Sesso o amore?
Le testimonianze dei giovani tra i 17 e 30 anni
“Cos’è il sesso per me? È come un gioco!” – mi dice Mattia, un diciassettenne dalla battuta svelta -. Avverto nel racconto di molti adolescenti la voglia di vivere il sesso come pura sperimentazione, come laboratorio per capire meglio se stessi e far lievitare la propria autostima. Può essere vissuto col partner di una sera, senza coinvolgimento emotivo. È un gioco in cui esplori il tuo corpo e capisci se gli ingranaggi girano nel verso “giusto”. È un terreno di scoperta che aiuta a superare le insicurezze e ti traghetta verso il mondo adulto.
Si fa perché è un’esperienza accessibile, a portata di mano. Si fa perché si è in balìa di sensazioni forti che non si riesce a contenere. Sono emozioni che travolgono, ma l’amore c’entra poco. “Si fa sesso perché a un certo punto il corpo lo vuole, hai un bombardamento ormonale pazzesco - spiega Linda, una dicianovenne con una cascata di riccioli biondi. - Allora lo fai e basta, ovunque e dove capita, basta che uno ti piaccia. Magari ti fai anche gli amici. L’amore è un’altra cosa, quello è un rapporto in cui al partner ci tieni e hai dei progetti con lui”.
Il sesso ha un effetto liberatorio, spesso è una valvola di sfogo che allieva le fatiche quotidiane e allenta lo stress. Un lasciarsi andare che apporta benefici al proprio benessere. “Oggi – sottolinea Mattia– si prende la cosa troppo alla leggera, s’incontra una ragazza e si fa tutto in breve tempo. Anche i miei amici cercano una che la dia facile, se no la mollano. Se non c’è sesso non c’è rapporto. Il sesso ti aiuta a scaricare le tensioni, anche quelle della scuola, poi sei più tranquillo e sorridente”.
Nel vortice di rapporti che scivolano via in fretta, senza un terreno d’intimità costruito pian piano, c’è poco spazio per l’empatia, e l’altro è un oggetto per il piacere immediato: “Se fai un ‘botta e via’ pensi solo al tuo piacere, a come reagisce il tuo corpo – sbotta Alex. -. Il web è pieno di chat o siti d’incontri, tipo “scopa- amica”, in cui trovi solo gente che ha voglia di trombare, è un approccio lontano dal sentimento, e sai già che all’altro di te non importa nulla”.
“Ho solo diciott’anni, se non mi diverto adesso sperimentando il sesso, quando lo faccio secondo te?” – mi chiede Camilla con sguardo intenso –. Fare sesso, per puro piacere fisico, in passato era una prerogativa maschile, ora anche le ragazze lo fanno senza amore. Puntare il piede su quest’acceleratore per molti significa godersi la vita. La verginità quindi non è più un tesoretto da custodire, ma un lacciolo che ti frena.
Camilla lo spiega senza giri di parole: “Se le tue amiche l’hanno già fatto, ti chiedono: ‘Allora, quando scopi?’. Ti vedono come una rallentata, un’immatura. Viceversa sei una ‘figa’ che sa stare al mondo”.
Coinvolgimento
“Ti premetto che mi sento una mosca bianca, non farei mai sesso senza sentimento. O mi sento amata o mi sento usata!”. Ascolto le parole che escono dalle labbra di Sofia e, come per telepatia, ricevo un messaggio su WhatsApp. È un aforisma del Dalai Lama: “Gli oggetti sono fatti per essere usati. Le persone sono fatte per essere amate. Il mondo va storto perché si usano le persone e si amano gli oggetti”. Me lo invia Davide, un ventitrenne con aria da discolo, come antipasto al nostro incontro. Rimango sospesa, un tempo erano le femmine che accusavano il sesso forte di ridurre la donna a oggetto, ora i maschi hanno raggiunto la par condicio. Davide mi parla con occhi sinceri: “Sono senza una partner e vago in libertà. Mi accorgo che sono cercato solo per essere scopato, per un divertimento serale, come fatto carnale. Non nego in passato di aver fatto altrettanto, perché sono un egocentrico di merda, ma ora vorrei che il sesso non si limitasse a un atto fisico senza alcun valore, voglio essere coinvolto psicologicamente. Vorrei che le ragazze non si limitassero a saltarmi addosso ma cogliessero la mia profondità, quello che ho dentro”.
Il bisogno di un coinvolgimento emotivo pulsa forte man mano che i ragazzi crescono. Fare sesso dentro una relazione più stabile e profonda è un modo per comunicare e capire meglio l’altro. È un’intesa che misura la sintonia fra i partner.
“È difficile provare certe emozioni se non hai un feeling particolare – dice Sofia. - Un rapporto non può ridursi a uno strofinio di corpi che non lascia traccia. Si comunica più a letto che fuori, senti se l’altro è sensibile oppure egoista. Farlo col ragazzo che ami è stupendo perché non sei solo trascinato dagli istinti ma da un fatto mentale. Ho visto spesso fare scambi di coppia, solo per tastare il terreno, ma non fa per me”.
Converso con un gruppo di ragazze molto affabili. Potrebbero essere le nipoti di donne che hanno attraversato il ‘68, donne investite da una rivoluzione sessuale che ha sciolto le briglie al loro piacere.
Scopro in queste ragazze un’amnesia storica sul femminismo, ma molte tracce di questo corpo emancipato. Il diritto al piacere è rivendicato dalle ragazze all’interno di rapporti sempre più ugualitari, senza paura di essere per questo etichettate come facili. “Non esiste che mi trovi a soddisfare solo lui – esordisce Giulia, una ventitreenne con fare grintoso. - Oggi col ragazzo dialoghi e gli dici cosa ti piace. Vedo che tutti i maschi sono attenti e s’informano al meglio per soddisfarti. Si sentono bene solo se tu sei appagata”.
Un protagonismo femminile di cui i ragazzi sono ben consapevoli, come spiega con parole eloquenti Adrian: “La donna la vedo uguale a me. Se non è un rapporto di una botta e via devi pensare anche al suo piacere. Mi piace la ragazza attiva, che prende l’iniziativa, che sa come muoversi, che ha le sue fantasie. Altrimenti è tutto troppo monotono. Oggi le ragazze badano molto al fatto se sei bravo a fare sesso, specie nei preliminari”.
Un protagonismo femminile che spiazza i maschi abituati a tenere le redini del gioco, e che può tradursi in un bacino d’insicurezze.
Lo chiarisce in modo efficace Luca, un trentenne con faccia da bravo ragazzo: “A me dà fastidio la donna troppo carnale, mi spaventa perché ha troppe aspettative. Le ‘raga’ oggi non sanno più cosa volere, vogliono il miracolo sessuale, richiedono troppo. Incontri donne in carriera che puntano a sfamarsi, al divertimento. Ti esibiscono come un trofeo. Una volta era l’uomo a essere animale, mentre la donna era l’angelo del focolare, vantava rispettabilità. Ora anche lei è diventata un animale”.
A microfono spento Luca timidamente mi guarda con occhi che sprizzano curiosità, in cerca di rassicurazioni: “Ma i ragazzi che hai interpellato sono sulla mia stessa lunghezza d’onda?”.
Modelli
Anna ha diciassette anni e un viso acerbo. Appena c’incontriamo armeggia sul suo smartphone inviandomi un link, contiene molte star del web dopo un magico ritocco al Photoshop. Tutte appaiono perfette: le pance sono piatte, le rughe sono stirate, il viso ringiovanito.
Anna, come molte ragazze della sua età, è attratta da questo modello di bellezza imperante. Il corpo è un mezzo importante per comunicare e gli dedica molte cure. Ma più lotta per distanziarsi dal suo corpo reale, che sta mutando e vede difettoso, e più aumentano le sue fragilità. Perché i modelli proposti in maniera martellante dal web, dalla tv o dai messaggi pubblicitari sono irraggiungibili.
Scorro una recente ricerca condotta dal dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento, “Generi, corpi e televisione”. Il 25% delle ragazze normopeso giudica il suo corpo “troppo grasso”, Il 40% vorrebbe fare un’operazione di chirurgia estetica per rimodellare seno o naso.
Mi chiedo quale influenza ha questo bagaglio d’insicurezze nell’approccio con la sessualità. È un disagio che ribolle dentro e lambisce a poco a poco la camera da letto, come spiega in modo eloquente Anna: “Sento forte la pressione di questi modelli. Alla mia età il corpo non piace quasi mai, ma queste immagini falsate aumentano l’insicurezza e inizi a non accettarti. Mi è capitato spesso di trovarmi nuda sul letto e di provare vergogna, l’ansia aumenta perché ti senti sempre inferiore a quelle immagini perfette che lui può vedere ovunque. Allora pensi che tu non gli possa piacere, che lui cerchi qualcos’altro”.
Questo senso d’inadeguatezza è colto con limpidezza da molti ragazzi che ho interpellato. Sono soprattutto i giovani immigrati a fare un confronto con i vissuti delle ragazze incontrate nel Paese d’origine: “Qua in Italia vedo le ragazze molto strane e complessate, hanno bisogno di continue conferme nell’intimità – spiega Adrian, un liceale colombiano -. Si vedono brutte e cicciottelle, sono ossessionate dalla ricerca della perfezione fisica. Penso che incida quello che passa negli schermi della tv italiana”
“Funzionano tutti come me?”
Intervista a Marco Scarcelli, dottore di ricerca in Scienze Sociali all’Università di Padova.
“Non soggetti isolati ma fortemente connessi alle reti sociali”. Così vede i “nativi digitali” Marco Scarcelli, esperto in nuovi media e autore del libro “Intimità digitali”.
Ho bussato alla sua porta per tracciare le connessioni degli adolescenti nell’era dei rapporti touchscreen.
Le informazioni che i ragazzi acquisiscono attraverso il web come plasmano la loro l’identità sessuale?
“Parlare di sesso a scuola e in famiglia è ancor oggi un tabù. Internet, assieme al gruppo dei pari, riempie questo vuoto. In Rete i ragazzi cercano la normalizzazione del proprio corpo per rispondere alla domanda: ‘Funzionano tutti come me?’
I maschi avvertono più delle ragazze l’ansia da prestazione e vogliono arrivare preparati alla performance.
Cercano anche le deviazioni come la zoofilia o il sadomaso, ma per definire la loro normalità. Il web è molto utilizzato anche dai ragazzi gay, per condividere esperienze e insicurezze con altri”.
L’uso della pornografia on line come influenza le loro relazioni intime?
“I maschi la utilizzano non solo come autoerotismo ma per mitigare l’ansia della prima volta. Capita che il ragazzo invii un video alla partner per aiutarla a superare le sue paure. Dopo le prime esperienze sono però consapevoli che il sesso reale è distante dalle stereotipie del porno. Le ragazze ritengono che sia un prodotto creato per gli uomini, ove il ruolo della donna è annullato. Lo giudicano noioso, troppo legato all’istintività animale. Il loro approccio è simbolico, per esplorare la natura dell’uomo. Spesso vi accedono attraverso il gruppo maschile per superare la riprovazione che circonda quest’utilizzo”.
Si tratta di un retaggio culturale?
“Diciamo che le ragazze concepiscono il porno come distante dalle loro esigenze. Esiste una pornografia alternativa, rivolta al femminile, completamente differente nelle riprese e nelle storie. È un prodotto di nicchia, sconosciuto ai più.
Se l’accesso a questo materiale si ampliasse, le ragazze aumenterebbero la fruizione, sebbene condizionate dal retaggio “si fa ma non si dice”, perché culturalmente si attribuisce all’uomo un bisogno sessuale più forte.
Specifico che il web riproduce le differenze di genere. Ad esempio, la dicotomia fra ragazza ‘da scopare’ e ‘da sposare’ sussiste. Sui social sono le femmine stesse a criticare le ragazze che postano in modo provocante, mostrandosi come ‘facili’”.
Il sexting, la condivisione di foto o immagini sessualmente esplicite inviate tramite pc e smartphone, da quali motivazioni ha origine?
“Il caso meno frequente è chi lo pratica in cambio di piccoli benefit e sottende problemi psicologici profondi. Più diffuse sono le coppie che condividono foto osé o materiale spinto per puro piacere e sperimentazione sessuale. Qui entrano in gioco i ruoli di potere.
Capita che la ragazza invii la foto al partner per sentirsi accettata, per non essere definita frigida, col rischio che se cessa il rapporto fiduciario si pubblicizzi il materiale con altri scopi. Il sexting è meno praticato con sconosciuti, lo fanno i ragazzi non più giovanissimi. A volte può essere la molla per incontri offline”.