Come una cicogna malferma
Mannaggia, ennesimo aggravamento! Avendo perso il conto, metto loro nomignoli femminili, come quegli uragani che colpiscono mentre dormi.
Questo è “Lucilla”, tipico di luglio. Mentre ero distratta a scartar regali per il mio compleanno. Sì, io girasole, cicala e leonessa insieme.
Tre placche attive nel cervello ne sono la spiegazione clinica, e cinica.
Fuochi fatui che mi danzano dentro, roteando come sufi. Tre roghi dolosi che un’ombra con occhi di diavolo ha appiccato nell’Attica e poi Eolo ha fatto il resto. Al mattino rimane cenere calda e morbida da toccare, mista a qualche cellula morta combattendo.
Le placche però non placano i tanti progetti che avevo in corso, anzi... Il cortisone accelera la conclusione: se giusta o sbagliata, si vedrà.
La scelta più utile ed ecologica è stata “Otello”, carrello professionale, quattro ruote motrici, cestino per pic-nic e mensolina che al bisogno diventa seggiolino. Funziona a spinta e va dove voglio andare, ma soprattutto non sarò più sola a zampettare per le stanze vuote, perché da qualche settimana abita con me Georgeta, il mio angelo custode, la figlia amorevole che ogni madre vorrebbe, la sorella che mi è sempre mancata. Eureka! Saremo un “pacs” a tutti gli effetti, unione di fatto bendetta da amici e parenti.
Il passo più doloroso ma necessario sarà trovare una nuova casa dove abitare.
Non sarà semplice. Dovrà essere un nido senza barriere, dove anche una cicogna malferma possa posarsi.
Ora come ora sono in vacanza a Rimini e mi depuro col libeccio trasudando cortisone e frittura di pesce.
La delizia riposta nel cassetto più intimo, per gustarla lentamente nel dormiveglia, sei tu... Con te, possente Torre del Vajolet, abbiamo scalato le più alte cime della passione, precipitando senza freni inibitori, sepolti sotto una valanga di detriti. Incoscienti, perché cadere da quelle altezze equivale a morire. Pablo: mi cruz, mi delicia.