In difesa del carcere di Trento
Già nello scorso anno siamo stati sollecitati ad intervenire contro la demolizione del complesso carcerario di Trento. Anche se a prima vista, con la sola osservazione esterna, questa opposizione appariva condivisibile, Italia Nostra, come è solita, fece i necessari approfondimenti prima di esprimere qualsiasi giudizio.
Richiese chiarimenti alla Soprintendenza Provinciale per i Beni architettonici, che affermò nella Sua lettera del 21 maggio 2007 che la Commissione Beni Culturali già nel 1993 aveva riconosciuto il non interesse storico-artistico del complesso delle carceri, per cui si era ritenuto di non dover entrare nel merito della demolizione prevista dalla Provincia.
Effettuò un sopralluogo all’interno dell’edificio stesso, assieme al dott. Salvatore Ferrari, il 15 del corrente mese.
Esaminò la rassegna stampa e lo studio sul palazzo di giustizia e sul complesso carcerario di Trento, redatto dall’architetto Luca Beltrami.
Parlò con il responsabile del progetto. ing. Alessandro Zanoni.
Da tutte queste indagini e riscontri sono derivate le seguenti osservazioni e considerazioni:
La Soprintendenza ai Beni architettonici e la Provincia di Trento, Ufficio Grandi Opere, hanno decretato la demolizione del complesso delle carceri, pur essendo questo coevo e parte integrante di uno stesso edificio monumentale, di caratteristiche architettoniche pregevoli e di valore storico (il tutto è documentato nell’archivio storico del Comune di Trento), ed il cui pregio, anche a distanza di circa 130 anni di scarsa manutenzione, è evidente a chiunque abbia un minimo di sensibilità e di conoscenza di architettura, di tecniche costruttive e di materiali.
Si tratta infatti di una costruzione di impianto molto potente, in severo stile neoclassico, di grande semplicità, con pianta a tridente, accostata al lato est del tribunale, estesa su tre piani utili, più un piano interrato.
Percorrendo i lunghi corridoi e visitando vari vani che su questi si affacciano, si rimane impressionati dalla forza degli elementi murari e dalla maestria costruttiva: murature di grosso spessore, soffitti a volta, rinforzati da arconi, pavimenti in lastroni di pietra trentina, pilastroni in pietra. Notevole è lo spazio centrale, sul quale si affacciano due ordini di celle su ciascun lato, con ballatoi in pietra di grosso spessore sorretti da potenti mensole in pietra, ben illuminato da alcuni lucernari zenitali e da un ampio finestrone sul lato ovest. Perfino il piano interrato dimostra una notevole cura costruttiva e funzionale, con pavimentazione centrale in pietra e laterali in selciato, e illuminamento e areazione da lucernari e bocche di lupo.
Dai disegni di archivio è desumibile che anche la carpenteria lignea sia di rilevante valore. Infine al centro del lato est, estesa dal primo al secondo piano, vi è un’ampia chiesa di stile eclettico, con un alto soffitto voltato, illuminata da tre finestroni absidali e da un ampio lucernario zenitale, ricca di pregevoli elementi di arredo.
Tutto questo complesso verrebbe distrutto, perso irrimediabilmente, riteniamo per l’ignoranza dei valori in esso contenuti.
Infatti l’assenso alla visita non è facile ed è quindi probabile che chi ha deciso la demolizione non abbia neppure mai percorso quei corridoi; lo stesso arch. Luca Beltrami nel suo studio non entra nel merito dei pregi costruttivi/architettonici rilevabili visitando l’interno.
E’ da notare inoltre che la consistenza strutturale è straordinaria; durante la visita è stata individuata una sola lesione; il comfort interno è irraggiungibile nelle costruzioni moderne; la possibilità di riutilizzo è concreta; l’area verde o occupata da costruzioni di nessun pregio è ancora molto ampia.
E infine è da ricordare che il complesso carcerario rispetto, al palazzo di giustizia, ha subito molte meno modifiche rispetto al progetto originario e dunque, praticamente, l’impianto antico è perfettamente leggibile.
Esso rappresenta quindi una testimonianza unica dell’architettura ministeriale e dei sistemi costruttivi dell’epoca.
In tal modo verrà irrimediabilmente mutilato il complesso architettonico e storico Tribunale–Polo carcerario, nato come unico intervento progettuale, costruttivo ed esecutivo.