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QT n. 5, maggio 2024

Russia\Ucraina: è possibile la pace?

È giusto, e fino a che punto, aiutare l’aggredito a difendersi? Si fa abbastanza sul versante diplomatico? 5 domande a 4 professionisti dei rapporti internazionali.

Sulla guerra russo-ucraina è molto variegata e mutevole, stando ai sondaggi, l’opinione pubblica: “C’è un po’ di stanchezza verso l’Ucraina” ha confessato – non pensando di essere registrata - la Presidente Meloni. Per cercare di non affrontare temi decisivi come la pace e la guerra in base a suggestioni passeggere o, peggio, umorali, abbiamo allestito, su alcuni degli interrogativi basilari, un dibattito tra alcune persone qualificate, che studiano e seguono per professione le dinamiche internazionali.

Abbiamo quindi posto cinque precise domande ai seguenti interlocutori: Giovanni Kessler, già magistrato, consigliere regionale a Trento e deputato a Roma, ha ricoperto vari incarichi nell’Unione Europea soprattutto nella lotta alla corruzione in vari paesi dell’Europa centro-orientale, tra cui l’Ucraina; Giuseppe Nesi è professore ordinario di Diritto Internazionale a Studi Internazionali presso l’Università di Trento; Raffaele Crocco già giornalista Rai, inviato di guerra per varie testate in diverse aree del mondo, è direttore dell’“Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo”; Antonino Alì è professore associato nella Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento, settore Diritto Internazionale.

* * *

È indubbio che, se da una parte c’è stato un progressivo avanzamento dell’Occidente (UE e Nato) in territori ex sovietici (vedi paesi baltici), dall’altra, con diverse azioni militari, la Russia ha teso a ripristinare il proprio dominio su territori da lei staccatisi (vedi Georgia e Crimea). Come valuta queste due dinamiche?

KESSLER Sono due processi ben diversi, anzi opposti. Gli Stati ex sovietici sono entrati a far parte dell’Unione Europea e nella NATO per loro libera scelta. Hanno voluto entrare nell’Unione perché ne condividono i princìpi fondanti e vogliono partecipare ai benefici di una comunità dove merci e persone sono libere di muoversi senza confini e con eguali diritti. Hanno chiesto e ottenuto di entrare nella NATO per avere la protezione militare che l’alleanza assicura a tutti i partner e che da soli non avrebbero avuto. La Russia da secoli si espande per annessioni di territori sia a Est che a Ovest. Georgia e Crimea sono episodi di una stessa strategia imperialista. In questo caso, la volontà dei popoli da annettere non è considerata, conta solo quella dello zar o del dittatore russo. Con l’Ucraina la dinamica è la stessa. Putin ha dichiarato apertamente che l’Ucraina non è un vero Stato, ma un “errore della storia” di Lenin, che l’ha creata repubblica sovietica e di Gorbaciov che l’ha lasciata scegliere l’indipendenza. Quindi ora vuole riprenderla nella Grande Russia.

Giovanni Kessler

NESI Sarebbe troppo facile rispondere che gli Stati ex-sovietici o già nell’orbita sovietica, hanno liberamente deciso, quando hanno potuto, di aderire all’UE o alla NATO. Al contrario, la Russia – com’è ricordato – ha posto in essere azioni militari per ripristinare il proprio dominio su territori che appartenevano ad altri Stati. Lo ha fatto direttamente, come in Crimea nel 2014 e nell’Ucraina orientale soprattutto con l’aggressione iniziata nel febbraio del 2022, in palese violazione di uno dei principi fondamentali e inderogabili del diritto internazionale consacrato dall’art. 2, par. 4 della Carta ONU, quello del divieto dell’uso della forza armata.

Raffaele Crocco

CROCCO Certo, è vero: la Russia resta legata all’idea di “Grande Russia” che la caratterizza dal 1700. Putin e la classe dirigente russa sono figli di quella visione e questo ha portato Mosca a ripristinare parte dei propri domini in Georgia, Crimea e ora Donbass. Ma in una valutazione causa/effetto, come giornalisti dobbiamo ricordare che l’avanzamento della Nato verso la Russia, con l’allargamento nell’Est Europa sino ai confini con la Russia, è iniziato negli anni ’90 del secolo scorso. Le annessioni della Russia sono nel primo e secondo decennio di questo secolo. Tecnicamente sono “risposte” ad un’azione, non sono “provocazioni”. La verità è che entrambe le parti hanno costruito motivi di scontro.

Antonino Alì

ALÌ Le due dinamiche che delineate rappresentano due prospettive opposte riguardo all'ordine internazionale e alle relazioni tra Stati. Da un lato, l'espansione dell'UE e della NATO verso est può essere interpretata come un impegno volto a favorire la cooperazione e la stabilità nella regione attraverso l'integrazione politica ed economica, nonché la partecipazione ad alleanze di sicurezza collettiva. Questo processo è stato accolto positivamente dai paesi coinvolti, come i Paesi baltici, che hanno visto in questa integrazione un'opportunità per emanciparsi dall'influenza russa e per unirsi al resto dell'Europa. D'altro canto, l'intervento militare della Russia in Georgia e l'annessione della Crimea, e l’invasione di ampie parti del territorio ucraino, possono essere interpretati come un tentativo di ristabilire l'influenza russa sulle ex repubbliche sovietiche. Non si dimentichi che la Federazione russa ha avanzato delle proposte per far retrocedere alcuni dei cambiamenti avvenuti dal 1997, in particolare per quanto riguarda l'espansione della NATO e l'architettura di sicurezza in Europa. Il 17 dicembre 2021, due mesi prima dell’invasione, il Ministero degli Esteri russo ha pubblicato due bozze di trattati, uno con la NATO e l'altro con gli Stati Uniti. Le misure proposte includevano l'impegno ad astenersi dal dispiegare truppe e armi in aree che potrebbero essere percepite come minacciose per la controparte, una moratoria sull'espansione della NATO verso est e il rinnovo del Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio.

Come valuta l’ipotesi di un’improvvisa resa dell’Ucraina causa impossibilità di difendersi ulteriormente?

KESSLER Gli ucraini resistono da due anni in maniera eroica all’invasione armata russa e alla distruzione delle infrastrutture su tutto il territorio. Difendono il loro diritto di esistere come comunità indipendente e libera di fare le proprie scelte; combattono a prezzo della loro vita per non subire il destino dei loro concittadini nelle zone occupate dai russi, sottoposti a rapimenti, torture, russificazione forzata. Continueranno perciò a farlo finché ne avranno la possibilità. Se la Russia sfonda, sarà colpa nostra. Delle democrazie liberali, che hanno esitato nella difesa (no uomini sul campo; forniture insufficienti di armi e munizioni; sanzioni inadeguate) non rendendo possibile il respingimento dell’invasore. Se ciò accadrà, sarà una tragedia per il popolo ucraino e un colpo mortale all’Unione Europea, che si sarà dimostrata incapace di difendere un Paese che aveva scelto di entrarci. Avremo un mondo più insicuro e molto più pericoloso, perché avremo dato un messaggio a Putin e a tutte le dittature del mondo che l’uso della forza nei rapporti fra gli Stati paga, che chi usa la minaccia atomica prevale.

NESI L’eventuale, improvvisa resa dell’Ucraina potrebbe costituire un deciso incoraggiamento per le mire espansionistiche e imperialiste della Russia, che proseguirebbe ad avanzare in Moldavia e poi, chissà, potrebbe adottare misure ostili rispetto agli Stati baltici o alla Polonia, che però sono membri della NATO, la quale potrebbe reagire ex art. 5 del Patto NATO.

CROCCO Temo la resa sia inevitabile. L’Ucraina non può reggere in alcun modo, da sola, il confronto con la macchina militare russa. Questo lo sanno tutti gli osservatori internazionali da subito. È nei numeri. Il tempo gioca a favore di Putin, che ha molti uomini da gettare nel tritacarne della guerra. L’Ucraina, in queste condizioni, sarà costretta – nella migliore delle ipotesi - ad arrendersi e a cedere i territori che la Russia ha in mano dal 2022. Quest’ultima in più, gioca con l’asso del nucleare nella manica. Cosa che impedisce un intervento militare diretto degli alleati di Kiev.

ALÌ La possibilità di una resa improvvisa dell'Ucraina è uno scenario complesso e delicato, il cui esito dipende da una serie di fattori politici, strategici e morali. Dal punto di vista politico e strategico, una resa dell'Ucraina potrebbe essere interpretata come una vittoria per la Russia e una sconfitta per l'Occidente. Ciò potrebbe avere conseguenze negative sulla stabilità globale e sull'ordine internazionale, in quanto potrebbe incoraggiare altri Stati a comportarsi in modo aggressivo e destabilizzante, percependo una debolezza nell'azione internazionale. È essenziale riconoscere il diritto degli ucraini a difendere il loro territorio e la loro sovranità. Ogni nazione ha il diritto di autodeterminarsi e proteggere i propri confini da qualsiasi minaccia esterna

È stato dato il giusto ruolo all'azione diplomatica? Un maggior impegno in tale campo avrebbe potuto evitare il proseguimento della guerra?

KESSLER Si è molto lavorato a livello diplomatico per prevenire l’invasione. Sul terreno, vi era una missione dell’OSCE nell’est dell’Ucraina, di cui faceva parte anche la Russia; sono stati messi in campo tutti i meccanismi diplomatici OSCE previsti per risolvere le tensioni; leader come Macron e Scholz sono andati al Cremlino per scongiurare l’opzione militare (sempre negata da Mosca). Ma Putin ha scelto la via dell’uso de lla forza militare, convinto di potersi imporre facilmente. Ora con l’invasione in atto, con un interlocutore che nega all’altro il diritto all’esistenza non c’è spazio alcuno di negoziazione.

NESI Occorre ricordare che ancora prima dell’aggressione russa sia l’Unione europea, sia singoli Stati membri dell’Unione, al più alto livello, hanno posto in essere una decisa azione diplomatica contro l’eventuale aggressione. Il tentativo di pervenire rapidamente a un cessate il fuoco è stato anch’esso posto in essere soprattutto dagli Stati membri dell’UE e dalla Turchia, dopo l’aggressione. Per quello che si sa, anche il Segretario generale dell’ONU ha fatto ricorso a tutte le possibili risorse diplomatiche a propria disposizione, recandosi anche nelle capitali interessate, per raffreddare il conflitto. L’azione diplomatica può raggiungere i propri obiettivi a condizione che i contendenti ascoltino, e non mi pare che ci sia stata molta volontà di ascolto da parte della Russia se, come è opportuno ricordare, è stata proprio la Russia a bombardare la capitale ucraina durante la visita di Guterres. Per non parlare dei continui, inascoltati appelli del Papa, che ha indubbiamente un’enorme rilevanza a livello internazionale. Meraviglia, invece, il cinismo, quando non il velato sostegno alla Russia, della Cina…

CROCCO Questa domanda dimentica tutto ciò che non – ripeto non - è accaduto prima del febbraio del 2022. La guerra in Ucraina c’è dal 2013 e poteva essere fermata grazie alla diplomazia e all’azione della intera comunità internazionale, soprattutto dell’Europa. Credo non sia causale che, mentre nel 2013 si trattava il protocollo di pace di Minsk, totalmente disatteso anche da Kiev, il Mondo, tutto, ricominciava dopo vent’anni ad alzare il livello di spesa militare, avviando un riarmo che ha portato ai 2.400 miliardi di dollari investiti nel 2023.

ALÌ Nonostante gli sforzi diplomatici, la Russia non ha mostrato interesse per una soluzione negoziata nel conflitto in Ucraina e ha continuato ad agire in modo aggressivo e destabilizzante. In queste circostanze, la diplomazia può sicuramente incontrare dei limiti, specialmente quando una delle parti non è disposta a impegnarsi sinceramente nei negoziati o a rispettare gli accordi raggiunti. Quando una delle parti coinvolte nel conflitto è determinata a perseguire i propri obiettivi attraverso l'uso della forza o attraverso azioni unilaterali, la diplomazia può trovare difficoltà nel produrre risultati significativi. Anche se la strada verso una soluzione negoziata può essere ardua, mantenere il dialogo e la pressione diplomatica può contribuire a mantenere aperte le porte per una risoluzione pacifica nel lungo termine. Inoltre, la diplomazia può svolgere un ruolo importante nel mobilitare il sostegno internazionale e nel promuovere la consapevolezza globale sulla situazione, incoraggiando una maggiore responsabilità da parte delle parti coinvolte nel conflitto.

Aiutare una nazione ai confini europei a difendersi da un’aggressione è un’azione eticamente e politicamente condivisibile? Ed è stato questo il caso dell’Ucraina?

KESSLER È la cosa giusta da fare ed è nel nostro stesso interesse, per evitare di trovarci sulla porta di casa un dittatore che si ferma solo quando si trova di fronte qualcuno più forte e determinato. E per non trovarci in un mondo senza regole e pieno di armi nucleari.

NESI Aiutare una nazione e uno Stato a difendersi da un’aggressione armata è eticamente, politicamente e giuridicamente inattaccabile, proprio alla luce del principio dell’uso della forza nei rapporti internazionali. E questo vale per l’Ucraina e vale per qualsiasi Stato e nazione.

CROCCO Aiutare una nazione, anche lontana dai privilegiati confini europei, a difendersi è sempre eticamente, moralmente e politicamente doveroso. Non è per nulla obbligatorio, anzi è quasi sempre controproducente, farlo armandola. Perché? Prima di tutto perché la protezione e la difesa dovrebbero essere concentrate soprattutto nella prevenzione alla guerra e nel creare le condizioni per il negoziato. Questo metterebbe al sicuro davvero la popolazione. Poi, perché armare qualcuno ci rende parte in causa e quindi ci impedisce di diventare credibili come negoziatori.

ALÌ Ogni nazione ha il diritto di difendersi e proteggere la propria sovranità e integrità territoriale da qualsiasi forma di aggressione esterna, come sancito dal diritto internazionale e dai principi fondamentali di sovranità nazionale. Nel caso specifico dell'Ucraina, la sua difesa contro l'aggressione russa è sostenuta da una vasta parte della comunità internazionale (141 i voti a favore, cinque i contrari (Russia, Bielorussia, Eritrea, Corea del Nord, Siria) e 35 astenuti). Questa reazione è considerata una legittima espressione del diritto all'autodifesa e della sovranità nazionale, poiché l'Ucraina ha il diritto di proteggere i suoi confini e i suoi cittadini dall'ingerenza esterna e dalle violazioni della sua integrità territoriale. Il sostegno internazionale all'Ucraina nella sua difesa è un riflesso dell'importanza attribuita al rispetto del diritto internazionale e dei principi democratici di autodeterminazione e integrità territoriale degli Stati. Sostenere la difesa di un paese sovrano da un'aggressione esterna non solo è eticamente giustificabile, ma anche un imperativo politico per mantenere la pace e la stabilità internazionale, e per promuovere un ordine basato sul rispetto reciproco delle nazioni.

L’Europa ha militarmente aiutato l’Ucraina abbastanza, troppo, troppo poco? E gli Usa?

KESSLER L’Europa e gli USA non stanno aiutando a sufficienza l’Ucraina. Troppo poco e tardi. Ora si lesina persino sulle munizioni e sui sistemi antimissile che consentirebbero a Kyiv di fermare i bombardamenti russi sulle città. Ci sono 100 batterie Patriot in Europa; cederne subito una decina all’Ucraina farebbe la differenza. Israele invece è stata difesa direttamente dall’attacco missilistico iraniano. Impiegare due pesi e due misure nel sostegno di Paesi sotto attacco rischia di distruggere la credibilità di chi interviene.

NESI Chi è aggredito militarmente deve essere aiutato da chiunque abbia a cuore la libertà e l’indipendenza degli Stati e la tutela dei diritti fondamentali dell’uomo. Ognuno aiuta con ciò di cui dispone, nella speranza che la reazione dell’aggredito induca l’aggressore a recedere. Di fronte a un’aggressione armata non è sufficiente dimostrare solidarietà, ospitare profughi e sfollati oppure inviare aiuti alimentari. Contro un aggressore armato non puoi porgere l’altra guancia e devi necessariamente fornire – se puoi - aiuti militari, che sono i soli a scoraggiare l’aggressore, se non si vuole fare prevalere le ragioni del più forte. Credo che la Russia sia stata sorpresa dalla quantità di aiuti, anche militari, forniti dall’UE e dagli USA.

CROCCO L’Europa ha aiutato militarmente l’Ucraina per quanto e come poteva, coerentemente con una scelta politica che trovo stupida, oltre che pericolosa. Ha creato un corto circuito folle: ha svuotato i propri arsenali, esponendosi disarmata al teorico pericolo di un’aggressione russa. Una contraddizione che non pare intelligente. Per evitare tutto questo ci sarà l’annunciata “riorganizzazione produttiva per il riarmo”, con una ristrutturazione delle nostre economie che le fasce più deboli pagheranno carissima. Gli Stati Uniti hanno gettato sul tavolo quanto potevano, sapendo bene che in gioco c’è la supremazia mondiale, messa in discussione da un fronte antagonista ampio, capeggiato dalla Cina, che ha nell’Ucraina un utile tavolo da gioco A rimetterci, in questa follia, sono gli ucraini, che non abbiamo abbastanza salvaguardato quando potevamo. E le politiche folli di Putin sono figlie della nostra ipocrisia: per anni lo abbiamo corteggiato, per fare lucrosi affari con lui e il suo Paese. Quando ha massacrato i ceceni o ha attaccato la Georgia abbiamo reagito blandamente sul piano diplomatico, per non disturbare gli affari. Lo stesso è accaduto quando ha annesso la Crimea. Morale: questo massacro non dovevamo alimentarlo. Dovevamo evitarlo.

ALÌ La risposta a questa domanda dipende dal punto di vista e dalle priorità di ognuno. La risposta varierà a seconda delle diverse opinioni. Alcuni potrebbero considerare l'aiuto militare dell'Europa e degli Stati Uniti all'Ucraina come troppo limitato, sostenendo che si dovrebbero fornire maggiori risorse e sostegno militare per contrastare l'aggressione russa. Altri, invece, potrebbero considerare l'aiuto militare come adeguato o addirittura eccessivo, sostenendo che una maggiore escalation potrebbe aumentare la tensione e il rischio di un confronto diretto tra la Russia e l'Occidente.