La scuola si cura, non si chiude
Già da prima dell’inizio della pandemia, la situazione scolastica era disastrosa.
La scuola, che dovrebbe essere un luogo che fornisce a studenti e studentesse gli strumenti necessari a comprendere, interpretare ed affrontare le sfide che il mondo in preda alla crisi climatica presenta, è stata progressivamente svuotata del suo senso, prediligendo sempre di più un apprendimento meramente nozionistico piuttosto che critico.
In questo scenario si è inserita la pandemia di Covid-19, che ha costretto le scuole di ogni ordine e grado a marzo, ed ora in particolare gli istituti superiori, a adottare la Didattica a distanza (DAD) come unico metodo di fare lezione. Non ci sono dubbi sul fatto che, di fronte alla situazione emergenziale, la ricerca di soluzioni alternative alle lezioni in presenza all’interno di aule sovraffollate sia stata necessaria per evitare il crearsi di focolai di Covid. Tuttavia, nei sei mesi da marzo a settembre si sarebbero dovute adottare tutte le misure necessarie al contenimento all’interno e all’esterno delle scuole, permettendo così un rientro in aula in sicurezza per tutti. Così è stato solo in parte, in quanto mentre all’interno degli istituti vigevano regole rigide, come indossare sempre la mascherina, entrare e fare ricreazione scaglionati, e così via, appena usciti dalle mura scolastiche gli studenti salivano su mezzi pubblici sovraffollati, che in sei mesi la Provincia non aveva avuto la lungimiranza di potenziare in vista della riapertura. E così da novembre si è tornati a fare lezione esclusivamente online.
Come Coordinamento Studentesco ci siamo chiesti cosa pensasse la componente studentesca della Provincia di questa situazione, quindi abbiamo preparato e diffuso un questionario rivolto a studenti e studentesse delle scuole superiori, che ha ricevuto più di 1.700 risposte.
I risultati della nostra indagine sono stati e saranno pubblicati sui nostri canali, e già da una prima analisi appaiono evidenti i sentimenti degli studenti e delle studentesse rispetto alla Didattica a distanza. Infatti, la maggioranza schiacciante (il 73,2%) preferisce la didattica in presenza. Ciò non sorprende, viste le risposte al sondaggio su come la DAD ha influenzato gli stati d’animo di studenti e studentesse. Saltano all’occhio il 67,7% di chi si è sentito poco o per niente motivato rispetto a prima, il 55,7% di studenti abbastanza o molto frustrati, il 72,9% che si sente poco o per niente energico, e il 56,7% abbastanza o molto nervoso. Il 50,4% ritiene che la qualità delle lezioni a distanza rispetto a quelle in presenza sia peggiorata, e il 66,3% ha trovato molta più difficoltà a mantenere la concentrazione.
Tra le motivazioni che hanno dato per preferire la didattica in presenza, spiccano la difficoltà a gestire il carico di lavoro in DAD, gli effetti sulla salute e sull’umore delle molte ore passate davanti a uno schermo, e il contatto umano con i compagni e le compagne. Risposte come “Perché si hanno meno distrazioni e si ha un contatto diretto sia con professori che con compagni”, “Perché così posso vedere i compagni e inoltre si impara meglio in presenza”, “Perché sennò non è scuola” riflettono i sentimenti di studenti e studentesse sulla situazione attuale.
È evidente come la Didattica a distanza ha influito non solo sull’apprendimento, ma soprattutto sui rapporti interpersonali, fondamentali per ragazzi e ragazze delle scuole superiori.
Nell’ottica di un futuro plasmato dalla crisi climatica, dove si ripeteranno pandemie come questa, se non peggiori, il sistema scolastico attuale deve cambiare radicalmente. Senza una modifica alla base dei metodi di insegnamento, la didattica diventa ancora più frontale, e le nozioni trasmesse più sterili e vuote di quanto sono. Vogliamo una scuola che metta al primo posto nella formazione la costruzione di un pensiero critico, che permetta a studenti e studentesse di affrontare le sfide che il mondo presenta. Ciò però non è possibile nella condizione attuale di didattica a distanza.
Per studenti e studentesse delle scuole superiori, l’annullamento totale della socialità significa perdere ogni occasione di confronto con i propri coetanei, fonte ulteriore di crescita individuale oltre alle conoscenze trasmesse a lezione.
Crediamo che, implementando tutte le misure necessarie a ridurre il rischio di contagio, dentro e fuori da scuola, sia fondamentale tornare a fare lezione in presenza. Le soluzioni per stare insieme in sicurezza esistono, la scuola si cura, non si chiude.