Sesso e amore al tempo del web
Indagine fra i ragazzi digitali: i sentimenti nell’era virtuale
I grandi occhi verdi di Emma sono sgranati sul suo telefonino. Lo tormenta mentre parla con me, accarezzando i tasti con agili polpastrelli. Emma è una nativa digitale. È nata con la Rete. Lì dentro naviga e costruisce ponti con le coetanee e l’altro sesso. Lì dentro abita uno spazio che sente suo.
D’un tratto questa ragazza piena di lentiggini alza lo sguardo e si scusa. Forse percepisce la distanza virtuale che la separa dalla mia generazione, meno avvezza a smanettare tablet e smartphone.
Ho voglia di capire cosa bolle nelle relazioni di questi ragazzi sempre connessi, perché ciò che fermenta nel web lascia un’impronta nella loro identità. Ogni amo gettato o raccolto in Rete arricchisce la loro vita affettiva con nuove sfumature, sia che si tratti di amore o di sesso.
Tabù
“Non ho nessun problema a parlare di quest’argomento, anzi mi fa piacere” – esordisce Matteo con tono spavaldo -. Ascolto questo ragazzo diciottenne dall’aria dark, con molti tatuaggi addosso, e lo sento libero da ogni lacciolo. La sessualità è un tema sdoganato, accessibile, esibito in Rete e in ogni canale Tv. Eppure quando interpello i ragazzi per realizzare l’intervista scopro che il loro telefono è muto.
Lara, con il suo sguardo limpido e la freschezza dei suoi diciassette anni, esprime tutte le sue titubanze prima di accettare il nostro incontro. Avverto un senso di smarrimento e solitudine, un continuo vagare alla ricerca di qualcuno che dispensi “una cassetta degli attrezzi” per affrontare le proprie insicurezze.
“Ho sempre vissuto il sesso come un tabù, – racconta Lara - come qualcosa che va nascosto. Avrei voglia di chiedere consigli a qualcuno, ma non so con chi parlare, perché temo che le amiche possano essere le persone sbagliate. L’informazione che ti danno a scuola è insufficiente, anche se ho molto apprezzato la discussione sul tema gender, perché ti aiuta a plasmare la tua identità. Mia madre è molto aperta con me, ma sono io che mi chiudo a riccio con lei, perché temo di essere giudicata. Con mio padre non affronterei mai l’argomento perché so che lo imbarazzerei terribilmente. Così io mi sento disorientata”.
Fra gli adolescenti c’è chi plana nella scuola con un bel bagaglio d’informazioni sul pianeta sesso. Sono i ragazzi che provengono dai paesi oltreconfine. Bob è olandese, mentre Adrian arriva dalla Colombia. Questi due amici diciottenni mi spiegano che lì la vita erotica non è affatto un tabù. A scuola gli insegnanti non si vergognano a parlarne e ti preparano al meglio per affrontare questa tappa. Un allenamento che aiuta a superare i disagi: “Sono in Italia da alcuni anni, – chiarisce Adrian – a scuola ho sentito affrontare l’argomento una sola volta. Da noi t’insegnano a fare i conti con certe emozioni che prima o poi esploderanno. Questo già dalla seconda o terza media. Qui i ragazzi apprendono in Internet, ma la prima cosa che ti compare sono i porno”.
Nel deserto d’informazioni è la Rete la prima maestra, una ciambella di salvataggio cui gli adolescenti si aggrappano per placare le loro ansie. Chiusi nell’isolamento della loro cameretta navigano a vista per tappare le falle che emergono ai primi approcci con il sesso. Wikipedia spopola fra le ragazze che cercano i metodi del rapporto sicuro: “Ho affrontato sempre il metodo contraccettivo da sola, - spiega Lara – e la Rete è stata un grande aiuto, anche per farmi un’idea sulle malattie trasmissibili”. Pure i ragazzi cercano soluzioni veloci per risolvere la loro ansia da prestazione. Qualcuno sbircia su forum o blog per capire che aria tira e condividere con altri gli stessi dubbi. Sono consapevoli che le risposte del web sono fredde e distaccate, ma è il prezzo da pagare per affidarsi a un amico muto: “All’inizio hai bisogno di capire se la tua anatomia è normale, - sbotta Matteo - non sai quanto deve durare il tuo piacere e quello dell’altro, allora perché chiedere con imbarazzo in giro, se basta aprire il tablet?”.
Generazione Youporn
Il supermarket dell’eros è alla portata di tutti. Basta un click sulla tastiera e si apre un mondo di sesso esplicito: filmati, immagini e stimoli hard. Un’accessibilità che è fotografata dai numeri: in Italia, secondo una ricerca Ipsos, il 65% dei ragazzi e il 36% delle ragazze, tra i 15 e 17 anni, ha utilizzato materiale erotico. “Generazione Youporn” è il termine che gli studiosi hanno affibbiato ai giovani d’oggi.
Mirko, un diciottenne con barbetta appuntita, strabuzza gli occhi appena indago su questo tema. Il suo viso che divampa tradisce il suo imbarazzo, poi si lascia andare. All’inizio borbotta solo due parole, “fantasie erotiche”, poi snocciola un elenco dei siti hot più battuti: “Youporn”, “RedTuBe”. La tentazione di accedere a questi filmati, amatoriali o professionali, che offrono emozioni eccitanti senza fatica, è forte nei ragazzi adolescenti. Si apre e si chiude questa finestra a proprio uso e consumo senza lasciare impronte, non solo per curiosità ma per esplorare un mondo erotico che appare nebuoloso. “All’inizio – rammenta Mirko – sei pieno di dubbi su come affrontare un rapporto. Ti sta per esplodere una bomba ormonale e ti chiedi se il tuo ingranaggio funzionerà bene. Non sai come muoverti, che posizioni adottare, quali sono i punti del suo piacere. Ma dove cavolo è il punto G? Cerchi di chiarirti le idee e questi siti sono un primo soccorso”.
Cliccare un sito hot per sedare l’ansia da prestazione non è l’unico motivo. Per alcuni lo scopo è compensativo. C’è chi si arrabatta su YouPorn, in uno spazio di autoerotismo, a volte per mancanza di un partner.
Mentre scorre la conversazione con questi ragazzi, non percepisco parole di condanna, avverto in alcuni una presa di distanza, un utilizzo pensato con chiari confini. C’è la piena consapevolezza che il porno online ha le sue crepe, perché dando troppo fuoco all’eros, quella cenere può spegnere il desiderio e la voglia di scoprire il partner a poco a poco. “Un rapporto sessuale – precisa Alex, un diciottenne dal fisico minuto, con molti piercing sul viso – è diverso da quella cosa lì, così selvaggia. Nella realtà non incontri donne così affamate e formose. Il porno dovrebbe rimanere un film che ti serve a masturbarti, perché l’uomo prova questo bisogno più della donna. C’è il rischio però che ti allontani da una socialità vera. Se ti butti solo sulla fisicità, diventi un cavernicolo comandato dagli istinti sessuali.
Io lo vivo sulla mia pelle, ma è comune a molti amici. L’altra sera avevo voglia d’incontrare un’amica a casa, ho dato un’occhiata veloce a un sito hard e mi sono masturbato. Subito dopo mi è passata la voglia di chiamarla. Con lei non avrei solo trombato, ma anche fatto due chiacchiere, invece così ti isoli”.
Sono le ragazze a bacchettare duramente l’utilizzo della pornografia, appannaggio del mondo maschile, perché costruita a misura dei suoi bisogni. Spesso sono i maschi a fornire il primo accesso a materiale erotico, con intento goliardico, in occasione di feste o gite. Uno spazio che le ragazze esplorano per capire dove arrivano gli istinti maschili, ma che intravvedono come incubatore d’insicurezze. Alice, una liceale diciottenne, lo esprime in modo nitido: “Il porno ti mette a contatto con una sessualità distorta, l’uomo ha rapporti solo con donne belle e vogliose. L’immagine femminile nel porno è avvilente, perché la donna ha un ruolo passivo. Mi farebbe male sapere che lui lo utilizza, perché penserei che non lo soddisfo, anche se valgo di più di un oggetto di piacere”.
Corpi in vetrina
“Hai sentito di quella ragazza che si è uccisa dopo aver postato le sue foto hard sul web?” – mi chiede Lara -. Mentre chiudo il taccuino dell’intervista Lara mi riporta a un fatto di cronaca che rimbalza spesso sulle pagine dei media. Stiamo parlando del Sexting, una nuova moda degli adolescenti: la condivisione d’immagini o filmati a contenuto erotico. S’inviano video o selfie intimi in pose provocanti tramite WatshApp, Skype, e i vari social network. È un sesso che non si consuma, si guarda senza toccare. Si posta per scherzo, per noia, per vedere l’effetto che fa. Oppure per ricevere piccoli regali o ricariche telefoniche da chi sta dall’altra parte dello schermo, a volte sconosciuti.
Lara non vuole giudicare chi fa del proprio corpo un oggetto di scambio. Ha capito da un pezzo che il corpo si è fatto prodotto. Che un corpo bello e provocante può fruttarti nuove opportunità. Non serve fare la velina per capire che oggi sei quello che appari e non quello che sai fare. Molto presto scopri che intorno al tuo fisico c’è un’attenzione strepitosa. “Se vai a scuola con una felpa, nessuno ti caga – chiarisce Lara. - Se metti una maglietta attillata e fai lo sguardo ammiccante, allora ‘esisti’, e qualcuno ti passa pure i compiti. Molti ragazzi hanno il primo approccio con l’altro sesso col porno, perche l’uomo dà più importanza a ciò che vede rispetto a ciò che prova, e noi donne siamo ancora piegate a questi desideri maschili”.
I giovani che ho interpellato prendono nettamente le distanze da un uso del corpo come giocattolo erotico da esibire in vetrina. Sono consapevoli del rischio cui potrebbero incorrere. “Non farei mai una cosa del genere, – interviene Alice – non solo perché dall’altra parte ti ritrovi magari un brutto sfigato che non sa rapportarsi con una persona vera, né provare emozioni autentiche, ma perché so che la cosa farebbe il giro del mondo, e quando sei ricattabile, è finita”.
Per alcuni l’utilizzo delle nuove tecnologie può arricchire la relazione di nuove sfumature, a patto che si usi la testa. È un’iniziativa che nasce spesso sotto la spinta maschile: “Ho fatto ancora dei selfie intimi con la mia ragazza, – rivela Matteo – oppure ho girato video di sesso orale. È un gioco di coppia coinvolgente, ma deve rimanere tra noi. Fai questo passo solo se c’è grande intimità e rispetto reciproco”.
Le insidie portano i ragazzi a muoversi con passo felpato, anche nell’utilizzo del social più popolare, Facebook. Qui metti in scena la tua biografia, perché ogni cosa che posti sulla bacheca parla di te, delle tue passioni, delle tue emozioni. Chi sta dall’altra parte utilizza questo buco della serratura per scrutare il profilo che tocca le sue corde. Nel clic “Mi piace” c’è uno scambio di affinità che allevia l’imbarazzo dei primi approcci e che spesso è il tasto d’avvio al corteggiamento o ad altre avventure.
Sono le ragazze a mostrare maggior cautela nell’uso dei profili. C’è la paura di svelare la propria intimità, sotto il peso di troppi stereotipi. Postare foto con pose provocanti compromette la reputazione, col rischio che l’etichetta di ragazza facile faccia il giro della scuola.
Questo metro di giudizio è espresso nitidamente dai maschi: “Facebook funziona da dio, anche per trombare, – afferma Alex – perché oggi si dà meno importanza all’approccio diretto. Capisco molte cose osservando la bacheca di una ragazza. Se punta solo alla seduzione, perde credibilità. È una poveretta che ha poca profondità. Magari con lei puoi trombare, ma non è una ragazza con cui iniziare una relazione seria”.
- 15-16 anni, l’età media della “prima volta”
- Il 15% dei ragazzi ha praticato il sexting, un sesso virtuale con invio d’immagini erotiche tramite smartphone e PC.