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QT n. 10, ottobre 2015 Seconda cover

Folgaria: la paura

I folgaretani devono sborsare 2 milioni per salvare gli impianti. Ma temono che non servano a niente e che tutto sia cambiato ma solo in apparenza..

Tutto deve cambiare perché niente cambi. Se non proprio la celebre frase, ma di sicuro il concetto, cinicamente espresso nel “Gattopardo” dal principe di Salina, agita i pensieri dei folgaretani. Che oggi si ritrovano ad aver investito tanti soldi in una società impiantistica, la Carosello Ski, diventata padrona dell’Altopiano, di averli persi tutti nel crack della stessa e di doverne ora reinvestire di nuovi nella medesima società riesumata; con l’infelice prospettiva che la storia si ripeta, dal momento che sono le stesse forze di prima - se non proprio gli stessi uomini - tutt’ora al comando. È cambiato il sindaco, sono cambiati i vertici della società, si è messo in disparte il plenipotenziario politico (l’assessore Olivi), ma non è che sia solo un cambiamento di facciata? Questo si chiedono i folgaretani, mentre si trovano a dover decidere se mettere ancora mano a un portafoglio non proprio rigonfio.

È stata un’assemblea pubblica a metà settembre, per il lancio della raccolta popolare di partecipazioni azionarie, il momento in cui ha iniziato a palesarsi questo timore.

L’assessore Michele Dallapiccola

Al tavolo di presidenza, assieme al nuovo sindaco Walter Forrer, c’erano il vicepresidente di Trentino Sviluppo ing. Fulvio Rigotti e l’assessore provinciale Michele Dallapiccola. Un trio scombinato, a rappresentare storie, idee, interessi, confliggenti, eppure costretto a collaborare.

Da una parte Rigotti, uomo di potere, della Provincia e della Cooperazione, uno di quelli che siedono su mille poltrone, e che in Trentino Sviluppo aveva sempre supportato, con pareri tecnici e generose elargizioni, tutti gli scellerati investimenti della Carosello; dalla stessa parte Dallapiccola, a rappresentare una Giunta provinciale che non vuole e non può mettere spalle al muro il proprio vicepresidente assessore Olivi, già sindaco di Folgaria e garante politico del folle sviluppo impiantistico. Dall’altra parte invece Walter Forrer, eletto sindaco proprio contro tale sviluppo, ormai collassato.

A complicare il quadro, il fatto che Rigotti e Dallapiccola portavano i soldi, 12 milioni per salvare gli impianti; e Forrer di questi soldi si trovava ad avere disperato bisogno, di fronte allo spettro di una stagione invernale senza sci. Ma anche Dallapiccola aveva bisogno di Forrer, per riuscire a convincere i folgaretani a scucire di tasca loro 2 milioni, condizione indispensabile per rendere accettabile agli altri territori l’ennesima elargizione provinciale.

Questi gli attori in campo, di fronte a una sala gremita, divisa tra chi il folle sviluppo della Carosello lo aveva sempre contrastato e chi appoggiato, ma una sala al contempo unita da due contrastanti sentimenti: la rabbia per i soldi persi e il timore per l’incertezza delle prospettive.

Il sindaco Walter Forrer

Era Rigotti che, davanti a un grande pannello che illuminava le cifre impietose (le riportiamo nella tabella a pag 18) illustrava la situazione e cercava di dare prospettive. Che in buona sostanza sono queste: la Carosello si trova con il patrimonio azzerato, e un bilancio in rosso profondo per gli interessi sui debiti. Trentino Sviluppo - con l’appoggio della Provincia - ha avviato un’operazione di riorganizzazione in una sola società, accordo con le banche per ridurre il tasso sui debiti allo 0,4%, revisione delle spese e ricapitalizzazione, cioè nuovi soldi: 12 milioni (di cui 3 già versati per finire la scorsa stagione) dalla Pat, 1 dal Comune, 2 dai privati, cioè dai folgaretani. “In questi termini si può andare avanti e, ipotizzando entrate, cioè afflussi turistici, come quelli degli ultimi anni, ritornare a bilanci in attivo nel 2023” concludeva Rigotti.

Fulvio Rigotti, di Trentino Sviluppo

A complicare le cose ci si metteva Dallapiccola. Che si lanciava in una difesa a spada tratta degli amministratori della Carosello (a iniziare dall’ex potentissimo AD Remo Cappelletti), e quindi della cupola politico-affaristica che negli ultimi anni a Folgaria aveva fatto il bello e il brutto tempo: “Siamo qui a parlare di un debito contratto a fin di bene: oggi, con il senno del poi, possiamo chiamare quelle scelte degli errori, ma se non ci fosse stata la sfortuna, se tutto fosse andato bene, oggi porteremmo quegli amministratori in palmo di mano”. Seguivano poi grandi elogi e attestati di stima e fiducia nel nuovo presidente della Carosello Denis Rech, in realtà da dieci anni delfino di Cappelletti. E nella sala cominciava a diffondersi la sindrome da gattopardo: hanno cambiato un paio di facce, perché nulla cambi. Dallapiccola metteva le mani avanti: “Invece di distribuire veleno e preoccupazione, bisogna distribuire serietà e ottimismo!

A quel punto il sindaco, votato perché tutto cambi davvero, si trovava spiazzato. Poneva alcuni distinguo: chiamava Rech presidente “traghettatore”, ne elogiava la disponibilità a farsi da parte una volta che fosse avviata la nuova fase con la nuova società che si dovrebbe costruire. Ma in questa nuova società “dovremo aver quote, per poter decidere”. Esortava quindi ad organizzare in fretta la raccolta dei due milioni, sia per salvare gli impianti e la stagione, sia per poter avere voce in capitolo.

Con la parola passata alla sala, si ponevano i puntini sulle i. “Non si è trattato di sfortuna, assessore; a Folgaria c’erano tutte le premesse per questo fallimento. Quando fu commissionato uno studio alla Bocconi, ci dissero di non fare nuove piste, causa quota bassa, scarsa pendenza, scarsa vocazione allo sci; nel 2008 anche la commissione provinciale diede parere negativo, ma Dellai decise di ignorarlo. Quindi no, dietro quest’insistenza non c’era il bene comune, ma un progetto speculativo” denunciava Daniele Ciech. Che comunque esortava: “Però a questo punto, è vero, non possiamo tornare indietro, dobbiamo tutti metterci soldi”.

Il tema però era brutale: chi comanda? Chi li gestisce questi soldi? E iniziava ad aleggiare un fantasma, la Tempo Libero. Questa società privata, costituita per coinvolgere soprattutto imprenditori non folgaretani (Zobele, Dalle Nogare e in primissima fila Marangoni), intrecciata con partecipazioni nelle società impiantistiche e attraverso le cariche con la cupola locale (presidente è ancora l’ex dominus Remo Cappelletti), si è vista anch’essa crollare il patrimonio netto, ma vanta verso la Carosello un credito di 500.000 euro che sembra venga trasformato in azioni nella nuova società.

500.000 su 2 milioni, il 25%. È una quota con cui si controlla una società. Non è che ci ritroviamo nelle mani di questi signori?” si chiede dalla sala. Dal tavolo della presidenza si tergiversa, si minimizza. La sala non gradisce.

La situazione, spiegata da Rigotti, è la seguente: Trentino Sviluppo, con i 9 nuovi milioni versati dalla Pat, avrebbe la maggioranza, ma non intende gestire la società, bensì controllarla; avrà quindi, nel cda a 7, un consigliere, e uno ne avrà il Comune, entrambi peraltro con diritto di veto sugli investimenti. Gli altri 5 posti saranno quindi ai privati, che versando 2 milioni gestiranno l’intero business.

Appunto - dicono in sala - comanda la Tempo Libero”.

Rigotti garantisce: “Sarà Trentino Sviluppo ad esercitare il controllo, con estremo rigore. Su questo ci mettiamo la faccia, tra 15 anni potete chiederci conto”.

L’assicurazione sortisce l’effetto opposto: Trentino Sviluppo ha sempre detto di sì a tutte le espansioni della Carosello, compresa l’ultima follia: 23 milioni nel 2013. I tecnici paraprovinciali sono notoriamente subalterni al potere politico, dicono di sì sbattendo i tacchi, le loro assicurazioni lasciano quindi il tempo che trovano: i privati, ben ammanicati a piazza Dante, potrebbero nella società fare quello che vogliono.

A questo punto chiude la serata il sindaco Forrer, che cerca di recuperare: “Sarà il Comune, a farsi carico dell’aggregazione dei sottoscrittori, perché contino. Questo progetto non ha alternative, possiamo solo governarlo. E anche i piccoli investitori devono avere fiducia, perché, con la nuova società partiamo da zero”. Parole giuste. Ma pronunciate tardi?

L’appello del sindaco

Sindaco, all’assemblea è emerso il timore che nulla in realtà cambi, che si versino altri soldi per avere sempre i soliti al comando. Cosa può fare il Comune?

Il Comune si è reso conto che i problemi sono stati la mancanza di comunicazione soprattutto verso i piccoli azionisti. Ora può dare tranquillità se riesce a mettere in rete informazioni e giudizi, veicolarle verso la popolazione.

Aleggia il timore che la nuova società finisca sotto il controllo della Tempo Libero, cioè di Marangoni e soci. Il Comune sta pensando ad organizzare i piccoli azionisti in un patto di sindacato?

Certamente devono organizzarsi, ma questa deve rimanere una cosa che fanno loro. Poi quello che Tempo Libero farà non lo so, è una società privata. Quello che io auspico è che i folgaretani entrino in massa, e organizzati, nella nuova società.

Il fatto è che si è percepita una sostanziale continuità, niente affatto gradita, con la gestione precedente.

A inizio anno Trentino Sviluppo ha chiesto un rinnovamento, mettendo un tutor finanziario, il dott. Sergio Anzelini, e controllando anche i collegi sindacali, chiedendo le dimissioni di Cappelletti e vertici, e insediando alla presidenza Denis Rech.

Rech, appunto. Che lei ha chiamato ‘figlio di Cappelletti’.

Non c’è dubbio. Ed è stato individuato come colui che può far funzionare ora gli impianti; poi tra un anno si vedrà.

Si poteva lasciar fallire la Carosello, con i libri in tribunale e le responsabilità finalmente chiarite. Poi gli impianti sarebbero stati fatti funzionare dal curatore fallimentare.

Eletto sindaco, mi sono trovato con la decisione già presa di non farla fallire e con in corso accordi con le banche e i creditori. Poi non so se un curatore fallimentare riuscirebbe a far funzionare gli impianti, a Marilleva lo fa, ma lì la struttura industriale era sana, produceva utili.

Un altro segnale di arroccamento è il rifiuto a ipotizzare la chiusura degli impianti, in perdita, verso il Veneto.

Il loro destino verrà deciso dal futuro cda, alla luce di approfondite valutazioni sui dati. È prematuro decidere adesso, sappiamo che quell’investimento ha portato al collasso dei conti, non è chiara invece la partita tra il dare (costi di gestione) e l’avere (numero di turisti coinvolti). Intanto bisogna tenerli aperti per alcuni anni per avere i contributi della Regione Veneto.

C’è chi pensa che la raccolta dei 2 milioni dai folgaretani non sia poi così indispensabile. La Pat interverrebbe comunque per garantire l’apertura della stagione a dicembre.

È un’ipotesi campata in aria. La Provincia di questi tempi non può darci 12 milioni se noi non ci mettiamo niente. Vorrebbe dire che neanche noi crediamo a questo progetto, ci sarebbe la rivolta degli altri territori. E se a dicembre non si riapre, è una catastrofe. Al contrario, se si investe, si avvia la stagione e soprattutto, se si investe organizzati, si conta nella gestione. E anche questa amministrazione comunale, nata per cambiare, può rafforzarsi solo se può contare sulle disponibilità dei privati, se rimane da sola è un vaso di coccio.

I dubbiosi

Abbiamo chiesto ad alcuni folgaretani, da anni impegnati per un nuovo turismo sugli Altopiani e in varia maniera sostenitori del sindaco Forrer, come si prospetta presso la popolazione la raccolta dei 2 milioni per rilanciare la Carosello Ski.

Tiziano Togni, bibliotecario

A quanto vedo io, è difficile raccogliere i 2 milioni. Nell’assemblea il sindaco Forrer, che apprezzo e stimo, si è lasciato avviluppare in un abbraccio incondizionato all’idea che l’impiantistica sia l’alfa e l’omega del turismo folgaretano: Mentre invece dovrebbe essere ridimensionato a solo una parte dell’offerta.

Forse per Forrer l’impiantistica è necessaria, anche se non primaria?

L’assemblea doveva dare un segno chiaro di discontinuità; non averlo fatto, tenendo i vertici nominati da Cappelletti, è mancanza di chiarezza, di assunzione di responsabilità, di visione alternativa. Abbiamo invece visto carenze nell’informazione, assoluzione dei responsabili, replica del modello fallito.

Perché replica del modello fallito?

Rigotti di Trentino Sviluppo afferma che la società impiantistica di Folgaria può reggere, ma che mai avrà le risorse per nuovi investimenti; mentre invece per 20 anni ha sostenuto, con pareri tecnici e con soldi, il contrario, la linea di Cappelletti per cui senza continui investimenti si muore. Ci chiediamo: dove si vuole andare? Inoltre: in assemblea è emerso come la raccolta dei due milioni non varrà nulla di fronte ai 500.000 della Tempo Libero.

Conteranno se tra i sottoscrittori ci sarà un accordo.

Ma lì non lo hanno detto, nessuno lo ha proposto, e questo è inaccettabile.

Stefano Marzari, ex consigliere

L’atmosfera è abbastanza incerta: chi ci sta, chi no, chi si chiede come il Comune potrà fare da garante. ‘Folgaria al capolinea’ titolava QT: ebbene, ci siamo arrivati, è una bella frittata. Io sono stato sempre contrario agli investimenti della Carosello: qui si sta rischiando un collasso totale di tutta l’economia.

Si teme di perdere altri soldi? Perché a comandare c’ è la stessa gente?

C’è chi pensa che i soldi vanno sempre in una direzione, non redistribuiti su tutto il territorio: io sono dell’Oltresommo, dei 70 milioni di investimenti qui non è arrivato un centesimo. Gli altri sono titubanti,le categorie hanno fatto negli anni scorsi grossi investimenti e avevano contribuito alla capitalizzazione della Carosello; oggi si domandano se vale la pena metterci ancora soldi.”

I vari attori, si sono dimostrati credibili?

Hanno fatto il loro mestiere, Rigotti ha esposto i dettagli dell’operazione, Dallapiccola ha molto divagato da buon politico, senza, penso volutamente, centrare il tema della serata e il sindaco ha fatto quello che poteva fare: ha usato parole molto caute, non ha dato colpe, non ha esacerbato gli animi.

Hanno tutti coltivato la continuità, è stato positivo?

Hanno nominato lo pseudo traghettatore Denis Rech, che bene o male le cose dell’apparato le conosce. In qualunque azienda privata i vertici, quando sbagliano, vengono mandati a casa, ma prima devono trasferire le conoscenze. Rech ovviamente deve farlo, lui è stato nominato dal vecchio cda, il nuovo presidente lo individuerà il nuovo cda. Il sindaco non può permettersi di avere un nuovo cda che non sia tale e che non sia trasparente.

Sta andando avanti la raccolta organizzata e il conseguente patto di sindacato?

Ora come ora non vedo niente di organizzato. Forse non ne sono a conoscenza, so che ci si sta incontrando come categorie.

Daniele Ciech, artigiano e ambientalista

A me non pare che nessuno si sia mosso dopo l’Assemblea. Il Comune lo ha fatto per istituire una Commissione turismo, dove si è parlato di ampliare l’offerta turistica oltre l’inverno e lo sci. Non ha credibilità questa raccolta fondi, è solo un piano finanziario d’emergenza: non vi è alcun piano industriale, non ci sono investimenti (la Francolini dovrebbe essere rinnovata) né disinvestimenti (gli impianti in Veneto).

Però in assemblea lei ha definito comunque indispensabile raccogliere i 2 milioni.

Ho rivisto la mia posizione di fronte alla pessima risposta di Denis Rech che ha negato l’evidenza, le speculazioni immobiliari a Laste Basse. Con queste persone non si può andare avanti.

E se non partono gli impianti?

Sarebbe un cataclisma, da cui non ci si può risollevare, perché non è esistito e non esiste un piano B. Penso comunque che la Provincia non lasci arrivare alla non apertura degli impianti: per un anno ancora - l’ultimo - finanzierà l’apertura. Anche perché la Pat ha le sue grosse responsabilità in questa deriva, a iniziare, come ovvio, da Olivi. Questo è il punto. Più in generale Folgaria sta subendo le insicurezze, le demotivazioni tipiche di una società che è stata asservita a dei poteri forti. Questi seminano l’indecisione: lo vedo anch’io come artigiano, quando non sai se e come andare avanti, quando vedi ad esempio la zona artigianale condizionata dalle speculazioni. È da lì che nasce tutto.