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Il Trentino, il Tirolo e l’Europa

Ha ragione a lamentarsi Walter Micheli (numero 2 di QT, L’orizzonte del Trentino) del disinteresse che regna attorno ad un progetto per il Trentino del futuro. Le dichiarazioni fatte in sede di bilancio dal presidente Dellai sulla necessità di rafforzare i rapporti col Tirolo storico non hanno suscitato dibattito, obiezioni, controargomentazioni. C’è stato tutt’al più un silenzio imbarazzato, che ha colpito maggiormente il mondo della sinistra dove (a parte qualche lodevole eccezione) il concetto di Tirolo storico riproduce per lo più nell’immaginario collettivo, lo stereotipo d’un mondo conservatore, antidemocratico, illiberale. Ma gli stereotipi hanno poco a che fare con la storia.

Cuscinetto tra il mondo latino e quello germanico, il territorio trentino è considerato da Carlo Magno la marca italiana più avanzata verso Nord, ma in seguito alle lotte interne di spartizione tra i discendenti del Sacro Romano Impero, esso diventa ufficialmente dal 952 con l’imperatore Ottone I l’avamposto tedesco più avanzato verso sud, e rimarrà legato alle vicende politiche del mondo germanico sino al 1918.

Da quasi novant’anni il Trentino è parte dell’Italia, ma il “destino” ha voluto che i suoi rapporti col mondo germanico non cessassero, anzi, paradossalmente andassero a rafforzarsi andando a costituire una regione autonoma assieme ad una parte del Tirolo tedesco. Oggi, nelle premesse all’elaborazione di un terzo statuto di autonomia, la domanda che si pone è proprio questa: due province separate al di fuori della cornice regionale, o invece un rilancio d’un cammino comune di due territori che posseggono una storia comune seppur influenzata e talvolta preda delle retoriche dei grandi movimenti nazionali degli Stati di riferimento?

Le vittorie delle armate napoleoniche soffiarono infatti sul fuoco delle aspirazioni nazionalistiche italiane, le quali scaricarono le loro tensioni contro l’impero d’Austria che dominava le montagne e le pianure dell’Italia settentrionale. Il Tirolo storico (Trentino e Tirolo) cominciò a risentire dell’influenza di una Germania sempre più unificata e forte, da una parte, e delle mire espansionistiche irredentiste del neo costituito Regno d’Italia dall’altra. Si apre la strada a due opposti nazionalismi che trasformarono il Tirolo storico in un campo di battaglia etnico. Mentre nelle guerre contro le incursioni napoleoniche e durante la levée en masse contro il dominio straniero guidata da Andreas Hofer, tirolesi e trentini combatterono fianco a fianco, con il sorgere dell’irredentismo da una parte e del Nationalismus dall’altra, i tirolesi di lingua tedesca non poterono non rispondere a una propaganda politica che esaltava la loro condizione di germanofoni, così pure i trentini, alla cui maggioranza interessava l’autonomia politica, ma non la separazione da casa d’Austria, si lasciarono persuadere (fu, a onor del vero, soprattutto la classe intellettuale della media borghesia cittadina, meno i contadini delle valli ad abbracciare le idee irredentiste), che bisognasse distruggere la monarchia asburgica.

Parlare oggi d’un destino politico, ancora una volta Zusammen con il Sudtirolo, è un atteggiamento da conservatore, da anacronistico austriacante o non è invece il superamento dell’aberrazione nazionalista, dell’idea della omogeneizzazione etnica che ha causato nel secolo scorso le tragedie del I e del II conflitto mondiale, e la riscoperta di una convivenza che sussisteva da più secoli?

Credo che occorra guardare oltre, assieme, in un patto di una comunità alpina che oggi non è più trietnica, ma multietnica e auspicabilmente sempre più integrata, interetnica ed interculturale. La SVP è oggi sempre meno un grande partito di raccolta dei germanofoni, e sempre di più un partito interetnico votato da parecchi sudtirolesi di lingua italiana che hanno a cuore le sorti dell’autonomia e della buona amministrazione. La Parallelgesellschaft e le odiose normative revansciste separazioniste su base etnica stanno cadendo per volontà della società sudtirolese tutt’intera; il terreno è sghiacciato, le condizioni per un rilancio politico assieme di Trento, Bolzano e transfrontalieramente con Innsbruck ci sono, per trattare assieme problematiche comuni e giocare un ruolo adeguato a livello europeo, con la capacità, come dice bene Sergio Fabbrini su L’Adige dell’11 febbraio, di elaborare una cultura di interesse generale come un vero e proprio Land, alla stregua dei Länder tedeschi.

In questo momento storico, la classe politica è chiamata a guardare alto: una ulteriore chiusura a riccio delle due Provincie, sarebbe al cospetto del processo di costituzione ed allargamento dell’Unione europea, un atteggiamento miope e conservatore di una cultura post-nazionalista che la società ogni giorno dimostra di avere positivamente superato.