Italcementi, le “premonizioni” della Curia
Quando nel 2004 l’Isa, la finanziaria della Curia, comprò l’area Italcementi, si disse che sarebbe servita per farne la "Cittadella della Cooperazione". Se non che in Cooperazione - me lo ricordo perfettamente e del resto basta andare a rileggersi i giornali di allora - risposero che loro non ne sapevano nulla. Sembrò perciò quanto meno curioso una Cittadella della Cooperazione senza la Cooperazione, ovvero il diretto interessato.
Oggi apprendiamo dai giornali che l’aera è passata di mano: dall’Isa alla Cooperazione appunto. Per farne che? La famosa cittadella, guarda caso.
Forti, questi "privati": si sognano la notte certe aree della città, che nessuno comprerebbe, hanno delle premonizioni e il giorno dopo le comprano, magari a prezzi di saldo. Passa qualche tempo e oplà, arriva l’ente pubblico per cui quell’area diventa, improvvisamente, "strategica". E’ sempre l’ente pubblico insomma che arriva puntualmente in soccorso di tutte le speculazioni: ricompra le aree (magari al doppio di quanto l’hanno pagata i privati pochi anni prima), oppure progetta sulle aree medesime, gentilmente messe a disposizione, centri direzionali, auditorium, cittadelle della scienza e altro cemento di cui nessuno sentiva assolutamente il bisogno.
Come faceva l’Isa a sapere, con due anni di anticipo, che quell’aerea sarebbe stata certamente comprata dalla Cooperazione, e che il Comune ci avrebbe costruito il nuovo auditorium? Le vie del Signore sono notoriamente infinite. Sarà strano ma non succede mai che queste aree dismesse (vedi anche le ex Officine Lenzi) diventino aree verdi o parco pubblico, di cui Trento ha un disperato bisogno, qualcosa insomma che serva veramente alla collettività. No, sempre e solo cemento, con l’avallo regolare dell’ente pubblico.
Le striminzite aree verdi che sono concesse di solito in queste mega-operazioni immobiliari sono le classiche foglie di fico per coprire la speculazione. Si arriva addirittura a barattare coi proprietari delle aree il verde coi metri cubi, come se fosse la stessa cosa!
Nel caso Italcementi, poi, abbiamo il buon Schelfi che è, contemporaneamente, presidente della Cooperazione e consigliere di amministrazione dell’ISA, cioè l’acquirente pubblico che compra da una società privata di cui è consigliere!
Se non è questo un clamoroso conflitto di interesse, che cos’è? E com’è possibile che su tutto questo nessuno abbia da ridire?
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Un solo appunto a questa lettera, che peraltro mette il dito in una piaga: la Federazione delle Cooperative non è un ente pubblico. Il che comporta due differenze, che ridimensionano lo scandalo. La prima è che di come investe i soldi non deve rendere conto ai cittadini, ma alle cooperative e ai loro soci, che rappresenta e dei cui soldi vive. Differenza poco rilevante, i soci sono 100.000 e più.
La seconda, decisiva, è che la Federazione non ha gli strumenti per non soggiacere alla speculazione (esproprio, programmazione urbanistica) propri dell’Ente Pubblico, e che invece esso, in Trentino e in genere in Italia (ma non in Europa) regolarmente e colpevolmente non usa.