Pace da tutti i balconi
Sette mesi fa nasceva "Pace da tutti i balconi!", una campagna che è riuscita in un’impresa che solo un gruppo di sognatori poteva credere realizzabile: cambiare il volto delle nostre città e dei nostri paesi, cambiare il corso della storia. In questo momento, stimiamo ci siano tre milioni di bandiere della pace sventolanti sulle case, ma anche sulle chiese, sulle scuole, sui municipi, che è come dire che almeno dieci milioni di persone si sono riconosciute in questo simbolo.
Questa fortissima adesione ha certamente contribuito a rafforzare la campagna tesa a fermare la guerra in Iraq che ha avuto il suo apice nella manifestazione di Roma del 15 febbraio scorso, quando sotto una marea di vessilli arcobaleno hanno sfilato circa tre milioni di cittadini, nella più imponente manifestazione pacifista di tutto il mondo, ed ha contribuito a far sì che la mobilitazione per la pace continuasse anche a guerra in corso, con centinaia di migliaia di persone che partecipano quotidianamente a manifestazioni, veglie, fiaccolate, sit-in per la pace, nei circa cinquanta - sessanta eventi (considerando solo quelli più rilevanti) che ogni giorno continuano a costellare l’Italia.
Quello che questi numeri dicono è il risultato di una campagna che il mondo intero guarda stupefatto. Le lettere che ci giungono da chi ha avuto occasione di visitare il nostro paese ultimamente ne sono testimonianza. Quello che le cifre non possono descrivere è il popolo dell’arcobaleno, nato e cresciuto in questi mesi. Un popolo che non è una massa indistinta, ma una folla di volti, ciascuno unico ed irripetibile. Volti, persone che hanno preso posizione sul tema della guerra, con un gesto semplice ma non per questo meno impegnativo o importante.
Questa mobilitazione non è riuscita ad impedire la guerra, ma mai come in questo caso l’opinione pubblica ha influito in maniera determinante sugli eventi: il nostro governo, nonostante abbia sostenuto politicamente la guerra e fornito basi e supporto logistico, è stato impossibilitato a intervenire nel conflitto con una partecipazione diretta di soldati e mezzi militari italiani.
Anche a livello europeo si è innescata una reazione a catena che ha isolato e messo in minoranza gli Stati che hanno appoggiato la guerra. La guerra stessa, nelle riflessioni degli interventisti è stata vista come guerra ingiusta ma dolorosamente necessaria. Ciò ha portato ad includere nei piani di chi ha preparato l’attacco il dovere di limitare al massimo le perdite fra i civili, per non perdere del tutto la faccia. Può sembrare poco, ma tutto questo non era scontato, ed è stato possibile grazie ad ogni singola famiglia, scuola, parrocchia, associazione, movimento, istituzione, che ha esposto e mantenuto esposto il vessillo della pace per tutti questi mesi.
Grazie a questo impegno, è cresciuta la consapevolezza rispetto alla guerra e al problema della giustizia nei Paesi del sud del mondo. Sono state smascherate le ipocrisie di chi voleva giustificare la guerra con la lotta al terrorismo o l’impegno per la libertà e la democrazia. Molti han capito che questa guerra, come tutte le guerre, nasce per soddisfare gli interessi di pochi, mentre crea morte e sofferenze indicibili per i popoli che la subiscono. Il no a questa guerra è diventato il no a tutte le guerre, anche le più lontane e dimenticate. Il sì alla pace ha aperto le porte all’impegno quotidiano per nuovi stili di vita più attenti alla giustizia e all’impatto dei nostri comportamenti sull’ambiente e sulle condizioni di vita in tutto il pianeta.
Il frutto più bello della campagna "Pace da tutti i balconi!" è però aver fatto capire una cosa fondamentale: che la pace si costruisce con il contributo di tutti e di ciascuno, per quanto piccolo possa sembrare. Insieme si può arrivare a risultati grandi, a piccoli passi e con sacrificio si possono modificare situazioni che sembravano fuori portata. Ora è importante che questa inestimabile ricchezza umana non si disperda. Il valore politico di questo movimento non può e non deve essere ingabbiato all’interno di partiti e schieramenti elettorali. Il popolo dell’arcobaleno è e deve restare trasversale, capace di spronare tutti i partiti a compiere gesti di pace, incoraggiando tutti e ciascuno a testimoniare i valori della pace all’interno dei programmi elettorali che vorranno proporre al vaglio degli elettori. Ci auguriamo infatti che i partiti politici facciano tutti la loro parte, dando sempre maggiore spazio alla fame e sete di giustizia e pace che i cittadini in maniera così eterogenea, hanno voluto testimoniare.
Forte potrebbe essere la tentazione da parte delle forze politiche di appropriarsi della bandiera della pace per scopi elettorali. Non è così che potranno rispondere ai cittadini! In Italia tutti hanno percepito che la Pace, lungi dall’essere una parola d’ordine di alcuni partiti, è un valore che può essere condiviso da tutti, credenti e non, di destra, centro o sinistra, di qualsiasi razza e ceto sociale.
Le risposte che ci attendiamo dai partiti sono altre: vogliamo sapere cosa pensano della liberalizzazione del commercio internazionale delle armi (con le modifiche alla legge 185), approvata proprio durante la guerra e passata sotto silenzio; vogliamo sapere qual è la loro posizione sui progetti di difesa comune europea, che prevedono la creazione di altri eserciti ed un ulteriore aumento delle spese militari; vogliamo sapere se si impegneranno affinché, nella futura Convenzione Europea, sia sancito il diritto alla pace, il ripudio della guerra, la neutralità attiva dell’Unione; vogliamo sapere come intendano implementare concretamente il dettato costituzionale che all’art. 11 dice: "L’Italia ripudia la guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti internazionali".
Ma non solo. Vogliamo anche capire perché ci siamo fermati (dopo le promesse) nel programma di riduzione del debito dei Paesi del Sud; vogliamo capire quali sono (se ci sono) le proposte per garantire a tutti i popoli l’accesso al cibo, all’acqua, alle cure mediche e sanitarie; vogliamo sapere come i partiti intendono accogliere chi arriva in Italia fuggendo dalle guerre e dalla fame; vogliamo sapere cosa intendono fare di fronte a un modello economico socialmente ed ecologicamente insostenibile; vogliamo capire che ruolo hanno in mente per il nostro Paese rispetto alle guerre più o meno dimenticate che continuano ad insanguinare il pianeta.
Tutto questo vogliamo vederlo scritto nero su bianco nei programmi dei partiti e soprattutto, fin da adesso, vogliamo vederlo nel loro agire quotidiano in Parlamento e in tutte le sedi istituzionali. Gli Italiani hanno diritto a queste risposte. Siamo certi che questa volta non si accontenteranno di barattare queste risposte con qualche bandiera arcobaleno su manifesti e volantini elettorali.
Massimiliano Pilati,
Coord. Naz. Campagna "Pace da tutti i balconi!"