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Emergenze grandi e piccole

Popolari in difficoltà a livello nazionale, regionale e cittadino.

Gli elettori hanno deciso, il 1° ottobre, di cacciare la coalizione di popolari e Arancia (gli ex-Freiheitliche "governativi" usciti dal partito per fondarne uno nuovo). Gli elettori sapevano cosa non volevano: un terzo non ha votato, un terzo ha votato, secondo i sondaggi "contro" il governo, e solo un terzo per un programma condiviso. I popolari di Schüssel hanno perso un elettore su 4, e 8 punti percentuali. I socialdemocratici hanno vinto pur perdendo un sacco di voti: grazie alla partecipazione ridotta, han guadagnato in percentuale sorpassando di poco i popolari. L’Arancia, con un misero 4% e 7 seggi, è inesistente. Al momento di scrivere, i voti degli austriaci all’estero non sono ancora contati; non si sa se al terzo posto sono arrivati verdi o Freiheitliche. E’ certo, però, che i verdi han guadagnato sia in percentuale, arrivando all’11%, che in voti. Ma ciò non basta per una coalizione di governo, né rosso-verde, né bianco-verde.

Il cancelliere austriaco Wolfgang Schüssel.

A questo punto, l’unica maggioranza plausibile, a parte un’impossibile e per Schüssel suicida coalizione di popolari, Arancia e Freiheitliche), è la "grande coalizione" fra socialdemocratici e popolari. Ma dopo una campagna elettorale più brutale del solito, un programma comune fra i due partiti appare problematica. Per il momento i socialdemocratici appaiono possibilisti, mentre molti popolari tifano per un "rinnovamento" dall’opposizione, per preparare la rivincita contro gli odiati rossi. In parole povere: niente governo e nuove elezioni in primavera, con il rischio però di perdere di nuovo, e ancor più massicciamente. Per loro una secca alternativa: entrare nel governo facendo perdere ogni credibilità al proprio programma e vivere anni di veti incrociati, compromessi impossibili e stagnazione politica, o infischiarsi della vocazione governativa rischiando di ridursi, a causa di elezioni anticipate, sotto il 30%.

La "grande coalizione", di solito, è una forma di governo per tempi di emergenza nazionale. La quale, per l’Austria, non è in vista; resta però il fatto che questa è l’unica maggioranza aritmeticamente e politicamente fattibile.

Tempi di emergenza anche per il nostro Capitano van Staa, al quale la batosta elettorale (a Innsbruck i popolari sono scesi al 29%, coi socialdemocratici al 26% e i verdi al 22%) ha tolto peso in seno al partito, sia a livello federale che regionale. Che non conti più niente a livello nazionale, lo si è visto quando si è trattato di scegliere il nuovo direttore regionale della radiotelevisione nazionale ORF. Il nostro van Staa è stato l’unico capitano che ha visto bocciato il proprio candidato a favore di una scelta dichiaratamente sgradita.

Ora, il ministro della difesa Platter – l’unico contestatore sopravvissuto per la dirigenza del partito regionale – potrebbe essere rispedito a casa, e saranno guai per il prossimo congresso del partito regionale. Nelle organizzazioni distrettuali e locali cresce il malcontento, sia per certe decisioni sgradite della giunta, sia per la performance elettorale disastrosa. Certo, il Tirolo non è la Stiria o il Salisburgo, dove i rossi hanno conquistato la maggioranza in regioni che parevano fortezze democristiane. Ma se il pericolo del sorpasso non è grande, ciò dipende più dalla debolezza dei socialdemocratici che dai meriti del capitano.

Un rimpasto della giunta è già stato annunciato. La giovane signora Hosp – la più efficiente dei popolari in giunta – vuole lasciare la politica per diventare manager in un’impresa privata. L’assessore all’economia insiste a dire che mai e poi mai lascerà il suo dicastero, il che conferma ciò che le solite talpe fanno sapere: sarà rimpiazzato fra poco. Van Staa vuole formare una nuova squadra per difendere il potere nelle regionali del 2008. Ma ora come ora, perfino la Tiroler Tageszeitung indulge in sarcasmi. Forse l’era di van Staa sta finendo.

Emergenza anche a Innsbruck, dove il problema è lo stile di governo della sindaca Zach, che quasi ogni giorno manda su tutte le furie i partner di giunta. Sembra non abbia ancora capito che ha perso, in primavera, un terzo dell’elettorato della sua lista popolare-civica, e sta governando, con un misero 26%, come se i popolari tradizionali e i socialdemocratici non esistessero. In settembre, poi, il clou. Per togliere alla banca BAWAG l’amministrazione di fondi comunali e affidarla ad un’altra banca, vincitrice di un concorso fatto all’insaputa della giunta, la Zach ha fatto ricorso al "diritto di emergenza", secondo il quale il sindaco può decidere da sé materie di competenza della giunta purché la cosa sia urgente e risulti impossibile riunire la giunta in tempo. La giunta si era riunita il 6, il 13 ed il 20 settembre. L’ordinanza di emergenza è del 14 settembre… Dunque, ai termini di legge, l’urgenza non c’era. La vera emergenza è che la sindaca sapeva di essere in minoranza nella giunta… I verdi della cosa hanno interessato l’amministrazione provinciale che dovrebbe sorvegliare sulla legalità degli atti comunali. E si vocifera che un procuratore della Repubblica stia indagando…