San Camillo: lusso e sfruttamento
L’entrata lussuosa fatta di marmi pregiati contrasta con l’etica dell’umiltà propria del cattolicesimo che pone l’aiuto dell’uomo a favore delle fasce più deboli evitando quell’inutile sfarzo stridente con la sofferenza umana. Ma non basta: l’ospedale S. Camillo di Trento è sempre stato al centro di contenziosi tra direzione e operatori sanitari. C’è sempre stata un’aria oppressiva, una tendenza allo sfruttamento quasi alla spremitura delle forze umane. Sono innumerevoli gli episodi disciplinari, e persino contenziosi giudiziari contro il personale tecnico ed infermieristico che si sono risolti in tribunale, minacce di licenziamento.
Dietro il lusso dell’entrata c’è un mondo di sofferenza non solo dei malati ma del personale, che è esploso in questi giorni. Il personale medico è talmente ridotto all’osso che sembra impossibile erogare livelli diagnostici minimi, come succede in radiologia, tenendo conto che l’organico comprende un solo radiologo con il supporto della consulenza di un altro radiologo. Due soli laureati (medico e biologo) in laboratorio: cosi il lavoro si svolge in un clima continuamente conflittuale con la Direzione, che ha raggiunto limiti di insopportabilità in questi giorni, a tal punto da far come per incanto sparire la paura di chi ha sempre subito lo sfruttamento in silenzio per ora finalmente urlarlo alla collettività.
Non è possibile che l’Azienda Sanitaria si convenzioni con una struttura come il S. Camillo senza accertarsi che i diritti dei lavoratori siano rispettati, senza un controllo periodico del loro rispetto. Le istituzioni devono prendere esempio dai lavoratori: alzare la testa e non subire più la direzione dell’ospedale S. Camillo tendente, più che a salvaguardare la salute, a mercificarla, trasformando la malattia in affare.