Andrea Camilleri, “Km 123”
L’ultimo giallo di Camilleri. Mondadori, 2019, pp. 160, euro 15.
Pubblicato da Mondadori, “Km 123”, è il romanzo che chiude la straordinaria carriera da giallista del maestro Andrea Camilleri, scomparso l’estate scorsa.
Qui Montalbano non c’è. La storia ruota attorno ad un incidente stradale, che si scoprirà essere un tentato omicidio, avvenuto al km 123 della via Aurelia, l’arteria che collega Roma con il nord Italia lungo il Tirreno.
I crimini si susseguono, il mistero si infittisce e assume risvolti ora passionali, ora economici, in una Roma borghese e decisamente noir.
Il romanzo è strutturato in forma di dossier di documenti in cui manca totalmente il narratore onnisciente: l’intreccio viene svelato attraverso dialoghi, verbali di polizia, trascrizioni di SMS, conversazioni telefoniche, articoli di giornale.
La formula è già stata sperimentata in passato da Camilleri (“La scomparsa di Patò”), ed è l’aspetto più interessante (e originale) del testo, forse quello che più ci ha spinto a leggere questo volume.
Nel testo non manca il sarcasmo di Camilleri che non perde occasione per ironizzare sul potere. L’ego dei più alti gerarchi delle forze dell’ordine è la causa delle difficoltà della polizia nel trovare la pista giusta.
Dalla prima all’ultima pagina il libro è di piacevole lettura: il giallo è di quelli che tengono incollati i lettori fino all’ultima riga, anche grazie ad una scrittura fluida e senza intoppi.
L’alternarsi dei registri linguistici è la vera forza del testo: si legge l’articolo di giornale, si ascolta la conversazione telefonica, si origliano i dialoghi fra i personaggi, si interpreta il burocratese dei rapporti di polizia. Il lettore ha la sensazione di occuparsi in prima persona del caso, e difficilmente riuscirà a non farsi coinvolgere.
Ma nonostante tutto, crediamo che questo romanzo non sia destinato a restare nella storia della letteratura: siamo così affezionati alle atmosfere di Montalbano e di tutti gli altri romanzi in siciliano cui Camilleri ci ha abituati, che ci è difficile apprezzare questo Km 123 allo stesso modo.
Ma forse lo stesso autore era consapevole del reale valore di quest’opera. Ci piace pensare che il comunista Camilleri facesse pubblicare i suoi lavori meno brillanti alla casa editrice di proprietà di Berlusconi, per fargli dispetto, lasciando le opere migliori a Sellerio.
Ma questa è una nostra congettura.