La tassa sul ricco stupido
In vigore da quest’anno all’Università di Trento il nuovo sistema di tassazione, ambiziosamente meritocratico.
Correva il 1998 quando da matricola all’università di Padova rimasi perplesso di fronte ad un mio compagno di studentato, anche lui matricola, che, felice dei milioni ottenuti con la borsa di studio, mi disse: "Intanto me li spendo e se poi mollo l’università chi s’è visto s’è visto!".
A distanza di dieci anni, i dubbi rispetto ad un sistema poco meritocratico rimangono. Un tentativo è stato fatto all’Università di Trento che, a partire dall’attuale anno accademico, ha introdotto un nuovo sistema di tassazione progressivo elaborato dal professor Cerea su sollecitazione di Matteo Fadini, rappresentante degli studenti per Charta91 in Consiglio d’Amministrazione. L’impianto prevede tre punti cardine: la tassazione tramite Icef, le borse di merito e il tutorato studentesco.
Da quest’anno gli iscritti all’Università di Trento dovranno pagare le tasse in proporzione al proprio livello Icef che tiene conto non soltanto del reddito, ma anche del patrimonio. In questo modo sarà possibile avere una fotografia più realistica delle condizioni economiche degli iscritti.
Tuttavia - e questa è la seconda novità - qualora uno studente riesca a portare a termine il proprio percorso di studio con buon profitto nei tempi previsti, potrà godere di una borsa di merito che gli consentirà di recuperare, in parte o del tutto, le tasse pagate. Una parte delle tasse è destinata, infatti, a queste borse di merito che vengono assegnate agli studenti al termine del loro percorso triennale o specialistico in modo proporzionale (da qualche centinaio di euro ad un massimo di 5.000).
Il calcolo di assegnazione tiene conto di alcuni fattori fondamentali: anzitutto la media dei voti ed il numero di crediti conseguiti durante il primo anno, poi il rispetto dei tempi di laurea (massimo 4 anni per la laurea triennale e 3 per quella specialistica), infine gli eventuali crediti conseguiti all’estero ed il voto conclusivo di laurea. La combinazione di questi diversi indicatori permetterà di creare una graduatoria che stabilirà gli aventi diritto, divisi per facoltà, alla borsa di merito. E’ bene ribadire, comunque, che le borse di merito non elimineranno le vecchie borse di studio offerte dall’Opera universitaria, che manterrà invariati i propri sistemi di assegnazione (per reddito e numero di esami).
Una terza novità del sistema, inoltre, è rappresentata dal tutoraggio tra studenti. Una parte di risorse, infatti, verrà destinata al pagamento (16 euro all’ora) di studenti iscritti alle lauree specialistiche o al dottorato, selezionati secondo i meriti del proprio percorso di studio, che avranno il compito di far da tutor alle matricole dal punto di vista amministrativo e didattico.
Il modello nel suo complesso - ci ha dichiarato Fadini - è una vera novità in campo nazionale e garantisce a tutti i livelli gli studenti impegnati, facendo leva sui proventi delle tasse pagate da tutti e soprattutto da quelli che, con una battuta, qualcuno ha definito i "ricchi stupidi". Di conseguenza, nessuno vieta a chicchessia di rimanere iscritto all’università per dieci anni, anche se l’onere delle rette da pagare graverà pesantemente sulle sue spalle a beneficio di chi, invece, ha concluso prima e meglio il suo percorso di studi.
Ma non tutti i rappresentanti degli studenti hanno appoggiato la riforma. ListOne (lista vicina a CL), ad esempio, al momento del voto in Consiglio di Amministrazione si è astenuta, poiché ha ritenuto la proposta affrettata ed ambigua sotto alcuni aspetti. A suo avviso l’aumento delle tasse per le fasce medio-alte dell’indice Icef è eccessivo e rischia, assieme all’impossibilità di sapere con certezza quanto potrà essere rimborsato con le borse di merito, di spaventare i potenziali nuovi iscritti, che potrebbero convergere sulle università vicine.
Al di là dei contrasti in seno agli studenti, si può dire che la sfida ai "ricchi (e non solo) stupidi" è lanciata. Sarà convincente fino in fondo?