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QT n. 3, marzo 2019 Servizi

Intelligenza artificiale: Europa, leader etico?

Robot, la necessità estrema di regole e standard. L’Unione europea di fronte a un compito e un’opportunità storica.

Matteo Angeli

È almeno dal 1818, quando Mary Shelley inventò il mostro di Frankenstein, che gli esseri umani fantasticano sulla possibilità di costruire macchine intelligenti, con caratteristiche umane, capaci di minacciare la nostra esistenza. Una fantasia che oggi s’intreccia con quella che promette di essere la più importante novità della nostra epoca: la rivoluzione che nasce dall’intreccio tra robotica, genetica e intelligenza artificiale.

La posta in gioco è altissima e non riguarda solo il radicale cambiamento della struttura del lavoro. Come lo storico israeliano Yuval Noah Harari sostiene nel suo libro “Homo Deus”, gli sviluppi tecnologici esistenti hanno già “piratato” l’essere umano: l’intelligenza artificiale, gli algoritmi in grado di compiere decisioni migliori di quelle delle persone e l’ingegneria genetica minacciano di rendere gli esseri umani superflui in un futuro non troppo lontano.

O si pensi ancora alle parole del compianto Stephen Hawking. “Il fatto che i computer siano in grado di emulare l’intelligenza umana, andando anche al di là delle sue capacità, potrebbe essere il più grande evento nella storia della nostra civilizzazione, in grado di permetterci di ridurre i danni che abbiamo provocato all’ecosistema, di eradicare la povertà e le malattie, trasformando ogni aspetto della nostra società”, disse il fisico nel 2017, in occasione di un summit sulla tecnologia digitale a Lisbona.

Ma l’intelligenza artificiale potrebbe portare anche all’autodistruzione dell’umanità. Hawking fece l’esempio delle armi letali autonome (contro le quali si è espresso anche l’imprenditore visionario Elon Musk, che ha firmato un impegno a non sviluppare mai sistemi d’arma letali basati sull’intelligenza artificiale) o di nuovi modi di oppressione delle masse.

Servono regole e pratiche in grado di contenere ed evitare gli effetti indesiderati dell’intelligenza artificiale, sostenne Hawking.

Regole europee

A Strasburgo si è cominciato a discutere ormai da qualche anno su come cambiare la legislazione europea per sfruttare al meglio il potenziale dell’intelligenza artificiale. Si è ben consci che esiste una finestra d’opportunità unica, che conferisce all’Europa l’occasione per definire regole e standard del settore, prima che siano altri attori globali a definirli per lei.

Particolarmente importante per l’introduzione di linee guida in materia è una relazione a firma della deputata lussemburghese Mady Delvaux, approvata dal Parlamento europeo riunito in seduta plenaria a inizio 2017, contenente una serie di raccomandazioni alla Commissione europea per l’adozione di norme che regolino il settore della robotica.

In termini generali, per robot si intendono tutte le macchine equipaggiate di sensori e capaci di accumulare dati, che riescono sempre meglio ad apprendere da sole. Si pensi alle auto senza conducente, ma anche ai droni, ai robot industriali, a quelli per la cura e l’assistenza, a quelli per l’intrattenimento e l’educazione, ai robot giocattolo o, ancora, a quelli utilizzati in agricoltura.

Aspetti sociali, legali ed etici

La relazione del Parlamento europeo riconosce che la rivoluzione portata da robotica e algoritmi avanzati eliminerà probabilmente molti posti di lavoro. Cosa fare per impedire che il lavoro, soprattutto quello poco qualificato, scompaia?

Mady Delvaux riconosce che “questa è la sfida più grande per le nostre società e i nostri sistemi educativi. Non sappiamo cosa succederà. Credo che i lavori poco qualificati esisteranno sempre. I robot non rimpiazzeranno le persone. Ci sarà una cooperazione tra i due. Abbiamo chiesto alla Commissione di osservare questa evoluzione, i tipi di attività che verranno svolti dai robot. Può essere una cosa positiva che i robot vengano utilizzati per i lavori duri e pericolosi”.

E poi - continua Delvaux - bisogna riflettere a come adattare i sistemi di previdenza sociale, anche pensando a uno strumento come il reddito universale, “perché ci sono troppe persone disoccupate alle quali dobbiamo garantire una vita decente”. Un invito a riflettere diretto agli Stati membri, perché sono loro che decidono su queste materie, non le istituzioni europee.

La questione dei posti di lavoro è però solo la punta dell’iceberg. Chi è da ritenersi responsabile nel caso in cui il robot produca dei danni? Il Parlamento europeo ha avanzato due opzioni: il produttore, perché è colui che si trova nella posizione migliore per limitare i danni, oppure produttore, proprietario, designer/programmatore congiuntamente. In ogni caso, i proprietari di robot dovranno munirsi di un’assicurazione obbligatoria.

Decisamente più spinosi sono poi i quesiti etici, che sono svariati. Si pensi, ad esempio, ai robot finalizzati ad assistere le persone anziane. Questi permetteranno agli anziani di restare a casa anche in caso di perdita dell’indipendenza. A risparmiare sarà il servizio pubblico e, potenzialmente, anche i famigliari. Il rischio, però, è che la persona anziana diventi sempre più sola, privata dei legami sociali.

O, ancora: per quali scopi si potranno utilizzare le protesi? Fino ad oggi sono usate per sostituire una parte del corpo mancante o a integrarne una danneggiata, ma, in un futuro non lontano, potrebbero essere utilizzate per aumentare le capacità umane, obiettivo dichiarato del transumanesimo.

Con la sua relazione, il Parlamento ha invitato la Commissione a intervenire per fissare regole che tengano in considerazione gli aspetti sociali, legali ed etici legati all’avvento dell’intelligenza artificiale.

Un codice etico

Nel 2018 la Commissione Europea ha nominato un gruppo di 52 esperti - selezionati dal mondo accademico, dell’industria e della società civile - responsabili di stabilire un codice etico.Una prima bozza del testo è stata pubblicato il 18 dicembre scorso e per un breve periodo resterà aperta ai commenti, in consultazione pubblica.

Al centro del nuovo codice c’è la salvaguardia della dignità umana: le macchine “intelligenti” dovranno sempre operare per aumentare l’autonomia dell’uomo e non per ridurla. Per fare ciò, sostengono gli esperti, va evitata un’eccessiva dipendenza da questi software. Inoltre, è necessario che i meccanismi di funzionamento di questi dispositivi siano trasparenti, accessibili e, in linea di principio, comprensibili a tutti, affinché vadano a beneficio della collettività e non del singolo, e si eviti ogni tipo di discriminazione.

Raggiungere Usa e Cina

Oltre al fondamentale sforzo di darsi delle regole, a livello europeo ci si sta impegnando anche per recuperare il ritardo sui due grandi leader nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, Stati Uniti e Cina. Le multinazionali cinesi e statunitensi, come Amazon, Facebook, Microsoft e Baidu hanno infatti accesso a una quantità di dati superiore a quella dei competitor europei, questo anche perché?in Europa non ci sono piattaforme digitali globali.

L’Unione europea si è data l’obiettivo di recuperare il ritardo stimolando gli investimenti nel settore. Come? Con un sistema di partnerariati pubblico-privati che raggiungerà – secondo le parole del Commissario al mercato unico digitale, Andrus Ansip, che ha lanciato il piano alla fine del 2018 - i venti miliardi di euro di investimenti da destinare a ricerca e innovazione nel campo dell’intelligenza artificiale entro la fine del 2020, e la stessa quantità all’anno nel decennio successivo. A questi si aggiungono i sette miliardi che la Commissione Europea si dice pronta a destinare all’intelligenza artificiale nel prossimo bilancio pluriennale 2021-2027.

La partita è tutta in salita; speriamo che l’Europa, soprattutto con le regole che si sta dando, riesca ad equipaggiarsi per guidare e non subire l’imminente rivoluzione. Sarebbe uno dei campi in cui risulterebbe evidente l’indispensabilità dell’Unione Europea, perché ognuno dei nostri paesi, da solo, poco potrebbe nel confronto con i colossi globali, politici e tecnologici.

Ma non solo: la posta in gioco è ancora più vasta: è la relazione tra l’universo degli esseri umani e quello delle macchine. È il futuro che abbiamo davanti.

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