Un calendario senza tette
Calendario 2007 del Laboratorio di Partecipazione Impronte (Lavis). € 5.
Quand’ero bimbo e domenica pomeriggio frequentavo le lezioni oratoriali di dottrina cattolica restavo a bocca aperta quando i seminaristi che ci indottrinavano parlavano della biblica fuga dall’Egitto degli Ebrei attraverso il deserto. Ridotti alla fame – ci spiegavano – erano stati nutriti da Domin’Iddio che aveva fatto cadere dal cielo sul suo popolo preferito nientemeno che un cibo dolcissimo e squisito: la manna!
Noi, che allora ci accontentavamo anche delle rotelle di liquirizia, avremmo dato non so cosa per assaggiare questo cibo paradisiaco, squisito, dolcissimo. Ora ho scoperto che la manna altro non sarebbe che la linfa zuccherina di un albero chiamato orniello, che cresce anche nell’alveo dell’Avisio, dalle parti di Lavis. Un giorno di questi mi munirò di machete e farò una spedizione nell’alveo succitato, e così potrò esaudire uno dei miei sogni infantili! Tanto più che dell’orniello ho a disposizione anche la fotografia: è pubblicata sulla pagina del mese di febbraio – insieme ad una breve didascalia che svela il mistero biblico - del Calendario 2007 del “Laboratorio di partecipazione Impronte” di Lavis.
Quando ho proposto al direttore di pubblicare nella rubrica delle recensioni una presentazione di questo calendario “senza tette” - così glielo ho presentato – mi ha risposto: “Ma nemmeno una?”. Zero assoluto! Infatti, nell’anno in cui la figheria trentina semina tutti e si colloca in pole position a Miss Italia, c’è ancora qualche sfigato che ci viene in mente di pubblicare un calendario senza né culi né tette, ma con foto di alberi, anche impensabili per un cittadino come me, “tutti fotografati nell’alveo dell’Avisio nel suo tratto lavisano – ci assicurano i curatori nelle note di presentazione - a testimoniare che, nonostante l’abbandono in cui è relegato, il torrente è tuttora vivo e ricco di biodiversità, e non aspetta altro che di essere riscoperto” (mentre invece i seni delle miss attendono di essere coperti, senza “ris”).
E così, in questo calendario morigerato, ad ogni pagina mensile, con la numerazione dei giorni senza i relativi santi si accompagna la foto di uno di questi alberi con una breve didascalia, liberamente e variamente ispirata: si passa dalle citazioni bibliche che abbiamo visto, alle memorie economiche locali - come nel mese di gennaio, dove si presenta il gelso, quello dei bachi da seta, il cui allevamento “era a Lavis un’attività importante” (ma di cui, scommetto, i nostri televisivi pargoli hanno perso memoria) - al folklore locale, come quello che attribuiva all’ontano (abbinato al mese di luglio) un’essenza di spiriti maligni, per il fatto che “se tagliato, il legno di questo albero si tinge di arancio sanguigno”.
Insomma, in poche parole, a Lavis ci sono questi matti del “Laboratorio di partecipazione Impronte” che hanno fatto un calendario ecologico, parlando della sensualità della natura invece che di belle fighe. E vorrebbero anche venderlo, per finanziare la loro attività poliedrica, che va dalle iniziative ecologiche a quelle sociali.
Per gli interessati all’acquisto danno anche un numero di cellulare ed una e-mail. Ma io propongo ai lettori di usare questi recapiti a nostro modo, per seppellirli di SMS e mail che sanamente urlino sui mostaz di costoro: “Aridatece le tette!”