Turismo sostenibile: una moda?
È l'opinione dell'assessore provinciale il turismo, contraddetto da numerose manifestazioni e dal continuo attacco al territorio da parte delle società turistiche
In occasione dell’apertura della Borsa del Turismo Montano, l’assessore provinciale al Turismo Roberto Failoni, albergatore a Pinzolo, ha definito “una moda” parlare di turismo sostenibile. Un’affermazione del genere mi sembra strana. Proprio nei giorni scorsi abbiamo letto delle grandi manifestazioni alle quali hanno partecipato milioni di giovani di tutto il mondo. Da ogni parte, negli ambienti scientifici, montano le grida di allarme per i rapidissimi cambiamenti climatici in atto e per le loroinevitabili consguenze.
Non mancano a livello locale i segnali di allarme: anche solo la tempesta Vaia, che in una sola notte ha devastato tanta parte dei migliori boschi trentini, dovrebbe farci riflettere. La sostenibilità ambientale riguarda tutti noi e tutti i settori, turismo compreso. Tutto ciò avrebbe dovuto suggerire all’assessore Failoni, data la sua carica, una maggiore prudenza.
Ormai da molti anni, del tutto inascoltato, critico l’impostazione e l’indirizzo che si sono voluti dare al turismo trentino. È quindi una gradita sorpresa trovarsi inaspettatamente “di moda”. Tanto più gradita, poi, nel vedere i giovani di tutto il mondo ribellarsi contro un modello di economia predatoria, che considera il denaro e il profitto valori supremi e assoluti, e che è per definizione indifferente alle conseguenze sociali e ambientali delle proprie iniziative. È da augurarsi che questa protesta giovanile non si esaurisca nell’immediato, ma porti con sé il frutto di persone impegnate negli anni, serie e consapevoli del proprio dovere.
Il lato opposto del turismo sostenibile è il turismo non sostenibile, di cui il Trentino offre numerosi esempi. Il più recente ce lo offre l’attacco che la Società delle funivie di Madonna di Campiglio sta portando ai laghi e alla preziosa natura di Serodoli, e quindi al Parco Naturale Brenta-Adamello.
Il presidio in quota che la SAT ha organizzato sui luoghi è un chiaro indice del pericolo e dell’allarme provocati. Tutta la zona di Madonna di Campiglio offre del resto una vasta tipologia di quanto non si sarebbe dovuto fare nella già splendida conca montana: dai pesantissimi squarci aperti dalle piste nelle selve fino alla trasformazione di Campiglio in una squallida periferia urbana.
Si moltiplicano sulla nostra stampa le ottimistiche dichiarazioni sui ricavi e sui bilanci, sulla continua crescita delle presenze. Ma si tace del contributo pubblico buttato a supporto del settore, sui costi energetici, sulla continua richiesta di di nuovi bacini di accumulo.
E non è soltanto il turismo invernale ad apparire sotto molti aspetti non sostenibile: sul Garda trentino le contraddizioni di un modello sbagliato di turismo sono forse ancor più evidenti. Qui la capacità ricettiva di un’area limitata e ristretta è stata da tempo superata senza rimedio; ne sono conseguenze il caos, la paralisi del traffico, l’esaurirsi delle risorse idriche. l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, la scomparsa dell’agricoltura sotto la spinta del cemento, l’affievolirsi della stessa attrattività turistica.
Potrei portare altri esempi: dalla val di Sole, dalla val di Fassa e da altre zone. E osservo che molti dei danni di cui sopra sono irreversibili.