Acciaieria di Borgo: un ottimismo fuori luogo
Le notizie riportate dalla stampa sull’acciaieria di Borgo paiono tutte improntate all’ottimismo: si plaude alla ripresa dell’attività a pieno ritmo, si evidenziano gli investimenti della nuova azienda (BVS), si sottolinea l’uso di rottame pulito per la produzione di acciai speciali, si rimarca l’endorsement dell’assessore all’industria e vicepresidente della provincia Olivi. Eppure le infrastrutture dell’acciaieria non sono sostanzialmente mutate dal 2011, anno in cui la perizia per la Procura di Trento dell’ingegner Angelo Borroni (Politecnico di Milano) rilevava importanti carenze strutturali dell’impianto nel contenimento delle emissioni diffuse (quelle che si diffondono all’esterno senza filtraggio o abbattimento degli inquinanti).
Il nuovo gestore dell’acciaieria, a quanto ci risulta, ha fatto finora solo lavori di rattoppo del tetto. Non si hanno notizie delle opere prescritte dall’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) del 2013 che prevedevano l’isolamento della zona forno e la realizzazione di una cappa di ripresa dei fumi (zona sversamento scorie e forno). Seppur appare lodevole l’investimento messo in campo per realizzare alcune opere per la sicurezza degli operai, come le 2 nuove cappe di aspirazione sulla colata continua e la zona di rifacimento delle siviere, purtroppo queste opere verranno realizzate (forse) solo a giugno. Nel frattempo gli operai lavoreranno in presenza di elevate quantità di polveri pericolose.
Nelle polveri dell’acciaieria di Borgo, è bene ricordarlo, sono state documentate 7 sostanze classificate come cancerogeni certi per l’uomo (cromo, arsenico, cadmio, composti del nickel, benzopirene, PCB e diossine). Le condizioni di lavoro nei 30 anni trascorsi non sono state affatto accettabili, come dimostra lo studio condotto nel periodo 1979-2009 sulla mortalità degli operai dell’acciaieria: si è rilevato un eccesso di morti per tumori polmonari e si è calcolato un vistoso eccesso di morti per tutte le cause (16 morti evitabili su 29 totali).
Tutto ciò premesso, rileviamo una carenza colpevole delle dovute cautele di fronte a sostanze pericolose per la salute. È come se gli amministratori e politici non capissero l’importanza della tutela della salute. Pensavamo che i regali all’acciaieria fatti nel passato a scapito della salute, come l’innalzamento dei limiti di diossine di 1000 volte, caso unico in Italia, fosse retaggio del passato e si fosse imparata la lezione. Invece scopriamo che con l’articolo 51.1 (emendato nel 2015) della legge sull’inquinamento provinciale si consente di superare i più restrittivi limiti provinciali. Per le polveri totali ad esempio questo comporta il raddoppiamento dei limiti di flusso orario da 2,88 Kg/ora a circa 30 Kg/ora.
Riteniamo che non sia più tempo di scherzare. Il Trentino non può diventare come Taranto. La contrapposizione (apparente) fra lavoro e salute si supera solo mettendo in campo ingenti fondi per realizzare le necessarie opere strutturali (radicali) per permettere allo stabilimento di Borgo di lavorare in sicurezza, per gli operai e la popolazione circostante.
La Presidenza di ISDE (Medici per l’Ambiente) Sezione Trentino.