Il libro nero del comunismo: un’operazione truffaldina
Il "black book" è arrivato nelle librerie italiane. L'ho letto e mi ha provocato un moto di collera intellettuale. Non mi piacciono i giri di parole e dico subito che "II libro nero del comunismo" è una operazione culturale scorretta, storicamente errata e politicamente tendenziosa. Non è un caso se un intellettuale raffinato come Silvio Berlusconi ne ha comprato migliaia di copie per farne dono al congresso di Alleanza Nazionale. Si tratta di una sineddoche storiografica che prende la parte per il tutto, e il giudizio che compete al tutto applica invece alla parte, con effetti perversi.
Sia chiaro che non intendo minimamente difendere errori o misfatti compiuti in nome del comunismo. Io per primo ne sono sconvolto e indignato. Intendo semplicemente opponili allo stravolgimento della verità.
Quella degli uomini è una storia di guerre, di oppressioni, di schiavitù, di genocidi. Giudizio unilaterale? Si, certo. Sappiamo tutti che la storia è anche altro: sviluppo economico, crescita culturale, scienza, poesia, musica, solidarietà, spirito religioso, ecc. Ma chi potrà negare che il giudizio unilaterale, entro i suoi limiti, non sia vero? E allora una storia di violenze produce inevitabilmente un fiume di sangue, morti senza fine. Se si vuole farne la macabra contabilità, come pretende il "Libro nero", bisogna essere esatti non solo nei numeri (che invece nel libro sono manipolati), ma anche nelle imputazioni e dare a ciascuno il suo.
Sono d'accordo che sopprimere le persone non può mai essere giustificato. Uccidere in nome di buoni ideali è grave come uccidere per ideologie errate. Secondo il "black book" il comunismo avrebbe fatto durante la sua storia 100 milioni di morti. E il capitalismo?
La domanda sorge inevitabile se non altro per ritorsione. Prima di rispondere è opportuna una precisazione filologica e storica. Quando si parla di comunismo si intende il regime sovietico o quello cinese, il cosiddetto "socialismo reale" così come si è realizzato in Europa e nel mondo. Il comunismo a essere precisi non c'entra. Sarebbe come attribuire al cristianesimo, o magari a Cristo stesso, gli orrori delle crociate, la strage degli Albigesi, o le orge sessuali organizzate dal Papa in Vaticano nel secolo di ferro della Chiesa. Per Capitalismo invece si intende per unanime accordo la struttura economica e la sovrastruttura politica delle società occidentali o occidentalizzate.
Dunque, quanti morti ha prodotto il capitalismo nella sua breve storia e nelle sue varianti democratiche e autoritarie, compresi il fascismo e il nazismo? Non intendo contrapporre massacro a massacro, delitto a delitto, vergogna a vergogna (anche perché la bilancia inclinerebbe paurosamente da una parte). Intendo invece porre una questione di merito e ricordare agli autori del "Libro nero" e ai suoi lettori il detto evangelico: "Tu vedi la pagliuzza nel mio occhio, ma non la trave che è nel tuo". Qualche domanda a caso: a chi dobbiamo imputare nell'Inghilterra della "magna charta" la eliminazione di moltitudini di contadini senza terra, prima trasformati in accattoni e poi impiccati?
A quale civiltà appartiene il genocidio degli indiani d'America? E la tratta di milioni di negri, con milioni di morti, dall'Africa alle piantagioni di cotone degli Stati Uniti? Su quale "libro nero" dobbiamo scrivere i morti della prima guerra mondiale (20 milioni)? L'inutile strage condannata da Papa Benedetto XV? A quale altro libro appartengono i morti della seconda guerra mondiale (50 milioni)?
Scrive Furio Colombo ("Se il 'libro nero diventa un alibi"): "Su quale tabella dovremo imputare la serie di eccidi e stragi dell'America centrale, dell'America latina, dal Guatemala al Brasile, da Peron a Stroessner, da Videla a Pinochet completa di stadi stipati di condannati a morte, di sparizioni di massa, di minoranze sterminate, di massacri notturni di bambini, di squadroni della morte, di vescovi assassinati dentro le proprie chiese?"
E ancora: "Se si calcola il numero di anni, di territori e di popoli dominati dai regimi nazisti e fascisti, si scopre che la produttività in termini di stragi è immensamente più alta". Contabilità triste, ma non sterile sia sui piano della memoria che sul piano della comprensione storica. I fatti se estrapolati dal contesto diventano incomprensibili o ambigui; i contesti a loro volta se privi di giudizio critico sono muti. La storia dei partiti "comunisti" della terza internazionale giunti al potere prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale ha avuto i suoi errori e i suoi crimini, che vanno condannati senza appello in nome della ragione umana, ma vanno anche analizzati, studiati, compresi per intendere la complessità e la contraddittorietà della storia. Per comprendere davvero, per esempio, perché nella conoscenza collettiva Stalingrado bruci ancora per la libertà del mondo così come Coventry o Iwo Jima. Per incominciare a ristabilire la verità, per opporsi alla contabilità faziosa del "libro nero" priva di contesti e di giudizi critici, non occorre scrivere il "libro nero" del capitalismo che è aperto di fronte ai nostri occhi (se vogliamo vedere), ma basta una riflessione autocritica sull'olocausto che si è consumato nel cuore dell'Europa coinvolgendo soprattutto tre paesi, Germania, Italia e Francia; le patrie di Kant, di Goethe, di Beethoven, di Dante, di Leopardi e di Cartesio. Non i Khmer rossi ma, come scrive Furio Colombo, "l'establishment d'Europa, la sua cultura, i suoi ufficiali, la sua borghesia, le sue buone famiglie hanno accettato, sostenuto, taciuto, sorretto un meticoloso progetto di genocidio dei propri cittadini ebrei, dai bambini più piccoli ai vecchi e ai malati".
Questo è il punto. Non cerchiamo alibi. Non rimuoviamo questo orrore infame con il "black book". Non nell'Uganda del cannibale Bokassa e neppure nella Cambogia di Poi Pot, ma nel cuore dell'Europa è stato concepito a tavolino lo sterminio di massa degli Ebrei e delle "razze inferiori" ed è poi stato conseguito su scala industriale. Se l'Europa vuole davvero conoscere la sua storia e sperare in un futuro di civiltà deve spiegare le cause di quanto è accaduto ed estirparne le radici. Forse così quella dei "comunisti" cesserà di essere una storia di mostri, quale è stoltamente raccontata dal "libro nero", e tornerà ad appartenere alla tormentata e contraddittoria storia umana.