La finzione nella sanità trentina
La programmazione sanitaria trentina prevede per il futuro strumenti di alta tecnologia: tomografia ad emissione di positroni, protonterapia per la quale è stata perfino costituita una Agenzia Provinciale il cui direttore percepirà 158.000 euro netti l’anno, una vergogna.
Si tratta di apparecchiature di elevatissimo costo e manutenzione, e come si può osservare con emolumenti incredibilmente elevati per chi dirigerà una modalità terapeutica di cui la collettività non conosce l’efficacia.
Di fronte a questa politica sanitaria di grande visibilità e immagine è logico chiedersi: quale vantaggio ne trarrà l’utenza? In realtà, se si deve parlare di vite umane salvate, ben poco. Ciò dimostra come oramai la sanità stia diventando un modo per i politici per apparire; cercano il sensazionalismo come con certe megastrutture sportive di grande effetto scenico nel giorno della inaugurazione ma dai costi stratosferici per la scarsa affluenza di persone. I trentini hanno bisogno soprattutto di prevenzione, che ancora oggi è l’unico strumento in grado di diminuire la mortalità delle malattie. Il cancro colon-retto è la terza causa di morte negli uomini e la seconda nelle donne. Si può prevenire mediante uno screening, ossia l’esecuzione dopo i 50 anni di una colonscopia ogni 5 anni. Il costo è irrisorio se paragonato agli strumenti prima menzionati e le vite che si possono salvare centinaia. In altre regioni è già iniziato. In Trentino se ne parla ma non si fa nulla. Come è accaduto per lo screening mammografico.
La nostra provincia è sempre stata quella con maggiori risorse finanziarie in grado di poter attuare con i mammografi a disposizione un programma di diagnosi precoce già vent’anni fa. Invece è stata superata, come sensibilità, da troppe regioni, e molti decessi di donne per carcinoma della mammella dovrebbero pesare come macigni sulla coscienza di chi poteva salvarle con lo screening mammografico e non l’ha fatto.
E’ il Trentino della finzione politica, sociale e sanitaria.