Comunità di valle: l’ultima chance per superare i campanilismi
Molti cittadini non hanno espresso il voto per eleggere i loro rappresentanti negli organi delle Comunità indotti da tanti fattori. Uno, forse il più importante, è stata l’argomentazione che la Comunità non sarebbe servita a nulla.
A parte il fatto che ciò non era vero fin dall’origine per le importanti competenze che la legge istitutiva aveva assegnato alla Comunità, i fatti successivi contribuiscono a sottolinearne ulteriormente l’importanza. Ad esempio, il recente protocollo d’intesa tra la Provincia e il Consiglio delle Autonomie (Consorzio dei Comuni Trentini) prevede il trasferimento alle Comunità di servizi come il nido d’infanzia, la polizia locale e l’individuazione delle funzioni che i Comuni con popolazione inferiore ai 3000 abitanti dovranno esercitare in forma associata. E per accompagnare le intenzioni con i fatti, sono stati sospesi gli incentivi provinciali previsti a favore dei nuovi progetti comunali di gestioni associate che non vedono coinvolte direttamente le Comunità di appartenenza. Saranno necessari i passi ed i tempi istituzionali ed organizzativi che una democrazia moderna richiede e quindi non sarà “un tutto e subito”, specialmente nelle Comunità nate dalla divisione del comprensorio della Valle dell’Adige, ma la strada sembra tracciata.
D’altra parte, per recuperare efficienza e “smagrire” la Provincia onnipresente sono già state tentate nel passato altre strade e quella del Comprensorio è sempre stata, da sinistra, la più criticata, tanto che i tentativi di riformare il sistema sono sempre stati rivendicati proprio dagli assessori della sinistra via via presenti nelle varie giunte provinciali degli ultimi 15 anni. Le sovracomunalità dei servizi, con la quasi sola eccezione della Polizia Locale cresciuta a causa del clima securitario che ha toccato anche il Trentino, è sostanzialmente fallita, nonostante le risorse messe a disposizione dei Comuni negli ultimi dieci anni per convincerli a mettere in rete alcuni servizi. E le fusioni, come tutti sanno, in vent’anni hanno portato alla riduzione del numero dei Comuni dai 223 ai 217 attuali; poco, mi pare.
“Si trasferiscano alcuni poteri della Provincia direttamente ai Comuni senza inutili e dispendiosi enti intermedi”, hanno affermato in molti. Ma come possono moltissimi comuni trentini, per la loro modesta entità, accogliere e gestire tali poteri? In Sudtirolo, per restare in zona, i Comuni sono 112 (e non 217) a fronte di una popolazione numerosa come la nostra.
Insomma, si dovevano trovare altre soluzioni per razionalizzare ed rendere efficiente la nostra spesa pubblica. Una possibile soluzione poteva essere il taglio netto delle risorse ai Comuni adottato dai governi nazionali (chi più chi meno con un’accelerazione potente dell’attuale governo Berlusconi); in Trentino si è deciso altrimenti. Si è cercata una strada sicuramente complessa ma democratica e senza nemmeno garanzie di successo.
Ma in un momento come quello che viviamo, nel quale si rivendicano scorciatoie anziché soluzioni complessive (e quindi lunghe e frutto di discussioni e compromessi) e si guarda al profeta di turno, l’istituzione della Comunità è stata presentata all’opinione pubblica come un nuovo carrozzone. Ma nella necessità di semplificazione anche qui non si è detta la verità. Infatti, se di carrozzone vogliamo parlare, la Comunità non si aggiunge ma sostituirà i Comprensori e quindi si parli almeno di sostituzione e poi, se si vuol parlare di careghe, sarà bene ricordare che, alla fine, complessivamente, il numero dei componenti delle assemblee e degli organi di tutte le Comunità risulterà inferiore a quello dei Comprensori.
Tutto bene, quindi? No certamente, ma il confronto elettorale resta ancora l’unico modo democratico per selezionare la cosiddetta classe dirigente, a meno che non si pensi a una società governata dalle spinte contrapposte e autoreferenziali di comitati vari.
Una notazione personale, infine. Da lavoratore “esperto” del pubblico impiego, mi sono fatto concretamente l’idea di quanto meglio si potrebbe lavorare per fornire migliori servizi pubblici ai concittadini della nostra provincia se si superassero le esasperazioni campanilistiche, e le Comunità, per me, possono rappresentare l’ultima chance per avanzare in questa direzione.
Poi, non resterà che aspettare il Grillo di turno.