Dellai: la faccia tosta
Lo scandalo delle scuole all’Italcementi e l’impudenza del presidente
Lorenzo Dellai ha anche avuto il coraggio di infuriarsi. Di fronte alle domande dei giornalisti, che gli chiedevano ragione del progetto (apparentemente) strampalato di spostare le scuole da via Barbacovi, dove stanno benissimo, a Piedicastello, dove c’è da acquistare un’area, da costruire gli edifici, ecc, ha perso le staffe.
É da anni che noi insistiamo come su quell’area (come pure sulla dirimpettaia ex-Michelin, ed anche contro queste altre contestazioni l’iracondo presidente, nella medesima occasione, ha avuto modo di scagliarsi) si giochi una brutta partita in cui, a vantaggio dei soliti noti, si spendono un sacco di soldi per peggiorare la scuola e la città.
Ricapitoliamo. Nel 2000 i proprietari decidono di dismettere l’area industriale del vecchio cementificio e chiedono all’ente pubblico se è interessato all’acquisto. L’allora sindaco Pacher, inopinatamente, contro quanto fino ad allora affermato, contro il suo partito, contro il parere degli urbanisti che stavano redigendo il Prg, ma secondo i desiderata del suo capo (Dellai) risponde: “L’area non ci interessa”. E allora che succede? La comperano i privati. Chi? Una nostra antica conoscenza, l’Isa, la finanziaria del vescovo, quella che imbrocca tutti gli affari anche quando li sbaglia. Prezzo: 17 milioni nel 2004.
Un anno dopo Isa rivende a 22 milioni, 5 milioni tondi tondi guadagnati senza fare nulla. A chi? A un’altra nostra conoscenza, la Federazione delle Cooperative, guidata da (è piccolo il mondo) Diego Schelfi, presidente della venditrice e della compratrice. “Vi costruiremo la cittadella della cooperazione” proclama Schelfi, mentre si passa i soldi da una mano all’altra. Ma la “cittadella” si rivela una bufala, spostare gli uffici non ha proprio senso, e Schelfi si ritrova l’area sul groppone.
Ed ecco allora che si fa avanti Dellai, amico di Schelfi e amicissimo di Isa. Compera l’area per 30 milioni: se escludiamo i 3 milioni di bonifica a carico della Federazione, come si vede Dellai paga, rispetto al 2004, quando non voleva comperare (“L’area non ci interessa”), 10 milioni in più da spartire in parti uguali: 5 per Isa e 5 per Federcoop. Pantalone paga, i soliti noti contano i soldi.
Ma non è finita. Deciso l’acquisto, bisogna motivarlo. Dopo qualche incertezza, Dellai imbocca la strada del “nuovo polo scolastico”. E inizia una sarabanda: ci mettiamo l’Istituto d’Arte, il conservatorio (“Polo della creatività”) per approdare infine al “polo della tecnica”: si spostano da via Barbacovi l’Iti Buonarroti e l’Itg Pozzo, e si costruisce la nuova sede di Informatica Trentina.
Sullo spostamento di Informatica Trentina è presto detto: la società oggi è in affitto nella sede di Trento nord, Trentino Patrimonio che aveva già indetto un bando per arrivare a una sistemazione in proprietà, torna precipitosamente indietro, esponendosi a possibili richieste di indennizzo.
Ma il caso più clamoroso è quello delle scuole: perché mai dovrebbero essere spostate da una zona centrale in periferia? Perché sbattere i ragazzi fuori dalla città? Perché congestionare una zona centrale con nuove residenze, che si porteranno dietro nuovo traffico? E soprattutto: perché mai spendere soldi per costruire nuove sedi quando le attuali sono perfettamente funzionali? Contro questa ipotesi il sindaco Alessandro Andreatta imposta la sua campagna elettorale, e per dimostrare indipendenza da Dellai proclama: “Le scuole stanno bene dove sono, restano in via Barbacovi!”
Quest’estate la fermezza - di Andreatta e del suo partito (il Pd, ben noto per la granitica saldezza delle convinzioni) - comincia a sciogliersi: “Se l’Iti va a Piedicastello vigileremo perché in via Barbacovi non ci siano speculazioni”. Ora siamo allo squagliamento totale: “Anche il Pozzo all’Italcementi, va bene, ma in via Barbacovi resterà una scuola”. Dellai-Pd, ancora una volta, 6-0.
Ma se il presidente ha gioco facile con i politicanti, che pensano di dover dipendere solo da lui per la loro misera carriera, non altrettanto lo ha con l’opinione pubblica. Da qui l’esigenza di ammantare l’operazione con paroloni, il “polo tecnologico”. Alla bubbola abbocca solo il Corriere del Trentino, dalle cui colonne il vicedirettore Luca Malossini rimprovera Andreatta per lo scarso entusiasmo con cui aderisce all’avveniristico progetto. In realtà il progetto è tale solo di facciata: non è nato dal mondo della scuola, mai informato, né da quello della tecnica, non esiste uno straccio di studio, di programma. Ci si limita a ipotizzare degli scatoloni nella stessa area, secondo il balzano pretesto che mettendo vicini tecnici informatici e studenti geometri e periti chimici si crei nuova conoscenza. Ma per favore!
È il solito discorso: si stanno sperperando gli ultimi soldi dell’Autonomia.
E Dellai, povero incompreso, ancora pretende di arrabbiarsi.