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Vorrei segnalare un libro...

Antonio Marchi

Vorrei segnalare un libro (“La Traversara”) che pochi conoscono, di grande importanza storica-archeologica-culturale-umana per il Trentino e i trentini - specie se amministratori pubblici, oggetto di ricerche e di studio da parte dell’architetto Fulvio Osti, a partire da Fenici, Greci ed Etruschi; un libro che mette in rilievo la sostenibilità storica e preistorica della “Traversara” come via carovaniera che da Riva del Garda raggiungeva i dintorni di Merano.

Raccontarlo non è facile, tanta è l’abbondanza di dati, note, indicazioni, riflessioni, che contiene.

Il libro si divide in due parti:

- la prima, racconta la civilizzazione che, partita da luoghi lontani, attraversa tutto l’arco alpino e oltre, portando molteplici benefici storico-archeologici-linguistici a tutto il territorio trentino, bonificandolo e arricchendolo di culture materiali e spirituali.

- la seconda, è la riflessione puntuale molto professionale di un architetto e cittadino del territorio trentino che analizza i danni e le criticità culturali del momento, alla storia umana che lo ha segnato e alla cultura che questa convivenza ha prodotto nei millenni che rischiano di naufragare alla luce dei negativi fatti attuali.

Non è solo critica, ma anche giustificata denuncia di quello che si è lasciato rovinare, che si è lasciato fare. Una critica diretta agli amministratori locali che per ignoranza o interessi elettorali si sono fatti interpreti di volgarità paesaggistiche, dissipatori di risorse e privi di quel minimo di etica che dovrebbe far parte di ogni buon politico.

Nessuno nega il diritto allo sviluppo del territorio, alla modernizzazione (un posto di privilegio spetta al turismo), purché questo sia sostenibile, compatibile con le risorse naturali e storiche.

Diversamente, a rimetterci è un territorio ancora bello ma che rischia di perdere una bellezza tramandata nei secoli.

Il problema è palpabile – scrive l’autore - e andrebbe affrontato con la dovuta energia per cercare di cacciare lontano il fantasma della vuotezza di questo scorcio di secolo, che rischia di fare di questo territorio una merce di scambio con la quale mettere in svendita la nostra anima”.

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