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Bolzano rovinata dai bolzanini

Distruzioni scellerate e costruzioni dissennate. La politica edilizia a Bolzano.

Lo scorcio d’estate di cui gode la regione costituisce per i parecchi fortunati possessori di una seconda abitazione situata in qualche luogo fuori dalla conca bolzanina di riprendere il fiato almeno per il fine settimana dal duro impatto causato dal ritorno alla vita nel capoluogo. Per gli altri, abitanti dei quartieri più popolosi, con la riapertura delle scuole ricomincia il tormento del rumore e dell’inquinamento.

A un anno dalla difficile elezione della nuova amministrazione comunale, le condizioni ambientali di Bolzano sono drasticamente peggiorate. E l’inquinamento riguarda anche la moralità pubblica. Ma quella, si dice, non fa male. Almeno al corpo. Alla democrazia sì, fa male, ma che importa alle oligarchie di partito che occupano lo spazio pubblico? Trionfa l’inimicizia verso il verde che ha caratterizzato la gestione precedente del capoluogo, si aggrava la speculazione protetta, la realizzazione di nuovi quartieri senza spazi per bambini e anziani e senza i famosi microparchi, slogan della campagna elettorale, già finito nel dimenticatoio (peraltro per la terza volta), mentre i vecchi quartieri una volta dignitosi vengono "densificati" fino all’inverosimile, con palazzi stretti e altissimi nei cortili delle case preesistenti, negli spazi per il gioco dei bambini, in ogni fazzoletto.

Ricordate casa Norden, costruita all’inizio del secolo, l’unica casa a sud di via Druso che esisteva prima delle distruzioni del fascismo? E’ stata abbattuta quest’estate. I prezzi nel nuovo quartiere ghetto di Firmian calano vistosamente. Quest’estate chi scrive ha ricevuto per posta l’offerta di uno sconto di 37.000 euro per l’acquisto di un appartamento in quella zona nuova, perché più nessuno vuole acquistare in quei palazzi mostruosi, uno accanto all’altro, di gusto postbellico, che sarebbe dovuto diventare un intervento di riqualificazione dell’area di vale Europa e via Resia.

In cambio i prezzi salgono nella parte di città considerata abitabile, perché tutti quelli che possono fuggono verso il centro. Risultato: un miniappartamento di una stanza al piano terreno a 150.000 euro vicino a ponte Druso e un milione (sic) per tre stanze e mansarda. Così la valanga di quattrini pubblici investita per rendere ragionevoli i prezzi degli alloggi fallisce clamorosamente il suo obiettivo. Chi vince sono i realizzatori di cubi di cemento, vantati da qualche architetto come la nuova bellezza, e vince la bruttezza, che si capisce molto bene e rattrista chiunque non abbia gli occhi foderati di avidità e disprezzo per il diritto al bello.

Sentite che cosa scrive a questo proposito nel 1950 nella sua rubrica sul Corriere della Sera Leonardo Borgese, figlio del famoso antifascista, architetto e ispiratore della nascita di Italia Nostra: "Però, se la miglior parte del popolo - dagli intellettuali fino agli operai - capisce, e si affligge e protesta, purtroppo una potente minoranza di affaristi e di guadagnatori a ogni costo, valendosi della debolezza e della pigrizia di funzionari comunali o statali, riesce quasi di regola a vincere la battaglia del brutto e della progressiva miseria". E ancora, il 13 dicembre 1958: "Non l’abbiamo mai capita perché, sempre, i Comuni cerchino di aiutare gli speculatori e di far addirittura sparire ciò che dovrebbero difendere, salvare, conservare; ciò che dunque dovrebbero amministrare bene". E nel 1963: " E non ci sarà vero guadagno in nulla, giacché il guadagno riservato a pochi individui equivale a danno, a disastro per la intiera cittadinanza. Non guadagneremo in architettura, non in artistica veduta, non in tono ambiente, non in ragionevole, umana edilizia, non in comune, saggia urbanistica, non in respiro, pace, igiene".

Alla pletora di architetti attivamente o passivamente conniventi della rovina di Bolzano e dintorni, vale la pena di consigliare loro la lettura di questo attualissimo libro, "L’Italia rovinata dagli italiani", che raccoglie scritti dal 1946 al 1970, e racconta del sacco d’Italia dal dopoguerra al boom della speculazione, un tema ancora purtroppo di bruciante attualità.