Ricordo di Walter: quegli anni straordinari
L’improvvisa e angosciante notizia della morte di Walter Micheli, oltre al doloroso vuoto di amicizia, sintonia, sensibilità che colpisce tutti quelli che lo hanno conosciuto profondamente e che con lui hanno lavorato e condiviso battaglie e speranze, pone tutti noi ambientalisti nella inquietante consapevolezza che è definitivamente chiusa una stagione della politica e della cultura ambientale in questo lembo di territorio alpino.
Quei vent’anni straordinari di mobilitazioni, di crescita culturale e umana, di lettura del territorio, di riappropriazione di valori di storia e paesaggio che erano iniziati tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, avevano trovato la speranza di tradursi in cultura di governo con la sua vicepresidenza della Giunta provinciale.
Le incrinature alla pratica di governo degli "sviluppatori" a suon di cemento e impianti, appena accennate prima della contestazione sessantottina, e poi via via consolidate in qualche vittoria simbolica, si sono affermate e tradotte in quella brevissima stagione che è stato il decennio degli anni Ottanta: un periodo di speranze e riforme, di correttezza e dignità istituzionale che ha portato a fondamenti normativi e scelte amministrative che preludevano a un nuovo Trentino.
Quei formidabili gruppi di lavoro che Walter sapeva mobilitare, nei mondi dell’ambientalismo trentino (tra i quali era interlocutore indispensabile l’Italia Nostra di Marzatico, Agostini, Masé e di tanti altri), della politica, delle istituzioni e nei quali ho avuto la fortuna e la ventura di svolgere funzioni di connessione e collegamento, hanno prodotto idee, proposte, premesse per le leggi che hanno portato il suo nome e che hanno caratterizzato un’intera fase della nostra storia recente: biotopi, parchi, piano urbanistico…
In Walter e in tutti noi vi era la convinzione forte che si stava lavorando per una profonda riforma dell’Autonomia trentina, che – terminata la fase del laboratorio sociologico-istituzionale di Kessler - si stava aprendo una nuova stagione per la comunità trentina, consapevole, responsabile, matura, possibile protagonista sul nuovo palcoscenico dell’Europa delle regioni e sul terreno dei valori dell’ambiente e della cultura storica. Un Trentino ancora laboratorio politicamente e culturalmente avanzato, possibile riferimento per l’Italia e per l’Europa.
L’involuzione barbarica degli anni Novanta ha lasciato - lui e noi - basiti di fronte alla perdita di valori etici, al mestierame politico, al vuoto di strategie riempito da tatticismi d’accatto. Personalità forte qual era, Walter non ha esitato a ricominciare a riconnettere gruppi e persone, a ricostruire laboratori di elaborazione e ideazione di politica e cultura, di analisi e ripensamento storico, di studio e valorizzazione ambientale.
Incontrandolo, parlando con lui a "Costruire comunità" o in direzione a "Italia Nostra", ti trasferiva la sensazione che la "nuttata" eduardiana poteva passare.
Adesso che Walter non è più qui, siamo definitivamente coscienti che nulla potrà essere più come prima. Non basterà più raccogliere una fiaccola - momentaneamente caduta - e dirsi "Dunque, dove eravamo rimasti?".
Bisognerà ricominciare una lunga marcia, ricomporre sensibilità e dignità, ricostruire culture e valori etici, rielaborare strategie che guardino al di là dell’ombelico. Consapevoli che – senza di lui - sarà necessariamente una nuova stagione per una nuova generazione, ché questa è finita.
Noi – come la storia, le opere l’intera vita di Walter - siamo qui, modestamente a disposizione di chi ha la forza morale e l’entusiasmo per riprendere il cammino.