Il turismo degli “eventi”
Forse per la mia età, nonché per una innata diffidenza nei confronti dei molto dinamici tempi nei quali mi tocca vivere, ogni giorno di più mi appare discutibile e sgradita l’impostazione data al nostro turismo. Puntualmente risultano privilegiati i cosiddetti “eventi”, segnatamente sportivi, e il chiasso che puntualmente questi portano con sé. Manca invece lo sforzo per dare, e in qualche caso creare, un’immagine del Trentino meno effimera, contribuendo a formare un paese consapevole del proprio passato e capace di mantenere anche in futuro un proprio volto e una propria identità.
Soprattutto in val di Sole e in valle del Sarca l’ubriacatura da “eventi” si manifesta con virulenza particolare. Così fra Vermiglio e Commezzadura dal 29 agosto all’11 settembre ha avuto luogo un campionato - naturalmente del mondo - di downhill, o per esprimersi più chiaramente, un “Uci Mountain Bike World Championship 2016”. Me ne informa un coloratissimo inserto di ben otto pagine, puntualmente ornato con la farfalla del turismo trentino.
Il contenuto è davvero mozzafiato e promette adrenalina a volontà: evoluzioni acrobatiche, freestyle, discese frenetiche, e - udite, udite! - perfino il Pumptrack. Naturalmente il programma della manifestazione mondiale è tutto in inglese.
Mi sorridono dai fogli i volonterosi organizzatori, nonché sindaci e autorità varie: mi limiterò a citare il presidente della Provincia Ugo Rossi e l’assessore al Turismo Michele Dallapiccola. Dietro l’evento - mi informa sempre l’inserto - stanno lavoro, passione e risorse. Si tratta senza dubbio di denaro pubblico, e mi chiedo se non sarebbe stato il caso di utilizzarlo in qualche altro modo.
Ma prima di lasciare le valli del Noce voglio almeno accennare ad un’altra prodezza: in occasione del campionato italiano di monociclo (recente filiazione della pratica del downhill) è apparsa la foto di un giovane che scende dalla montagna su una ruota sola. Entusiasmante davvero!
Nella valle del Sarca, e soprattutto in quel di Arco, progetti e speranze risultano assai simili. Qui la stella polare è costituita dal climbing, per il quale si è eretto un Climbing Stadium che è al centro di frequentati eventi. Nelle speranze il climbing sarebbe destinato a diventare uno sport olimpico. Abbiamo in agenda un campionato - naturalmente mondiale - di corsa in montagna e intanto ci si sforza di riempire in ogni modo possibile monti, valli e sentieri di ciclisti e motociclisti. Nel quadro rimane importante il motocross, mentre degna di rilievo è l’affettuosa attenzione dedicata alla moderna pratica del base jumping.
Non so se questa vera e propria grandinata di “eventi mondiali” (ne ho citati solo alcuni) sarà in grado di concentrare l’occhio del mondo sul Trentino. Mi colpisce però la cronica, evidente indifferenza nei confronti del paesaggio e dell’ambiente che emerge dal quadro. La montagna è vista unicamente come palestra per imprese ginnico-sportive indirizzate a provocare emozioni immediatee del tutto passeggere. Il citato inserto pubblicitario elenca, fra i motivi per partecipare ed assistere ai “mondiali”, la bellezza di un ambiente che lascia senza fiato. Non credo però che un motocrossista o un ragazzotto che scende dalla montagna su una ruota sola siano in condizione di apprezzare la bellezza del paesaggio. Non è questo il turismo che occorre al Trentino.
In realtà, a prescindere dalle chiacchiere, il Parco Nazionale dello Stelvio interessa unicamente per costruirvi funivie e piste. In quel di Arco, il Bosco Caproni, con le sue spettacolari cave sotterranee e la sua rara natura, è lasciato come bivacco per i climbers e come pista per il downhill. Il progetto di parco agricolo nella piana del Sarca è tenuto fermo. Trascurata, e probabilmente neppure vista, è la possibilità di acquisire e valorizzare Castel Madruzzo, straordinaria sentinella all’inizio della valle.
E non ho molta speranza di veder cambiare le cose...