Da Satana alla messa virtuale
Pot-pourri di notizie esoterico-religiose.
L’allarme satanismo lanciato a dicembre dalle colonne dell’Adige (vedi Emergenza Belzebù sul numero scorso di QT), si va fortunatamente spegnendo. A fugare gli ultimi timori, arrivano i chiarimenti dei ragazzi dell’associazione NPC, appassionati di giochi di ruolo e sospettati di satanismo da un sacerdote, i quali spiegano che "il nostro gioco parla di vampiri, ma è solo un modo di divertirsi"; e poi la lunga intervista ad Antonio Bruno, fondatore a Pergine dell’Associazione Graal, che si occupa - non si sa con quali competenze - di ricerche esoteriche e di paranormale: insomma, di tutta quella paccottiglia (cavalieri templari, piramidi egizie, "Codice Da Vinci", cerchi nel grano, graal, ufo, preveggenze...) ossessivamente riproposta da certe rubriche televisive. "Qualcuno in paese dice che celebriamo messe nere, ma non è vero niente" – si difende Bruno.
E a vieppiù rasserenare il clima natalizio, c’è anche la quasi totale assenza di quegli episodi di iconoclastia anti-religiosa che negli anni passati hanno contrassegnato questo periodo dell’anno. Unica eccezione, Predazzo ("Devastato il presepe in piazza. Rapito il Bambinello, distrutte altre statue"). Sulla cronaca di Fiemme del Trentino, un titolo ("Il Bambinello nel bidoncino dei rifiuti") farebbe pensare ad un altro gesto vandalico, ma poi l’articolo spiega: "Per realizzare il presepe sono stati impiegati i bidoncini delle immondizie. In uno dei bidoni dell’umido è stato posto l’angelo, in quelli del secco è stata posta la sacra famiglia"). Il tutto per "indurre a riflettere sul fatto che nel mondo non tutti i bambini sono fortunati"; ma la cosa ha fatto scandalo, si è parlato di "amarezza", "sconcerto" e "affronto" e sono stati debitamente avvisati i carabinieri e il decano di Cavalese, mentre la Fiemme Servizi, presunta proprietaria dei contenitori impropriamente utilizzati, "ha inviato sul posto un addetto con macchina fotografica digitale per verificare la provenienza dei bidoncini".
Intanto, a Flavon, "la Madonna si prende una pausa. Per la prossima apparizione bisognerà attendere 4 mesi. Un arco di tempo raddoppiato rispetto al calendario che fin qui Maria aveva seguito e che la voleva presente in val di Non l’ultima domenica dei mesi pari. Così la prossima apparizione è fissata per il 30 aprile alle 16". Il veggente Salvatore Caputa spiega: "Maria non è contenta di noi".
Dall’esoterico e dal folklore al religioso, con una serie di piccole notizie che rimarcano talune difficoltà - peraltro non nuove - della Chiesa trentina, e non solo. Mentre in quel di Terzolas il locale convento dei cappuccini, ormai sproporzionato per le esigenze dei tre soli frati rimasti, verrà ristrutturato per farne una imprecisata "struttura per la vita comunitaria", in Val Lagarina ecco una vicenda che, pur non priva di risvolti buffi, mette comunque in luce una questione significativa: la crisi della messa di mezzanotte. "In destra Adige – scrive il Trentino – solo tre funzioni (a Nomi, Besenello e Calliano) su sette chiese all’ora della nascita di Gesù". E a Rovereto, "da S. Maria a S. Marco, passando per S. Caterina" alla messa della notte di Natale c’erano parecchi posti vuoti, mentre qualche anno fa "non si era sicuri di potervi partecipare se non li si raggiungeva con almeno un quarto d’ora d’anticipo". In previsione di ciò, e sperando di migliorare l’affluenza dei fedeli, il parroco di S. Giuseppe ha anticipato la funzione alle 23, mentre quello della Sacra Famiglia ha fatto precedere alla tradizionale messa di mezzanotte un altro rito alle 22. "L’orario è una questione formale, slegata da precetti liturgici" – spiega don Felicetti, decano di Rovereto, che ha approvato l’iniziativa.
Ma non tutti sono d’accordo: "La messa di mezzanotte è intoccabile - proclama il parroco di S. Giorgio - Anche la forma, il rispetto delle tradizioni hanno un significato assolutamente profondo per il fedele". Tanto più che "proprio a mezzanotte è nato il Bambino Gesù".
Ma a volte, anche favorendo i fedeli con orari più comodi, qualcuno a messa non può andarci ugualmente, ed ecco che a Mori don Cosma, non accontentandosi della messa televisiva della domenica, ha creato, per diffondere via etere in un raggio di 2 km. tutte le funzioni celebrate in chiesa, "un semplice sistema radio a circuito chiuso, con frequenze speciali. Il trasmettitore è in chiesa, l’antenna sul campanile e il box radio nelle case degli utenti. L’impianto è costato alla parrocchia 10.000 euro. Per i fedeli invece la radio ha un costo modico: 60 euro".
Una sessantina, finora, gli abbonati.