Banda Larga: in fase di progettazione
Il progetto Banda Larga in Trentino, dopo anni di stallo e dopo un parere negativo di Bruxelles per sospetti aiuti pubblici, si è sbloccato nel 2017 grazie all’intervento di Roma e di OpenFiber. Ma allora, a che serve Trentino Network?
Alzi la mano chi pensa che in Trentino siamo all’avanguardia a livello di Internet Veloce.
Probabilmente sarete molti, ma siamo costretti a smentirvi. Guardate la mappa numero 1 (proviene da bandaultralarga.italia.it): appare palese quanto oggi la nostra situazione sia drammaticamente agli ultimi posti in Italia. Lo avevamo già detto in passato, ve lo confermiamo.
Come si vede, il colore del Trentino è sempre tra i più chiari rispetto alle altre Regioni. In passato si è fatto poco o nulla.
Osservando invece la mappa 2, si nota come le uniche zone coperte dal servizio di banda larga sono quelle delle zone di città (Trento, Rovereto, Pergine, Arco, Riva) che vengono definite nere, ossia ad alto interesse di mercato. In quelle aree, gli investitori privati (leggasi Telecom, Fastweb, Vodafone, Wind e compagnia bella) hanno ottime probabilità di ricevere un ritorno dagli investimenti fatti, grazie alla maggior densità di popolazione e di attività economiche presenti.
Per dettagliare la situazione trentina, mostriamo due mappe estratte dal sito dell’AGCOM che mostrano la diffusione della rete in fibra in Provincia.
Il sito web indicato è molto interessante: è possibile localizzare su una mappa il proprio edificio e verificare le informazioni sulle connessioni disponibili con un grado di dettaglio decisamente superiore a quanto sia finora stato mai messo a disposizione da un ente pubblico.
La mappa 2 rappresenta la distribuzione di internet in fibra utilizzando la tecnologia FTTC (che possiamo in qualche modo assimilare alla diffusione della fibra a 30 Mbps, pur facendo una grossa approssimazione), mentre l’altra rappresenta la diffusione della tecnologia FTTH. Per le definizioni delle due tecnologie vi rinviamo al consueto glossario che aggiungiamo a pag. 24.
Nelle aree bianche, come ad esempio le valli montane, il ritorno economico sugli investimenti da parte dei privati non è garantito: in quelle zone, infatti, non ci sono i numeri né dal punto di vista della densità di popolazione, né da quello delle attività economiche, oltre all’aumento dei costi dovuto alla difficoltà di servire le zone montane.
L’economia trentina, però, è basata sulle attività economiche delle valli: si pensi all’impatto sull’economia locale dell’agricoltura o del turismo. In queste zone deve essere l’ente pubblico a provvedere, ossia la Provincia attraverso il suo braccio tecnico: Trentino Network.
Eppure, ancora oggi il grosso del territorio trentino (circa il 70%) non è ancora servito dai più avanzati servizi di rete informatica: un po’ pochino per una Provincia che sostiene di essere sempre un passo avanti rispetto agli altri, o che si fregia di fiori all’occhiello quali le fondazioni Bruno Kessler o Edmund Mach, gioielli della ricerca tecnologica e agricola. Quindi poche storie: la Banda Ultra Larga va messa a disposizione urgentemente anche nelle zone non urbane.
Dal 2015 al 2017
Ripercorriamo per un momento il percorso fatto da allora ad oggi. Dopo aver messo in piedi la dorsale, la grande autostrada informatica connessa alla rete globale, che corre lungo le valli e si connette alla rete globale, Trentino Network promette che avrebbe presto creato la rete di accesso a questa dorsale, attraverso la società partecipata Trentino NGN (New Generation Network – rete di nuova generazione).
Peccato che in questa società ci sia anche Telecom. La cosa non piace per niente a Bruxelles: l’ente pubblico non può contribuire alla creazione di una infrastruttura di rete per poi regalarla all’azienda privata, che diventa di fatto un monopolista. E così tutto si blocca, Trentino NGN viene sciolta, e la Giunta Provinciale di Ugo Rossi lascia cadere nel vuoto il progetto di rete di accesso in fibra interamente pubblica.
Resta sospeso uno stanziamento di 67,7 milioni.
Nel 2016, arriva provvidenziale il piano nazionale per la Banda Larga del governo Renzi, e il Ministero per lo Sviluppo Economico stanzia per il Trentino 47,7 milioni di euro per la creazione della Banda Ultra Larga nelle zone a fallimento di mercato (le zone bianche).
Di fronte a questo gruzzolo di denaro, la Provincia coglie l’occasione per ridimensionare il suo investimento, riducendolo a 42,5 milioni. Alla fine dei conti, ci sono 90,2 milioni a disposizione del Trentino per realizzare la rete in fibra, e si apre il bando di assegnazione per i lavori.
OpenFiber si aggiudica il bando
Nell’agosto 2017, OpenFiber, azienda nata da un accordo tra Enel ed altri operatori, vince il secondo bando di gara per la realizzazione della rete d’accesso in fibra nelle zone a fallimento di mercato di diverse regioni d’Italia, tra cui la provincia di Trento. Trentino Network, quale ente locale, avrà il compito di coordinare i lavori e le relazioni con gli enti locali.
Le speranze di entrare nel futuro (o forse sarebbe meglio dire, nel presente) si riaccendono. La Provincia convoca i Comuni a fine febbraio 2017 per chiedere l’adesione al piano.
E qui si creano nuovi intoppi, che fanno apparire l’obiettivo del 100% della copertura a 30 Mbps nel 2020 un po’ complicato da raggiungere: non tutti i Comuni sono infatti allineati coi tempi del progetto per quanto riguarda l’approvazione e quindi la partecipazione all’iniziativa.
Per chiarire questo punto, ci siamo informati presso il gruppo Facebook Trentinoenbanda, i cui utenti, da alcuni anni, monitorano l’andamento del progetto Banda Ultra Larga in Trentino. Tra gli utenti del gruppo, amministrato da Alessandro Ghezzer e Bruno Bolognani, emerge l’importante lavoro dell’utente Nicola Bontempelli, che ha preparato un foglio elettronico per seguire in tempo quasi reale l’andamento delle delibere di approvazione da parte dei Comuni e dello stato di avanzamento dei lavori.
Nel file si possono vedere i Comuni che hanno già deliberato a favore del piano di sviluppo, mentre in una seconda pagina del documento è possibile controllare lo stato di avanzamento attuale dei lavori Comune per Comune, sia per il progetto di Fibra, sia per i progetti di Fixed Wireless (FWA), che permette di collegare frazioni meno raggiungibili attraverso una connessione via etere.
La situazione, sintetizzata è questa: su 213 Comuni del Trentino (secondo le denominazioni precedenti agli accorpamenti), solo 9 hanno approvato il progetto, mentre la maggior parte di essi sono ancora in fase di progettazione definitiva: l’attuazione del piano non è così fluida.
Le fasi di sviluppo del progetto
Fase | Scadenza per l’avvio del progetto | Unità Immobiliari | Unità a 30 Mbps | Unità a 100 Mbps |
---|---|---|---|---|
Fase 1 | Novembre 2017 | 69.862 | 9.867 | 60.139 |
Fase 2 | Gennaio 2018 | 144.696 | 21.573 | 123.123 |
Fase 3 | Marzo 2018 | 214.175 | 31.090 | 183.085 |
Fase 4 | Maggio 2018 | 276.188 | 43.540 | 232.648 |
Al di là delle magagne burocratiche, il progetto OpenFiber prevede quattro fasi di sviluppo, ciascuna della durata prevista di due mesi, al termine delle quali l’intero territorio provinciale avrà iniziato a lavorare sulla questione. Attenzione: avrà iniziato, non terminato.
La mappa 3, in pratica mostra che ogni due mesi, nuovi comuni avvieranno il progetto che prevede a sua volta alcune fasi di progettazione e di ottenimento di permessi, prima di poter avviare i lavori.
Trentino Network: prima e dopo
Ci vorrà ancora tempo perché si possa parlare di un Trentino realmente all’avanguardia. Grazie all’intervento di Roma, il sistema si è liberato da una inerzia che stava diventando insopportabile (già adesso, i 30 Mbps appaiono un po’ stretti per le necessità di una famiglia di quattro persone).
Eppure, per ridurre il cosiddetto digital divide tra città e valli, la Provincia aveva lanciato Trentino Network, che era partita bene portando a termine la posa delle dorsali lungo le valli, ma che poi si è arenata con la sentenza di Bruxelles su Trentino NGN.
L’evoluzione di Trentino Network dal 2015 ad oggi può essere raccontata confrontando le mission riportate dal suo sito, nel 2015 (che oggi non trovate più, ma noi l’abbiamo conservata e pubblicata già nel 2016) e in quello odierno (fonte: www.trentinonetwork.it).
Mission del 2015: “Il progetto di infrastrutturazione per la larga banda della Provincia di Trento prevede di realizzare un’infrastruttura di rete interamente in fibra ottica di circa 800 Km a copertura dell’intero territorio provinciale”.
Mission del 2018: “La mission di Trentino Network può essere sintetizzata in: progettare, realizzare e gestire reti per le telecomunicazioni e radiocomunicazioni e tramite esse fornire servizi agli enti territoriali, alle pubbliche amministrazioni del Trentino e agli operatori del mondo delle TLC”.
La mission iniziale di TNET, come si nota, è stata decisamente annacquata: ora Trentino Network si occupa di servizi collaterali che sono pur necessari, quali mettere a disposizione connettività Internet al Festival dell’Economia e ad altre iniziative che portano un certo valore al territorio (ritiri estivi delle squadre di calcio di serie A e B). La Banda Ultra Larga, invece, arriva da Roma; e se non era per Roma stavamo freschi (e disconnessi).
Mbps: Megabit per Secondo. Misura la quantità di dati che passa attraverso una sezione di cavo in un secondo, ossia la velocità di trasferimento dei dati. È la misura della banda. Più è grande, più veloce è la rete e meno frustrante è l’uso di Internet.
Banda in Download: È la misura della velocità di trasferimento dei dati in scaricamento (dalla rete al nostro computer). Serve a valutare quanto la connessione sia veloce nel mettere a disposizione degli utenti le informazioni. Da questo dato dipende (ad esempio) la velocità di scaricamento di un’immagine di alta qualità o la fluidità della visione dei video di YouTube, la qualità di una chiamata con Skype.
Banda in Upload: Misura la velocitàdi caricamento di un file dal nostro computer o device verso la rete. Serve a valutare quanto la connessione sia veloce nel caricare sulla rete le informazioni. Da questo dato dipende ad esempio la velocità di caricamento su Facebook di immagini o video o il tempo impiegato per consegnare via web all’Amministrazione un documento digitale. Può essere anche molto diversa dalla banda in Download.
Zone Nere: zone dette anche a successo di mercato, in cui la domanda di un determinato servizio è tale da rendere appetibile l’investimento di operatori privati per offrire quel servizio.
Zone Bianche:zone dette anche a fallimento di mercato, in cui la domanda di un determinato servizio non promette a eventuali operatori privati di avere ritorni da investimenti. In questi casi, il settore pubblico interviene, per garantire quel servizio alla popolazione.
Fiber to the Cabinet (FTTCab): la fibra termina presso un nodo intermedio della rete di accesso su portante fisico (rame) esistente, tipicamente gli armadi di strada. La maggior parte dei servizi fibra oggi in vendita dai maggiori operatori consiste in questa tecnologia. La banda nominale garantita è 30 Mbps in download (quando scarichiamo dalla rete al computer) mentre è 3 Mbps in Upload (quando carichiamo qualcosa sulla rete). Gli operatori, a seconda della qualità delle linee possono offrire servizi fino a 100 Mbps in download e 20 Mbps in upload. La banda minima garantita (da contratto) è comunque al massimo 1 Mbps in entrambe le direzioni d’uso: la suddivisione fra vari clienti può costringere l’operatore a frazionare la quota di banda a disposizione dell’utente.
Fiber to the Home (FTTH): la fibra termina presso un punto di terminazione ottico interno all’Unità Immobiliare. La fibra arriva direttamente sul modem/router di casa.Mediante quest’ultima tecnologia si può garantire una banda più ampia dei 100 Mbps, vista l’assenza o la trascurabilità delle dispersioni del rame.
Fixed Wireless (FWA): tecnologia senza fili basata su trasmissioni a frequenza 28 GHz. Permette di raggiungere zone che sono difficili o impossibili, per ragioni geografiche, da connettere fisicamente alla rete. È una tecnologia che dovrebbe consentire di fornire almeno 30 Mbps, ma molti esperimenti nel mondo confermano di essere in grado di superare i 100 Mbps.
Trentino Network in tribunale: quando si smarrisce la mission…
In questi giorni Trentino Network è finita sulle prime pagine dei giornali non per i risultati raggiunti (?) nel dotare il Trentino di banda larga, ma per la chiusura delle indagini della Procura della Repubblica su una serie di incarichi affidati e pagati dalla società, e che il PM ritiene fasulli.
Da qui varie accuse per turbativa d’asta, truffa, falso ideologico, abuso d’ufficio a otto indagati, tra cui il presidente di Trentino Network Alessandro Zorer e il direttore amministrativo Alessandro Masera.
Un danno alle casse di Trentino Network di circa 138.000 euro, finiti nelle tasche di ex dipendenti di Trento Rise, il consorzio che avrebbe dovuto sviluppare il trasferimento tecnologico da Università e centri di ricerca alle aziende e che invece si era dedicato alla distribuzione di consulenze milionarie e fasulle, e dal conseguente scandalo è stato poi travolto.
Vedremo se le ipotesi accusatorie del PM dott. Pasquale Profiti verranno confermate in sede di giudizio. Quello che comunque emerge dagli atti è la conferma di un quadro sconfortante delle cosiddette “società di sistema”, o almeno di quelle incaricate di pilotare l’innovazione in Trentino.
Non si vede, nel loro operato, nessun controllo, nessun rendiconto, nessun obiettivo, anche parziale, da raggiungere.
Venivano affidati fumosi incarichi di “assistenza gestionale e documentale a supporto del settore gare d’appalto” e “servizi professionali di supporto amministrativo e giuridico” senza che mai si verificasse in cosa consistessero questi supporti, cosa avessero prodotto, se di fatto ci fossero state le prestazioni che secondo la Procura, invece, semplicemente “non sarebbero state svolte”.
Ora, le società funzionali prevedono, a differenza della Pubblica amministrazione, la massima elasticità nelle procedure. Anzi, sono state istituite – o almeno, così ci hanno raccontato - proprio per questo: svincolare delle attività dalle rigidità del pubblico. Ma qui questa elasticità è stata portata all’estremo, oltre il limite di rottura, accettando un’incredibile fumosità degli incarichi, per di più reiterati, senza prevedere alcuna verifica sui loro risultati e nemmeno sulla loro effettiva attuazione.
Ma questo meccanismo, che qui riguarda sperperi per decine di migliaia di euro, su scala macro riguarda le stesse società – Trento Rise e Trentino Network – e i loro bilanci multimilionari. Sì, perché il trasferimento tecnologico promosso da Trento Rise sostanzialmente non c’è stato; e la banda larga che Trentino Network doveva assicurare non l’abbiamo, come spieghiamo nel servizio a fianco.
Queste società, oltre alle illegittime elargizioni di denari denunciate dalla Procura, hanno soprattutto fallito in pieno la propria mission. Anzi, probabilmente le due cose si legano: una società che smarrisce la propria finalità, quasi inevitabilmente diventa un carrozzone preda di dinamiche degenerative; e viceversa, una società in cui si pensa allegramente al proprio personale tornaconto, facilmente perde di vista lo scopo complessivo.
E qui ci sentiamo in dovere di chiamare in causa la politica.
La quale non è tenuta a verificare la correttezza amministrativa di ogni singolo atto, ma a verificare in che direzione stiano andando le società da lei istituite e foraggiate. Questo è il suo compito.
A meno che non ci siano complicità anche a livello politico: le pressioni, le richieste, di aiutare questo o quello, di favorire tizio che è così bravo ma la sua aziendina è in difficoltà, ecc ecc (l’abbiamo già visto con la società Keynet, nel cuore del Presidente Ugo Rossi). Magari tutte cose penalmente non rilevanti, ma che inquinano l’efficienza e la cultura aziendale di una società e impediscono al controllore di esercitare il suo ruolo.
C’è poi un altro aspetto da considerare. In queste due vicende (Trentino Network e Trento Rise) compare lo stesso giro di persone, che nelle varie società – oltre alle due citate possono apparirne altre, a iniziare da CreateNet - si attribuivano e scambiavano incarichi e appoggi. Io ti affido una consulenza, tu appoggi la promozione del mio amico, lui mi affida un incarico, e così via. Tutto ciò senza produrre alcunché, tanto nessuno verifica.
È un peccato mortale, forse la pecca maggiore di Dellai e dei suoi eredi ed emuli: aver lasciato il settore dell’innovazione in preda a queste dinamiche.
Ettore Paris