Riscaldamento e bollette
E inoltre: mercato immobiliare, costo dei farmaci, e una vittoria dei risparmiatori.
La signora Z. D. di Trento è preoccupata per le notizie apprese dalla stampa secondo le quali si prevedono forti rincari per il riscaldamento; ci chiede poi informazioni sulla legittimità dei cosiddetti consumi presunti che vengono addebitati agli utenti dalle grandi aziende monopolistiche (Italgas, Enel, municipalizzate, ecc.), sulla verifica delle caldaie domestiche, e infine sull’efficacia del lavoro svolto dall’Autority dell’energia.
Vediamo di rispondere ai quesiti in modo sintetico.
Il riscaldamento. Quest’inverno riscaldare la casa rappresenterà un salasso. Il caro-energia, infatti, comporterà un maggior esborso di circa 145 euro ad abitazione (appartamento di medie dimensioni con impianto a metano); in caso di riscaldamento a gasolio la maggiore spesa, rispetto allo scorso anno, sarà addirittura di 200 euro. Intesaconsumatori ha stilato una serie di consigli per consentire ai cittadini di risparmiare sulla voce riscaldamento:
- pulire e sottoporre a revisione costante e regolare l’impianto di riscaldamento;
- non coprire i caloriferi con indumenti umidi, mobili, tende, rivestimenti o altri oggetti pesanti;
- applicare dietro i caloriferi pannelli o pellicole riflettenti così da riverberare il calore;
- tende e tapparelle è meglio chiuderle di sera, per ridurre la dispersione di calore;
- i caloriferi devono essere sfiatati, poiché l’aria presente nel circuito riduce l’efficienza e fa crescere il fabbisogno di energia;
- ridurre la temperatura ambientale di 1° C (si risparmierà il 6% di energia);
- ventilare correttamente le abitazioni, per impedire inutili dispersioni di energia;
- se le caldaie hanno più di 20 anni, è arrivata l’ora di sostituirle con impianti nuovi che consentono risparmi energetici;
- un buon isolamento del sottotetto, del solaio, delle facciate, ecc.. contribuisce ad avere una casa più calda nei mesi invernali.
I consumi presunti. Le grandi aziende monopolistiche, per risparmiare sul personale che dovrebbe leggere i contatori, emette delle bollette basandosi su "consumi presunti" in genere più alti di quelli reali, ed è quasi impossibile farsi annullare in tempo la bolletta gonfiata, che porta a incassi enormi e con congrui anticipi, rispetto a quelli dovuti. Il sistema farraginoso delle correzioni mediante call-center fantasma, che non rispondono mai, rende poi quasi impossibile la correzione delle fatture, obbligando ad anticipare somme enormi di denaro. Riceviamo migliaia di proteste di cittadini che lamentano l’impossibilità di rettificare in tempo utile tali bollette, che devono essere quindi pagate, pena il rischio del distacco della fornitura, per poi essere con comodo riaccreditate 6 mesi dopo, senza neppure la possibilità di un conguaglio nella bolletta successiva. Ipotizzando solo una trentina di euro di bollette gonfiate in più a bimestre per ognuno dei 40 milioni di utenti Enel, Italgas e aziende municipalizzate erogatrici di prodotti idrici (ma ci sono casi di bollette gonfiate che vanno dai 250 ai 1.000 euro pro-capite), si arriva ad incamerare 1,2 miliardi di euro a bimestre di consumi anticipati a costo zero per le aziende. Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori hanno quindi inviato una diffida all’Autorità per il Gas e l’Energia per interrompere una prassi dannosa per milioni di famiglie, riservandosi di effettuare denunce penali e richieste di risarcimento, nel caso in cui tali odiosi ed illeciti comportamenti dovessero proseguire.
Le caldaie domestiche. Grava ancora sui cittadini l’ingiusto balzello rappresentato dal costo della verifica annuale delle piccole caldaie per l’acqua calda, nonostante l’approvazione del decreto legislativo n. 192 del 19 agosto 2005 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 23 settembre 2005. Infatti tale documento, rispondendo positivamente alle richieste delle associazioni dei consumatori, ha giustamente ampliato i tempi della cadenza di verifica della manutenzione portandola a 4 anni per le caldaiette nuove e a 2 anni per quelle vecchie.
Contro le nuove norme si sono schierate le associazioni degli artigiani e dei manutentori con malcelate argomentazioni lobbistiche a sostegno di una interpretazione che nega l’immediata applicabilità del decreto in questione, che sembra trovare conferma nel "rumoroso" silenzio del Ministero delle Attività Produttive.
L’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Da anni l’Autorità per l’energia elettrica ed il gas è priva di 3 dei suoi 5 componenti, ed in particolare anche dei nuovi previsti componenti da nominare nel rispetto della legge 239/2004, con gravi conseguenze: si ha quindi sia una sostanziale situazione di blocco dell’operatività decisionale e gestionale, sia il rischio di una nullità che potrebbe travolgere tutte le delibere assunte nel frattempo. Tutto ciò mentre importanti ed imminenti scadenze si profilano all’orizzonte, come ad esempio:
- l’aggiornamento delle tariffe dell’energia elettrica e del gas, in conseguenza dei livelli record dei prezzi del petrolio, in prossimità dell’inizio dell’anno termico 2005-2006;
- la riorganizzazione dell’assetto industriale e delle regole di governance delle reti di trasporto del gas e dell’energia elettrica, in attuazione delle recenti decisioni adottate in materia dall’Antitrust;
- l’adozione di misure conseguenti alle questioni di legittimità sollevate dalle decisioni del Tar lombardo, che hanno minato l’intero impianto del sistema tariffario adottato dall’Autorità sia per il gas che per l’energia elettrica.Una situazione quindi che crea evidente danno agli utenti.
Per questo Adusbef e Codacons hanno presentato una diffida al Presidente del Consiglio, ai Presidenti di Camera e Senato e all’Autorità stessa (appellandosi anche al Presidente della Repubblica), in cui si chiede di attivare urgentemente, le procedure per la designazione e la nomina dei componenti dell’organo collegiale da scegliersi tra persone dotate di riconosciuta professionalità e competenza. In particolare hanno chiesto al Ministro delle Attività Produttive di proporre i nomi da designare entro 30 giorni da oggi e al Consiglio dei Ministri di provvedere per quanto di sua competenza entro lo stesso termine.
Il costo delle case. M. M. di Aldeno è preoccupata dal continuo aumento del costo delle case e degli affitti. La preoccupazione è fondata, in quanto sono proprio le bolle speculative all’interno delle varie filiere produttive a determinare poi prezzi elevati al dettaglio; inoltre tale bolla speculativa ha permesso negli anni 2003-2004 lo spostamento di 52 miliardi di euro dalle fasce sociali a reddito fisso a quelle che operano nel campo dell’intermediazione e dell’offerta dei servizi. Questa cifra è stata utilizzata in investimenti immobiliari attraverso l’aumento delle compravendite permettendo un’ulteriore bolla speculativa contro i cittadini, gonfiando a dismisura il costo degli immobili e quindi degli affitti.
Mentre nel 2001 erano sufficienti 15 annualità di stipendio per acquistare un appartamento, oggi ce ne vogliono 19,1 a causa dell’aumento del prezzo del metro quadro, cresciuto dal 2001 a 2005 del 40,1%, mentre per l’affitto si è passati da 610 euro medi del 2001 a 1010 euro al mese, contribuendo così ad un ulteriore abbattimento del potere d’acquisto.
Una vera politica della casa, secondo noi, richiede che si investa in edilizia residenziale, si modernizzi il Paese razionalizzando il sistema dell’intermediazione e delle tariffe professionali, aumentando la concorrenza, e che ci si concentri su una nuova politica economica più equa e più attenta alle esigenze delle fasce meno abbienti.
Il costo della salute. Il Codacons ci ha segnalato due casi emblematici. Il primo riguarda la singolare similitudine tra alcune bottigliette di yogurt per bambini e un bagnoschiuma o shampoo allo yogurt, ospitati in contenitori del tutto identici.
Non si tratta tanto di etichette vagamente ingannevoli, ma di una pressoché perfetta uguaglianza tra contenitori di prodotti assai diversi tra loro, e quindi capace di ingenerare confusione anche negli adulti.
Il secondo caso riguarda l’introvabile farmaco gratuito per la terapia del dolore, che può essere utilizzato dai malati da cancro o da malattia cronica degenerativa; si tratta dell’unico farmaco fornito gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale. I malati sono pertanto costretti ad acquistare la confezione a pagamento che, tra l’altro, costa il doppio.
L’assenza del farmaco gratuito sul mercato e il conseguente obbligo per i malati di acquistare quello a pagamento, potrebbe addirittura configurare dei veri e propri reati, come inadempimento di pubbliche forniture, abbandono di persona incapace ed estorsione.
Il costo del risparmio. La Federconsumatori ha ottenuto un’altra importante vittoria al Tribunale di Roma per quanto riguarda i bond argentini. Il Tribunale, dopo appena un anno dall’inizio della causa, ha dato ragione alla coppia di coniugi che si è rivolta all’associazione dei consumatori, condannando la banca alla restituzione della somma investita (25.000 euro nel 1999), oltre interessi, svalutazione monetaria e spese legali.
E’ importante evidenziare che il Tribunale ha riconosciuto che la banca non aveva segnalato agli investitori la inadeguatezza dell’operazione, in quanto i bond argentini, sin dalle loro prime emissioni (1997) erano obbligazioni speculative, che quindi non dovevano essere consigliate ai risparmiatori con profili di rischio basso e anche medio, come gli attori.
Vogliamo infine portare a conoscenza degli interessati che il 15 dicembre la Federconsumatori organizzerà a Roma un’assemblea pubblica aperta a tutti i possessori di obbligazioni (Argentina, Parmalat, Cirio, Giacomelli ).