Lady Grey
Si può fare di meglio
Lasciamo ai cantori del teatro contemporaneo “wow-a-tutti-i-costi” le lodi di “Lady Grey” di Will Eno, quotatissimo autore statunitense, testo drammatico eventualmente da immaginarsi rappresentato in un ambiente più raccolto, un teatrino-off di Broadway, come si conviene a un monologo “intimistico”. E, soprattutto, immaginiamolo recitato con una convinzione ben maggiore di quella mostrata da Isabella Ragonese, al Melotti di Rovereto, domenica 20 novembre. Il nome dell’attrice, giovane icona (1981) del cinema italiano, ha richiamato in teatro un folto pubblico, complice forse la gratuità dell’evento, nell’ambito della rassegna “La creatività possibile. Il cinema”, organizzata da “Futuro Presente” (18-20 novembre). Il nesso tra lo spettacolo di Eno e il tema della rassegna sarà sfuggito a più d’uno spettatore, così come, viceversa, non su tutti avrà fatto effetto l’indubbia avvenenza dell’attrice, che a detta dei curatori avrebbe dovuto esercitare “un raffinatissimo gioco di seduzione”. Si potrebbe anche non discutere il valore del testo, con il quale si tenta di offrire al pubblico lo strip-tease psicologico di un personaggio femminile, peraltro privo di seduzione, nel sostanziale squallore esistenziale rappresentato. Ciò che non convince, in questa messa in scena, è la scarsa padronanza dimostrata nel gioco di cornici narrative-drammaturgiche, dalle quali il personaggio/attrice in scena deve continuamente entrare e uscire. Il gioco mostra la corda e scade notevolmente nel finto dialogo col pubblico, laddove il fallimento della comunicazione attraverso la “quarta parete” è già scritto nel copione, cosicché perde tutto il possibile mordente e valore aggiunto (ipotetico) del testo. Isabella Ragonese, insomma, nonostante la bella presenza e le doti recitative potenziali, firmando peraltro ella stessa la regia, non ci ha convinto, malgrado i generosi applausi finali. Senza rancore: si può far di meglio.