Comunità di valle: è buio pesto
La metafora delle comunità di valle finite in un tunnel, non è sfuggita a nessun commentatore che abbia assistito agli stati generali, convocati nelle gallerie di Piedicastello. Varata la legge istitutiva nel 2006, eletti il 24 ottobre 2010 gli amministratori, i quali percepiscono già una indennità, a tutt’oggi non si sta facendo nulla. E nemmeno si sa che fare, con quale personale, quali strumenti e quali metodologie. Insomma buio pesto.
Al di là dello spettacolo a dir poco disarmante di una piccola folla di circa 400 persone, convenute da tutto il Trentino, per capire qualcosa di questa fantomatica “svolta epocale” e della corrispondente elargizione concettuale di ermetismi quali “Iet (interfaccia economico- territoriale)” e delle promesse di stanziamenti immediati (115 milioni di euro a detta dell’assessore Rossi per il piano socio-sanitario), è ancora tutto da inventare.
La sensazione è che i comuni, depauperati dal federalismo, non vogliano farsi scippare anche il potere giurisdizionale garantito loro per legge e che la Giunta Provinciale non sappia come convincerli a collaborare.
Potrebbe farlo trasferendo velocemente risorse finanziarie e probabilmente lo farà, ma chi garantisce che per i sindaci andare con il cappello in mano dall’assessore provinciale, come accadeva ieri, sia più gravoso che andare a fare la voce grossa nella giunta della comunità di valle?
Se tutto dipendesse da una visuale del territorio come un bene collettivo, quindi finalizzato a fare scelte in prospettiva, forse con un po’ di pazienza e di marasma iniziale, alla fine si potrebbe sperare in qualcosa di buono.
Le forti perplessità nascono dalla consapevolezza che a metterci lo zampino sarà sempre la politica, magari non quella tradizionale delle sigle di partito, ma certamente la politica dei rapporti di forza, delle potenzialità economiche e numeriche di ogni singolo comune. Una prova tangibile? Le varie fusioni tra comuni già iniziate e che procedono, prescindendo totalmente dalle comunità di valle.