Se duemila posti vi sembran pochi...
Opportunità e polemiche attorno al nuovo teatro tenda di Pergine Spettacolo Aperto
Quando si progetta di costruire un nuovo teatro i commenti dovrebbero essere soltanto positivi. Investire in cultura, quella vera e non quella dei cappelli piumati, è sempre una scelta lungimirante: non è redditizio in termini di immediato consenso elettorale come potrebbe essere l’inaugurazione di una galleria, ma nel lungo periodo può segnare la cifra di una stagione politica. Alle volte però anche un nuovo teatro può dividere, far nascere comitati, creare un acceso dibattito. È il caso del nuovo teatro tenda di Pergine.
Ricapitoliamo la storia recente. Il successo di pubblico di Pergine Spettacolo Aperto spinge la precedente amministrazione comunale fin dal lontano 2002, pressata dalla dirigenza del festival culturale perginese (il cui attuale presidente è Paolo Oss Noser), a progettare una nuova struttura dentro il Parco dei Tre castagni, sul retro del Polo scolastico “Marie Curie” dentro al complesso dell’ex ospedale psichiatrico. Pare che il sindaco Anderle e l’allora assessore provinciale Salvaterra fossero entusiasti all’idea. Passano gli anni e la nuova giunta perginese del sindaco Silvano Corradi, eletta nella primavera 2009, asseconda l’iniziativa.
Ci sono però anche i contrari. Il progetto di nuovo teatro tenda appare faraonico: circa 30.000 metri cubi di sbancamento della collina sotto il castello, un’imponente torre scenica di 29 metri di altezza (per cui sono state adottate numerose deroghe al piano di regolatore), una platea di 2000 posti (ricordiamo che l’auditorium S. Chiara ne ospita 800 e il Teatro sociale 550), un costo complessivo che parte da 4,5 milioni di euro, ma ora è già stimato in 6.
Nel gennaio di quest’anno le perplessità si fanno strada soprattutto nel gruppo consiliare del PD perginese: quale la sostenibilità ambientale? Un teatro da 2000 posti ha senso in una cittadina di 20.000 abitanti, che si sta già dotando di un nuovo teatro coperto da 500 posti? Su sollecitazione di Corradi e di tutta l’Upt interviene lo stesso assessore alla cultura “popolare” Franco Panizza, che sposa in toto il teatro tenda di Pergine.
Questo l’approccio di Panizza: “L’ente pubblico mette a disposizione l’area e il privato (nel nostro caso Pergine Spettacolo Aperto) si occupa della realizzazione e della gestione. E poiché la nascente struttura ricopre importanza provinciale, la Provincia concede a Pergine Spettacolo Aperto un contributo per la costruzione dell’opera, che nel frattempo, rispetto al progetto originale, prende la forma di un vero e proprio teatro, con spazi flessibili e dotati della più avanzata tecnologia anche sul fronte della produzione audiovisiva”.
Il sindaco del paese incontra Panizza l’8 gennaio di quest’anno per sollecitare la delibera dell’assessorato ai Beni culturali che darebbe il via libera definitiva al progetto. Dopo l’incontro Corradi è molto soddisfatto: “Abbiano provveduto alla variante urbanistica - ha spiegato - Abbiamo stanziato il 35% della somma totale, circa un milione di euro, e poi tutte le autorizzazioni sono pronte per essere ritirate, compreso il nulla osta della commissione edilizia. Mancava solo l’autorizzazione dei Beni culturali. Ma è come se ci fosse”.
Stranamente di questa delibera non c’è traccia. Eppure sarebbe necessaria. Non si può far finta di averla. Esiste invece una determinazione del dirigente provinciale Paolo Renna (n. 80 del 6 luglio 2007) con la quale la Provincia concede a Psa per trent’anni senza canone di affitto “una parte dell’area scolastica rappresentata dalla p.ed. 541 e dalle neoformate pp.ff. 2409/5 e 2404/4, per complessivi mq. 6105, con facoltà di realizzare un teatro-auditorium”. Si noti che a titolo di cauzione Psa ha dovuto versare ben 500 euro (sic!) in una partita da 6 milioni di euro. Inoltre dovrà essere consentito all’Istituto scolastico “Marie Curie” di utilizzare il teatro per almeno 10 giorni all’anno.
Tutto questo basta a Corradi. Non c’è problema neppure per il teatro comunale in fase di costruzione e ai suoi gravissimi inconvenienti di acustica evidenziati in corso d’opera. Così il 28 maggio 2010, in occasione di una conferenza stampa di Psa seguita all’assemblea dei soci, l’assessore alla cultura Morelli è raggiante: “Noi di Pergine non siamo degli invasati a voler ben due teatri, ma assecondiamo l’identità culturale della città, che ha radici lontane, legate alla presenza del manicomio. La vocazione di Pergine non è quella di diventare un distretto industriale con 200 fabbriche, ma un centro culturale di riferimento per tutta la provincia”.
Arrivano le proteste
Nell’estate di quest’anno però comincia ad operare un comitato, dapprima formato da alcuni insegnanti del “Marie Curie” ma poi allargatosi attraverso manifestazioni e una raccolta di firme che ha visto ben 2700 perginesi dirsi contrari al progetto del nuovo teatro tenda. I firmatari chiedono tra l’altro spiegazioni sui costi di un’opera così imponente. Il comitato inoltre segnala l’infelice ubicazione della nuova struttura: una zona in ombra rivolta a nord che potrebbe limitare fortemente il periodo di utilizzo del teatro tenda, che può essere riscaldato soltanto parzialmente; la mancanza di vie adeguate di accesso per cui si prevede addirittura la costruzione di una nuova strada dietro il Castello; il problema dei parcheggi in un’area adiacente alla scuola. Ovviamente questa mobilitazione crea imbarazzo alla giunta comunale, causando una polemica interna contro la vicesindaco Marina Taffara, rea di aver in qualche modo se non appoggiato almeno compreso le ragioni dei cittadini. In merito alla richiesta di un incontro pubblico da parte del comitato, in una dichiarazione del 30 agosto, il sindaco Corradi risponde a muso duro: “Mi risulta che i lavori sono già stati consegnati, che probabilmente per la Festa Granda ci sarà la cerimonia di posa della prima pietra e che il 28 o 29 settembre, il progetto sarà presentato alla popolazione. L’incontro non servirà per concordare qualcosa con qualcuno. Sarà illustrato l’elaborato con gli obiettivi per i quali sarà realizzato, la gestione e l’utilizzo”.
L’incontro in realtà risulta un confronto, con qualche asperità, tra il Comune e il comitato, presenti e parti in causa l’assessore Panizza e il presidente di Pergine Spettacolo Aperto Paolo Oss Noser. Panizza mette subito in chiaro un aspetto fondamentale: “La Provincia ha finanziato molte sale, tutte molto piccole. In questo caso finanziamo una struttura da 2000 posti: è l’unica a livello provinciale e tale sarà, non vogliamo creare doppioni”.
E il doppione rappresentato dal nuovo teatro al coperto da 500 posti? Per l’assessore alla cultura perginese Marco Morelli non ci sono problemi: “Sarà per tutto l’anno il teatro di Pergine e della Valsugana; mentre il teatro tenda da 2000 posti è rivolto, in estate a un pubblico per lo meno provinciale. Sì, questo è un grosso investimento, ma Pergine intende distinguersi nel campo culturale. E questo è possibile per la presenza, da oltre trent’anni, di Pergine Spettacolo Aperto”.
Si bypassano le perplessità ambientali. Si risponde invece a quelle urbanistiche: “Nel Parco Tre Castagni vivono strutture (sanitarie, la nuova localizzazione di Villa Rosa, l’Istituto Marie Curie) che stiamo dotando di parcheggi e accessi viabilistici adeguati. Il teatro tenda usufruirà degli stessi di sera, quando essi saranno altrimenti inutilizzati”.
Resta il problema Pergine Spettacolo Aperto. Non è un azzardo una struttura da 2000 posti? “Il punto è che l’attuale struttura è alla frutta. Non regge la pioggia, è inadeguata ai tempi e, interna al paese, non è ristrutturabile né viene più ben vista dal vicinato - ci dice il presidente Paolo Oss Noser - E allora, se dobbiamo farne una nuova, la facciamo modulare, con capienza da 800 posti in una configurazione, 2000 in un’altra”.
Con che tipo di spettacoli per i 2000 posti?
“Concerti anche rock, musica leggera, musical, spettacoli popolari o comunque di grande richiamo”.
Con questo, non cambiate l’identità della rassegna, che si è caratterizzata con le proposte di musica classica e quelle legate alla ‘Città dei matti’, entrambe non rivolte a platee oceaniche?
“Manterremo questa caratterizzazione del recupero della memoria storica. E contemporaneamente amplieremo le proposte, con un programma dedicato alla musica nelle sue varie accezioni, anche popolari. Come peraltro era la rassegna delle origini”.
Che dire? Tanti auguri, sinceri, a PSA teniamo tutti, davvero. Solo due rilievi. All’assessore Panizza: attento alle cattedrali nel deserto, alle costruzioni sovradimensionate, il caso del Centro navalge a Moena dovrebbe aver insegnato qualcosa. All’assessore Morelli e Paolo Oss Noser (figlio d’arte, del direttore del Santa Chiara Franco Oss Noser): occhio ai costi di gestione, tutti sono per la cultura, ma se ci si accorge che costa troppo...