“La conquista della felicità”
Bertrand Russell, la filosofia umanizzata
Per quasi un mese il pubblico dello Spazio Off ha ricercato insieme a Bertrand Russell la felicità. E, dati numeri e commenti, infine conquistandola, o almeno portandosi a casa alcuni consigli, ma soprattutto – dato il personaggio – stimoli e domande utili per farlo. Un’operazione coraggiosa e insolita per il Trentino, quella messa in piedi da Trento Spettacoli. Intorno a “La conquista della felicità. Dialogo tra Bertrand Russell e Cassiopea” – drammaturgia e regia di Maura Pettorruso, interprete Stefano Pietro Detassis – è stato infatti costruito un contenitore multidisciplinare a tema, una vera e propria manifestazione “russelliana”.
Lo spettacolo è andato in scena nel piccolo spazio di via Venezia per tre settimane, dal 10 al 28 gennaio, dal mercoledì alla domenica; per venire incontro alla domanda, altre repliche sono state aggiunte, l’ultima il 3 febbraio.
Prima di concentrarsi – giustamente e fino alla fine – sulla pièce, sarà utile dire qualcosa sugli eventi collaterali. Molto seguiti dal pubblico adulto sono stati gli incontri con Giulio Giorello, Daniele Francesconi, Sergio Astolfi e i rappresentanti del Forum della Pace del Trentino. I più giovani hanno invece avuto modo di divertirsi con i dj set di Anansi, dj Russell (Stefano Pietro Detassis) ed Ale Cocca. Anche il foyer è arredato a tema: cartoncini pendenti con aforismi russelliani, un ritratto a gesso a cura di Umberto Rigotti dello Studio Andromeda, uno spazio biblioteca, una sezione cinema, intrattenimenti interattivi. Tutto pensato per predisporre lo spettatore alla visione dello spettacolo.
“La conquista della felicità” ci presenta il filosofo, matematico, attivista e divulgatore gallese che, giunto agli ultimi istanti della sua lunga vita (morì a 98 anni), ne fa un bilancio. Maura Pettorruso attinge l’essenziale dal magma dell’autobiografia e dei saggi ed è abilissima a tradurre in drammaturgia gli amori, le lotte, i successi, i fallimenti, il complesso e poliedrico pensiero dell’intellettuale, i molteplici tormenti dell’uomo e la sempre persistente volontà di superarli.
Bertrand Russell, abito elegante, cappello blu in testa, un libro in una mano e un ombrello nell’altra, rivive la sua esistenza in un monologo-dialogo con la costellazione Cassiopea. Un racconto ambientato in un paesaggio lunare, una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio, come sembra comunicare anche l’efficace scenografia di Maria Paola Di Francesco (che firma anche i costumi), composta da una pedana praticabile in dislivello riempita di terra, un sasso bianco e luminoso e una luna – per effetto del disegno luci di Alice Colla – ora bianca ora rosata. In questo spazio Russell ripercorre la sua vita. La passione per la matematica. L’amore a prima vista con la prima moglie Alys, la tristezza quando scopre di non amarla più. Il tentato suicidio. L’avvicinamento alla filosofia. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, l’allontanamento dalla cattedra a Cambridge, i sei mesi di prigione per aver preso posizione contro il conflitto.
È in questo contesto che Russell comincia ad occuparsi della ricerca della felicità, una condizione che per lui fa rima con libertà, non per sé solo ma per tutto il genere umano. Russell è in prima linea ovunque scorga una limitazione alla libertà, e quindi alla felicità: si schiera per i diritti delle donne e delle minoranze, per un lavoro che non sia l’unico tempo dell’esistenza, per l’amore libero, per la pace. Un pensatore scettico, Russell, che invita ad avere dubbi piuttosto che certezze, a cercare domande anziché risposte; un pensiero che gli varrà il Nobel per la letteratura. Un uomo che, nonostante controversie, fallimenti e sconfitte anche grandi (così vive la Seconda Guerra Mondiale), ha sempre saputo rialzarsi. Qui, e in quella rosa bianca che sboccia dalla terra arida, sta l’essenza del lavoro di Pettorruso e Detassis: non lasciarsi vincere dalle avversità, lasciarsi animare da una scintilla di possibilità e speranza, è questo il segreto della felicità.
“La conquista della felicità” è un lavoro che riesce nell’intento di riscoprire e far riscoprire una figura come Bertrand Russell, facendone risuonare l’incredibile attualità e l’incrollabile carica positiva del pensiero. Un pensiero che, se a volte eccede in tecnicismi, recupera subito temperatura emozionale quando, nella ricerca della felicità, torna ad essere profondamente umano. Forte e delicata al tempo stesso la regia di Maura Pettorruso, che governa con sapienza e poesia ritmi e pause, colori e musiche (spiccano le folgoranti “A day in the life” dei Beatles e “Starman” di David Bowie). Sincera e colma di verità l’interpretazione di Stefano Pietro Detassis, capace di trasmettere la complessità del personaggio attraverso un movimento incerto, una smorfia, una battuta, una risata, lo sguardo di due occhi lucidi e schietti. Una mimica che rende familiare il grande filosofo e, volendo (pensare è volere, e volere è potere), più semplice la strada per la felicità.