Noi e i nostri vicini
Il fondo di Pierangelo Giovanetti sull’Adige del 15 gennaio e dedicato all’accresciuta presenza in Trentino dell’economia sudtirolese mi suggerisce qualche domanda sul rapporto fra i trentini e i loro vicini di lingua e cultura tedesca.
Direi che tale rapporto, non da ieri, ha qualche caratteristica che definirei isterica. Da un lato, sotto la spinta di un nazionalismo suggerito e promosso dallo Stato italiano nel periodo antecedente la prima guerra mondiale, il Sudtirolo è stato sentito e descritto, per lo meno da parte dei ceti borghesi e cittadini, come un nemico o addirittura come un cancro da estirpare. L’azione politica di Ettore Tolomei costituisce la massima espressione di questo sentire, fiorito nel fascismo, ma non solo al suo interno. Dall’altro lato, mi pare di registrare un complesso di inferiorità che spinge a una imitazione che direi falsa, a una retorica dei cappelli piumati che non trova vero riscontro né nella nostra storia né nel nostro costume.
Vedrei volentieri un rapporto più normale e sincero fra due popolazioni vicine con una storia comune di molti secoli e che occupano un territorio, quello della nostra regione, che può ben configurarsi unitario.
Per quanto mi riguarda, ho sempre cercato e curato il contatto con i nostri vicini di lingua tedesca, mi sono interessato alla loro vicenda storica e ho trovato in più occasioni collaborazione e amicizia.
Mi chiedo però quanti trentini, al di fuori degli ambienti più strettamente politici, spingano la propria prospettiva a nord di Salorno, ricavandone magari qualche idea e qualche suggerimento.
L’impressione è che il nostro Trentino rimanga piuttosto chiuso, a nord non meno che verso gli altri punti cardinali. I risultati non mi sembrano positivi.
La scarsa conoscenza di cui sopra potrebbe essere forse imputata anche alla scuola. Ho lasciato l’insegnamento ormai da tempo, ma ricordo come allora i libri di testo trascurassero sistematicamente la vicina realtà tirolese e austriaca, concentrandosi piuttosto su Monaco, Berlino, Dresda e via elencando. Non credo neppure che molti colleghi abbiamo promosso attivamente dei contatti.
Tra quanti a me e ad altri hanno insegnato a conoscere e ad apprezzare il Sudtirolo, voglio ricordare in prima fila Nicolò Rasmo, con le sue splendide lezioni e con le visite da lui organizzate a castelli, chiese e altri luoghi di cultura. È significativo che a Trento Nicolò Rasmo non sia stato né amato né valorizzato, diversamente che a Bolzano. Eppure Rasmo ha avvicinato i trentini a un mondo civile e colto, nei confronti del quale la nostra provincia è stata per secoli filtro e intermediario verso l’Italia.
Come sottolineato da Giovanetti, in molti campi il distacco fra Trentino e Sudtirolo è notevole, in particolare nel settore del turismo e nella tutela del paesaggio. Paghiamo qui una serie di scelte politico-speculative di breve respiro, perseguite ostinatamente senza dare ascolto a critiche e considerazioni contrarie. Non voglio mitizzare tutto quanto si fa a nord di Salorno, ma certamente una migliore conoscenza e qualche confronto potrebbero risultare utili.