PD: lo stesso di sempre
Nel corso del 2014 abbiamo cercato di cogliere qualsiasi piccolo segnale di vita che veniva dal Partito Democratico del Trentino. Abbiamo salutato positivamente le prime uscite della nuova segretaria Giulia Robol, dandole fiducia sulla parola.
Abbiamo seguito con attenzione l’attività di alcuni consiglieri provinciali perché ci sembrava dettata da genuine istanze di cambiamento.
Non siamo partiti con pregiudizi neppure sulla squadra degli assessori in Giunta, benché fin dall’inizio ci sembrasse debole e con deleghe poco coerenti.
Purtroppo, mese dopo mese, provvedimento concreto dopo provvedimento concreto, scivolone dopo scivolone, chiacchiera dopo chiacchiera, il PD trentino si è rivelato essere lo stesso di sempre. Litigioso, inconcludente, vuoto. Sostanzialmente inutile. Peggio forse: un partito del “vorrei ma non posso”, che a parole critica le scelte più retrograde e assistenzialistiche di Rossi, ma che in concreto “tiene la scala” ad operazioni clientelari, cercando di avanzare di qualche centimetro tra le fangose trincee della sottopolitica.
Peggio ancora: esponenti di punta del partito (a cominciare dal vicepresidente Olivi) sponsorizzano tali operazioni volendo in tutti i modi prolungare i “bei tempi” di Dellai, quando, tranquillamente seduti in seconda fila, si poteva lucrare qualcosina per perpetuare il proprio sottopotere.
In questi ultimi mesi abbiamo visto e descritto tutti i segnali concreti di un crollo dell’intero sistema che ha sostenuto i quindici anni del potere dellaiano. Non vogliamo ripeterci. E non vogliamo dilungarci neppure sull’azione di governo di Ugo Rossi, per certi versi simile a quella del suo predecessore, con l’aggiunta di una pericolosa deriva “paesana”. Intanto il PD tace. E quando parla, salvo rarissimi casi, lo fa a sproposito. Non cogliendo il bersaglio. Fuori tempo massimo.
L’emblema di questa inadeguatezza sta tutto in una dichiarazione della segretaria Robol: “La tenuta della coalizione si vedrà alle prossime elezioni amministrative”. Frase banale e scontata. Tradotta suona circa così: quello che ci interessa sono gli assetti, le poltrone, le cariche, gli organigrammi. Insomma, quanti sindaci il partito riesce a portare a casa.
C’è poi la “tenuta della coalizione”, un idolo terribile a cui sacrificare tutto. Traducendo: “coalizione” significa “sicurezza di mantenere la carega”.
Si sa che il centro sinistra autonomista unito non ha rivali, quindi occorre ingoiare tutto pur di tenere insieme i partiti che la compongono. Alla piccola convention organizzata nei giorni scorsi da Dellai qualcuno ha voluto ancora ringraziarlo perché la sua azione politica ha impedito a Forza Italia e alla Lega di vincere: “Grazie Dellai, nostro leader!”.
E i contenuti? Spariti. Le concrete realizzazioni? Non contano. L’importante è restare li, al potere.
Il guaio è che non sembrano capaci neppure di gestire gli organigrammi e le candidature, come dimostra il caso di Rovereto. Siamo i primi a dire che la riproposizione di un sindaco uscente non dovrebbe essere scontata: sarebbe invece necessario vagliare la reale azione di governo, le cose fatte, gli errori commessi dall’amministrazione, le potenzialità inespresse, l’effettivo impatto sulla città ed anche la capacità personale di chi sarà chiamato a guidare la comunità. E solo allora fare la scelta sul candidato. Invece niente, tutto si gioca tra cordate di interessi, smaniose ambizioni, dispetti e ripicche. Con esiti disastrosi.
Così sta avvenendo anche all’interno del partito, dove la segretaria Robol, che ormai ha perso la maggioranza dei suoi sostenitori, non può essere sfiduciata dall’assemblea perché ciò comporterebbe indire un nuovo congresso. Non sia mai, ci sono le amministrative!
L’unica speranza - per il PD, ma non certo per il Trentino - sta paradossalmente nella debolezza della Giunta provinciale. Persino i Democratici si sono (forse) ribellati ai più evidenti favoritismi targati PATT (leggi nuovo centro commerciale a Lavis), persino Olivi - incredibile a dirsi - ha criticato i colleghi assessori per le ultime spericolate manovre finanziarie in favore dei soliti amici. Proprio il vicepresidente della Provincia, nel corso di un infuocato Consiglio comunale straordinario in quel di Folgaria, ha invitato i suoi compaesani a fermarsi a riflettere, dicendo che il modello di sviluppo di vent’anni fa non è più proponibile. Chissà che svolta ambientalista sta preparando...
Tranquilli, non succederà niente. Fuochi fatui che scompariranno a uno sbadiglio di Ugo Rossi...