediamo la voce “entrare proprie”, benché migliorata nel 2022 (2.050.641,38 euro) e soprattutto nel 2023 (2.597.848,00 euro), scopriamo che queste coprono il 15% in media dei costi. Il che rende il Mart un istituto culturalmente ed economicamente dipendente dai giochi e dalle ingerenze politiche.
Ma un museo non è solo vile denaro. E’ anche idee, ricerche, cultura. Che poi si riflettono sui numeri: un museo internazionalmente prestigioso (come avrebbe voluto essere il Mart nel progetto originario) ottiene facilmente dai suoi pari - i grandi musei - opere prestigiose in prestito per mostre prestigiose. Il che vuol dire anche più notorietà, più visitatori, più incassi. Di questo aspetto, dell’impronta culturale data da Sgarbi al museo, parliamo nell’articolo che segue.
Una prima conclusione
La poltrona di Vittorio Sgarbi al Mart è graniticamente agganciata più che ai risultati all’appartenenza politica. Totale il sostegno di Fugatti nei suoi confronti: “Fin dalla scorsa legislatura ho voluto, sostenuto e difeso la Presidenza di Vittorio Sgarbi al Mart. […] A lui e allo staff del museo voglio esprimere la nostra gratitudine e confermare la fiducia” (11 giugno 2024). Ma se Francesco Fugatti,Francesca Gerosa, e lo stesso “funzionario” Claudio Cia, fossero in minoranza e se Vittorio Sgarbi fosse un alfiere rumoroso della controparte, gli riserverebbero lo stesso ossequioso trattamento?
Sgarbi, la salute e la famiglia
Sgarbi sta trascorrendo un periodo di riabilitazione in Toscana, dopo la profonda depressione che l'ha costretto a un prolungato ricovero al Policlinico Gemelli di Roma. Oltre ai guai giudiziari in corso – di cui abbiamo dato conto nel numero di settembre - dovrà presto convincere un giudice di essere in grado di badare a sé e al proprio patrimonio: la figlia Evelina ha depositato, presso il Tribunale di Roma, l'istanza per la nomina di un amministratore di sostegno. L'udienza è fissata per il prossimo 28 ottobre.
Si può fare altrimenti
Uno dei primi provvedimenti di Alessio Zanoni - sindaco di centro-sinistra, eletto a Riva del Garda al ballottaggio dello scorso 18 maggio - è stato emanare un avviso (il 24 giugno 2025) di selezione pubblica per la presidenza e il Consiglio di amministrazione del MAG – Museo Alto Garda: il 17 luglio Alessandra Cattoi, già direttrice della Fondazione Museo Civico di Rovereto, è stata nominata presidente del MAG al posto di Sgarbi. A dimostrazione che la cultura trentina può fare a meno – e volendo, anche molto velocemente – del critico ferrarese.