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Orsi: la mia esperienza

Alla triste vicenda del povero orso M90, desidero aggiungere alcune considerazioni ed esperienze. Più di vent’anni fa, dopo la reintroduzione dei primi orsi, partecipai ad un convegno a Prato allo Stelvio organizzato dal WWF e da altre associazioni, tra le altre provenienti dalla Svizzera e dall’Alto Adige. Si parlò principalmente della necessità di porre in opera, per contenere i rifiuti organici, di speciali cassonetti anti-orso, di strategie di monitoraggio, di controllo della specie e di comunicazione con le popolazioni interessate.

Di tutto ciò, purtroppo, dopo alcuni decenni si è fatto ben poco, pur sapendo che l’orso è intelligente e opportunista, sta dove trova cibo facilmente, ed essendo onnivoro si trova benone dove trova frutta, verdure e rifiuti organici, quindi proprio come nelle nostre vallate agricole e densamente popolate.

Sulle abitudini alimentari dell’orso ho vissuto poi un intenso episodio personale: ancora circa vent’anni fa con un amico di San Lorenzo in Banale abbiamo atteso il ritorno dell’orso dalle sue scorribande notturne. Prima dell’alba egli ci è passato a pochi metri: un animale bellissimo, lucido, con un bel muso lungo e grandi occhi. In un attimo, senza notarci, è sparito nel bosco.

Ritornata la luce del giorno, ci siamo mossi sulle tracce del plantigrado nelle campagne delle Moline e della Madonna di Deggia, rilevando che esso aveva compiuto una mangiata veramente notevole di frutta e verdure: un filare d’uva era stato accuratamente sgranato, erano state prelevate alcune verze e cappucci ed alcune pesche erano cadute dall’albero scrollato energicamente. Incredibile la quantità e qualità degli elementi vegetali, tale da far evitare all’orso vegetariano l’esca di carne predisposta all’ingresso nel bosco allo scopo di catturare l’animale e munirlo di radiocollare; il contadino certo non sarà stato contento. Ci siamo convinti della caratteristica di onnivoro dell’animale, non certo di un feroce carnivoro, come ingiustamente si cerca di farlo ritenere. Prima di lasciare i luoghi, abbiamo rilevato col gesso le orme delle zampe.

L’orso quindi ama molto i rifiuti contenuti nei cassonetti per l’organico e per questo, o addirittura per foraggiamento o per altre cause, esso può diventare confidente.

Sulla carenza di cassonetti anti-orso, da oltre vent’anni, salvo qualche rara eccezione, gli amministratori passati ed attuali si dovrebbero vergognare e sentirsi in colpa, perché sicuramente si sarebbe contenuta la presenza di orsi vicini agli abitati. Ma non solo: sono stati eliminati i guardia-parco ed affidata la gestione alle sole guardie forestali, è mancata una corretta e rapida documentazione di dove e di quanti siano i plantigradi, di dove siano le cucciolate; di quali siano le modalità aggiornate di comportamento, in caso di incontro e di strategie di difesa; non si è predisposto un sistema di comunicazione e la formazione di figure ideali che fungano da tramite tra la natura selvaggia e i cittadini.

Ciò fa pensare che la strategia dei politici provinciali non sia quella di risolvere i problemi già individuati chiaramente al tempo dell’inserimento dei nuovi orsi, ma sia quella di avere più orsi problematici per poter ogni volta riprendere la campagna elettorale anti-orso ed apparire liberatori fieri e decisi, in ciò travisando la vera natura dei plantigradi, intelligenti, schivi e paurosi dell’uomo, salvo una piccola percentuale di orsi anomali.

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