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QT n. 1, gennaio 2024 Trentagiorni

Ricordo di Renzo Videsott

Cinquant’anni fa, il 4 gennaio 1974, moriva Renzo Videsott, nato a Trento nel 1904, scalatore da giovane, ambientalista per tutta la vita. Come avvenuto al MUSE lo scorso mese di dicembre su iniziativa del Parco Adamello, anche a noi fa piacere ricordare una persona così meritevole in occasione della ricorrenza del cinquantenario della sua morte.

Videsott è persona complessa, difficilmente inquadrabile in schemi rigidi. Si può tranquillamente dire che nella sua vita abbia instaurato un rapporto così profondo con la natura da portarlo a dividere la sensibilità dei cittadini in sole due categorie: i “parchigiani” e quanti i parchi li ostacolano. Siamo in presenza di un visionario, tenace e concreto. La sua è una visione romantica, tesa a cogliere la bellezza spirituale e ricercandola in gioventù attraverso l’arte dell’arrampicare. La natura assaggiata e vissuta grazie alla roccia e al salire le cime.

Renzo Videsott in una foto giovanile

Assieme a Domenico Riudatis, come lui contrario all’idea di una montagna da conquistare, ma piuttosto da difendere, Renzo Videsott ha aperto incredibili vie di sesto grado nelle Dolomiti, come quelle sulla torre Pan di Zucchero e sulla Cima Busazza. Questa sua dimensione spirituale, concreta anche nell’arrampicata, pulita, libera da strumenti di progressione, fu sottolineata in diversi scritti sulla rivista del CAI; un giusto riconoscimento a colui che fin da giovanissimo aveva assunto la presidenza della SUSAT (Sezione Universitaria Società Alpinisti Tridentini).

Videsott, che aveva aderito al gruppo Giustizia e Libertà, un movimento inviso al regime fascista, dopo la guerra fu nominato commissario del Parco Nazionale del Gran Paradiso, dove ebbe la possibilità di dimostrare la sua grande professionalità svolgendo un’azione di recupero di un parco ormai allo sbando. In particolare mise in atto un efficace piano per la difesa della popolazione di stambecchi presenti nel parco, che rappresentava l’ultimo nucleo rimasto sulle Alpi, portando il loro numero dai poco più di 400 esemplari ad oltre 5000.

Oggi, soprattutto a causa dei cambiamenti climatici, la popolazione nel parco si è ridotta a 2400 esemplari, ma nel frattempo lo stambecco è diffuso su tutto l’arco alpino, dove sono presenti oltre 50.000 animali.

Nel 1966 a un incontro col Presidente Giuseppe Saragat

Come ebbe ad osservare il giornalista Luciano Caveri, in occasione della presentazione di un volume di Franco Pedrotti dedicato alle lettere di Videsott, “se gli stambecchi, in un immaginario pantheon del Gran Paradiso (nomen omen), dovessero scegliere un nume tutelare - che ha evitato con passione la scomparsa della specie nel cruciale secondo dopoguerra - il nome da incidere nella roccia sarebbe quello del veterinario Renzo Videsott”.

Videsott va anche ricordato per il suo grande impegno nel mondo dell’associazionismo ambientalista. Nel 1948 fu tra gli ideatori e fondatori della prima associazione ambientalista italiana, il Movimento per la protezione della natura, oggi Pro natura. Successivamente a Fontainebleau fu tra i fondatori di UICN (Unione Internazionale per la protezione della natura) e a Rottach-Egern in Baviera di CIPRA (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi). Egli era consapevole che la natura non può essere difesa creando una serie frammentata di isole protette, ma bensì proteggendo l’insieme di tutto l’ecosistema alpino, mediante politiche di alto profilo in grado di trovare il giusto equilibrio tra le attività umane e la tutela dei beni ambientali. Il suo credo anticipava i temi del confronto odierno: dalla natura si prelevi solo l’interesse, nemmeno tutto e si conservi il capitale. Un pensiero trascritto oggi nella Convenzione delle Alpi.