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QT n. 2, febbraio 2023 Trentagiorni

Nuove prospettive per la Magnifica di Fiemme

Il nuovo Scario Mauro Gilmozzi e il rinnovamento di un ente centenario, recentemente invecchiato.

A dicembre 2022 si sono tenute le elezioni per il rinnovo delle cariche della Magnifica Comunità di Fiemme. I risultati appaiono preoccupanti, in quanto si conferma un astensionismo superiore al 50%, anche in realtà dove vi era concorrenza.

In positivo va invece letto il netto rinnovo dei volti che governeranno il consesso nei prossimi quattro anni. Un ringiovanimento deciso dei regolani (i rappresentanti delle 11 regole che compongono la Magnifica Comunità di Fiemme), come significativa è stata la recente elezione dello Scario (il Presidente), Mauro Gilmozzi. Già sindaco di Cavalese e presidente del Comprensorio di Fiemme, assessore provinciale all’urbanistica e ambiente, è persona di esperienza e di riconosciuta capacità politico-amministrativa. Anche ricco di visione, politica e sociale.

Di questi tempi ci vuole coraggio per prendersi cura dell’ente millenario. Una segheria, problematica nei bilanci, da ristrutturare. Un territorio, oltre 20 mila ettari, da ripensare nelle sue funzioni. Perché Vaia e poi l’attacco del bostrico vi ha lasciato un’impronta pesante, rendendo ancora più fragile il patrimonio forestale dal punto di vista naturalistico, paesaggistico ed economico.

Italo Gilmozzi

Come riferito dallo Scario nella sua relazione programmatica, l’ente va ripensato nelle sue funzioni. Non più solo produzione di legname di qualità, ma valorizzato su aspetti trascurati nel passato. I valori della storia, della cultura, della gestione del territorio, della condivisione, della solidarietà.

Non che siano mancati. C’è stata però l’incapacità di legare questi valori alle trasformazioni sociali e produttive dell’intera valle, si è trascurata la formazione, si sono abbandonati i giovani (insufficienti i premi alle tesi di laurea più significative). Ora a Gilmozzi spetta il compito di ricucire un percorso che sembrava perduto, puntando sull’autoproduzione, sul riconoscimento valoriale dei beni comuni, nelle alleanze con gli enti comunali, da troppo tempo disattenti verso l’ente. Per riuscire in un simile ambizioso programma c’è bisogno di ricreare fiducia nell’ente e coltivare la partecipazione, l'apertura all’esterno. Auguriamo a Gilmozzi e ai suoi giovani collaboratori, attraverso un severo impegno, di riaprire un sogno vecchio di mille anni e che non può permettersi altri naufragi. Come? Rompendo il clima di chiusura costruito con le ultime modifiche statutarie, accogliendo diversità e coltivando sentieri che sono rimasti inesplorati, ad esempio, l’investimento nella biodiversità.