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QT n. 10, ottobre 2012 Trentagiorni

Convenzione delle Alpi e autostrade

Il 18 settembre l’assemblea del Senato ha approvato la ratifica del protocollo di attuazione della Convenzione per la protezione delle Alpi nell’ambito dei trasporti, fatto a Lucerna il 31 ottobre 2000. Il provvedimento era stato escluso lo scorso anno dall’approvazione degli altri protocolli causa l’ostruzionismo della Lega Nord ed ancora il 7 agosto scorso la Lega (e gran parte del centrodestra) aveva fatto mancare in Senato il numero legale. Fra pochi giorni il provvedimento dovrebbe venire approvato anche alla Camera. Ma anche in quest’ultima occasione la demagogia della Lega è stata protagonista. Riportiamo un passaggio dell’ex ministro alla Giustizia Castelli: “Ciò significa che, se vogliamo costruire all’interno del nostro territorio un traforo che ci serve per mettere in comunicazione una valle con un’altra, dobbiamo chiedere il permesso cogente a tutti gli altri firmatari, cioè la Slovenia e l’Austria diranno se possiamo farlo o no”. Anche il senatore Divina si è distinto in negativo, sostenendo a spada tratta il disegno dello sviluppo economico di un paese basato sui trasporti su gomma.

Il protocollo trasporti della Convenzione alpina ci dice solo che saranno interdetti nuovi collegamenti autostradali transfrontalieri e che si deve favorire nel modo più deciso possibile il trasporto persone e merci su ferrovie. Come avviene da tempo in Svizzera, come chiedono Austria e Germania. Come chiede il turismo di qualità.

La decisione politica è strategica. Salta definitivamente la costruzione della autostrada di Alemagna, da Longarone fino a Lienz: un’autostrada che avrebbe stracciato le Dolomiti. E mette in difficoltà la decisione di prolungare l’autostrada Valdastico fino a Besenello. Anche in questo caso il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, sostenuto da Sergio Divina e Claudio Eccher, è intervenuto chiedendo il prolungamento dell’autostrada, inopportunamente appoggiatiodal viceministro Mario Ciaccia, come riportiamo nel pezzo precedente.

Ma se da noi, a difendere questa pelosa invasione di campo, sono intervenuti a muso duro Dellai e Pacher, nel bellunese la situazione è più delicata: la Fondazione Dolomiti UNESCO è un ente immobile, la Provincia è commissariata, sull’argomento autostrade tutta la politica mantiene il silenzio; solo i comitati spontanei costruiscono controinformazione.