Ricordando Giuseppe Galasso
La recente scomparsa di Giuseppe Galasso, uomo di grande cultura e sensibilità, ha sospinto la mia mente indietro nel tempo, quando nel 1979 fu costituito il “Comitato per la salvaguardia dei laghi di Lases e di Valle” (il primo di una lunga serie di cui ho fatto parte). Nel cuore della zona estrattiva del porfido i due bellissimi laghetti (eredità fluvio-glaciale), legati uno all’altro in un delicato ecosistema a cavallo tra i bacini idrografici dell’Avisio e del Fersina, erano sempre più aggrediti dalle discariche dello scarto derivante dall’attività estrattiva.
Fino ad allora scarsa era stata la sensibilità ambientale delle comunità locali, soprattutto a causa della diffusa ignoranza di cui la nascente lobby dei cavatori/concessionari approfittava a piene mani. Fu nel nuovo clima creato dalle lotte operaie per il primo contratto provinciale (iniziate nel 1971/72) che, mettendo l’accento sui rischi per la salute legati all’ambiente di lavoro, trovarono un terreno fecondo le prime idee ambientaliste. Importante fu anche l’apporto di quei pochi giovani delle famiglie meno abbienti che ebbero la fortuna, frequentando le scuole superiori a Trento, di assorbire molti stimoli provenienti dal movimento studentesco del 1977; non è un caso che l’anno seguente quattro giovani di Lases promossero un’iniziativa per la costituzione di un collettivo giovanile che spiazzò e mise in allarme persino la locale sezione del PCI (che si affrettò a costituire la sezione dell’Arci al fine di imbrigliare l’azione di quei giovani).
In quegli anni nella zona del porfido parlare di tutela del paesaggio, inteso come ambiente in generale, non era facile e non lo è nemmeno oggi.
Il dibattito che si creò attorno a questi temi in seguito anche all’approvazione nel 1985 della legge Galasso, dal nome appunto dell’allora sottosegretario ai Beni culturali, alimentò quella sensibilità anche in Valle di Cembra. Finalmente veniva data piena attuazione all’art. 9 della Costituzione che recita appunto: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Ciò restituì anche dignità a quelle persone, spesso derise, denigrate, vilipese e pure minacciate, impegnate a difesa dell’ambiente.
Non va dimenticato che tali lotte si intrecciarono strettamente anche con la battaglia culturale che qui si svolgeva per l’istituzione di una biblioteca comunale. Come dimenticare quel sindaco di Albiano, noto imprenditore del porfido, che di fronte a tale richiesta batté i pugni sul tavolo durante una riunione del Consiglio comunale esclamando: “Chì no se magna coi libri, chi se magna coi sasi!”.
Fortunatamente in quegli anni potemmo giovarci dell’azione condotta da Walter Micheli che era divenuto vice presidente della Giunta provinciale ed assessore all’ambiente.
Se la deturpazione del lago di Lases è stata fermata è merito di quelle battaglie; purtroppo però il lago di Valle subì ancora per molti anni l’affronto arrogante dei poteri forti della zona e scontò il fatto che a Fornace nessuno ne abbia mai preso a cuore il destino.